C’è ancora posta per Murat, il re dei cavalieri

In Francia oggi viene emesso un francobollo per ricordare il cavaliere di Napoleone, Gioacchino Murat

Parigi, 23 giugno 2017 – Gioacchino Murat, cognato di Napoleone Bonaparte e re di Napoli, viene ricordato oggi dalla Poste Francesi a 250 anni dalla sua nascita con un francobollo da 85 centesimi di Euro.

Il francobollo riproduce il famoso quadro di Antoine-Jean Gros che ritrae Gioacchino Murat a cavallo con una delle sue ricchissime uniformi (questa era quella polacca), sgargianti e ricche quant’altre mai.

Murat, francobolli e carriera sociale a parte, a noi interessa perché era un gran cavaliere: figlio di due albergatori di Labastide-Fortunière, carattere ribelle e per nulla propenso alla carriera ecclesiastica cui era destinato dai genitori lascia il seminario e si arruola in cavalleria.

Lì il suo talento di cavaliere e il coraggio fisico trovano il posto giusto dove brillare: sposò la sorella di Napolene, Carolina Bonaparte, ma furono le sue doti di trascinatore a renderlo un ottimo elemento sui campo di battaglia: con più fegato che testa, visto che non era un granché come stratega o tattico (fece arrabbiare l’imperiale cognato diverse volte), ma impagabile quando si trattava di andare alla carica trascinandosi dietro i suoi uomini.

Era ammiratissimo dai cosacchi per il suo sprezzo del pericolo ed era un valentissimo cavaliere, pieno di grazia in sella: i cavalli montati da lui sembravano ancora più belli, dicevano i contemporanei. Vestiva uniformi così chiassose che avrebbero reso ridicolo qualsiasi altro ufficiale, ma che si sposavano perfettamente al suo carattere: era sempre riconoscibile ovunque per l’esagerata planche di piume bianche che portava sul capello, anche questa una dimostrazione del suo sprezzo del pericolo visto che lo rendeva perfettamente identificabile anche in mezzo al caos di una azione militare.

Re di Napoli dal 1808 al 1815, Murat fu fatto fucilare da Ferdinando di Borbone nel 1815: le sue ultime parole furono “Salvate il mio viso, mirate al cuore. Fuoco!”.

Il plotone di esecuzione alla prima salva di proiettili non  lo colpì, lo presero di mira solamente con la seconda: sei proiettili su dieci andarono a bersaglio, sino all’ultimo i soldati  riconobbero il suo coraggio.