Cavalli rapiti, il ricatto e la paura. “Se ne usciamo vivi è andata bene”

Da La Nazione, il processo a Pisa: parla il proprietario dei cavalli Unicka e Vampire Dany, i campioni spariti da Staffoli, nel pisano, all’alba del 7 marzo 2017. Due imputati accusati di estorsione

Pisa, 10 ottobre 2018 – «Avevo paura, dissi al mio investigatore privato di non lasciare la zona».

Ci sono tutti gli ingredienti di una spy story in stile Graham Greene nella storia del rapimento dei cavalli Unicka (per lei dagli Stati Uniti era stato offerto un milione di dollari) e Vampire Dany, i campioni spariti da Staffoli, nel pisano, all’alba del 7 marzo 2017.

Abboccamenti in luoghi sinistri, linguaggio criptico, parallelismi con altri rapimenti di cavalli. C’è anche, sullo sfondo, un cadavere a rendere tutto inquietante: quello di Stefano Tango, 46enne di Cerignola, coinvolto in un’indagine a Bologna su un altro celebre sequestro del trotto, quello dello stallone Daguet Rapide, della scuderia del bolognese Marco Folli. Ma soprattutto c’è il dramma di Gianluca Lami, il proprietario dei cavalli, che per ritrovarli ha anche rischiato la vita: «Ad Eric, l’allenatore della mia scuderia, dissi a Napoli: «se si esce vivi da questa storia, si può accendere un cero alla Madonna», ha sottolineato Lami, in tribunale a Pisa, rispondendo al pubblico ministero Fabio Pelosi.

Più volte Lami cede alla commozione, soprattutto quanto rievoca – dopo la prima trattativa a vuoto ad Agnano – l’arrivo di un plico con l’immagine dei due cavalli fotografati con un giornale del giorno: «Era la prova che erano vivi» a sette mesi dalla scomparsa.

Due gli imputati in questo processo: Francesco Scardi, 68 anni, di Canosa di Puglia e Pasquale Esposito, 69 anni, di Napoli, accusati di tentata estorsione. Scardi anche di ricettazione. Esposito e Lami si sono incontrati due volte. A trovare il contatto tra i presunti estorsori e Lami fu Folli, che solidarizzò con l’imprenditore pisano. «Dal contatto venne fuori che, per 50mila euro, c’era la possibilità di riavere i cavalli». L’incontro a Napoli, davanti un bar. «Esposito prese i soldi, uscì dall’auto e ci disse di aspettare». Dove sarebbero stati riportati i cavalli? «Nel posto più sicuro, all’ippodromo di Agnano di cui sono socio». In realtà Esposito torna e riconsegna i soldi. E’ successo qualcosa: «C’è stata un’incomprensione mi disse». La paura assalì Lami.

Nella corsa per lasciare Napoli chiamò Folli. «Mancava uno zero».

Il riscatto, saprà poi, ammontava a 400mila euro. Settimane dopo arriva il plico. Lami ed Esposito si trovano a Firenze. «Sentii la sua mano sulla spalla in una stazione piena di poliziotti – ha aggiunto Lami –. Voleva trattare. Mi disse che lui amava i cavalli e che stava facendo tutto questo per il loro bene. Io gli dissi: se vuole bene ai cavalli andiamo insieme alla polizia. Mi rispose Lami, lei è matto». Intanto, con tutti i telefoni sotto controllo, scattò il blitz a Cerignola. L’imprenditore ha raccontato che gli fu detto che chi aveva i cavalli erano persone spietate.

E l’omicidio di Tango cosa c’entra? Tra il presunto ricettatore dei cavalli imputato nel processo, Francesco Scardi, e Tango sono registrati contatti telefonici: «che attestano – spiega l’avvocato Nicola Zanin, che assiste Lami – la sicura conoscenza tra i due».

Di Carlo Baroni, da La Nazione