Sos dagli allevatori: la benedizione di Sant’Antonio Abate serve davvero

Sempre meno allevamenti, sempre meno animali: meno 2.000.000 di capi tra vacche, pecore, maiali e cavalli. Questo il grido di allarme che si è alzato da San Pietro oggi in occasione della  benedizione di Sant’Antonio Abate

Roma, 17 gennaio 2017 – Coldiretti lancia l’allarme, 2.000.000 di capi in meno tra vacche, maiali, pecore e cavalli.

E quale migliore giorno di quello della tradizonale benedizione di Sant’Antonio Abate, protettore degli animali e di chi lavora con loro, per attirare l’attenzione su questo problema? c’è davvero bisogno di una mano santa (e di politiche di sostegno efficaci…) per proteggere il prezioso mondo legato all’allevamento.

Una stalla che funziona qui in Italia vuole dire terreno coltivato e curato e quindi capace di resistere agli insulti metereologici, vuole dire materia prima (latte, carne, formaggi) di qualità certificata che entra nella filiera alimentare e gastronomica diminuendo la nostra dipendenza dal mercato estero (adesso ne importiamo il 40%).

 «Quest’anno – spiega Coldiretti – il centro della Festa è a Piazza San Pietro a Roma dove sono giunti migliaia di allevatori con una vera e propria Arca di Noè dove ci sono tra gli altri la bellissima mucca pezzata rossa, la maestosa piemontese, l’asino ragusano, il leggendario cavallo italiano da tiro, le storiche pecore di razza sopravissana originaria delle aree del terremoto, la capra capestrina, i caratteristici maiali di cinta senese con una banda bianca sul manto e molte altre razze mai viste prima tutte assieme, nella più grande »stalla« mai aperta al pubblico nel centro della Capitale per iniziativa dell’Associazione Italiana Allevatori (AIA) e della Coldiretti».

«Quando una stalla chiude si perde un intero sistema fatto di animali, di prati per il foraggio, di formaggi tipici e soprattutto di persone impegnate a combattere lo spopolamento e il degrado spesso da intere generazioni»  ha detto il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo e «in pericolo c’è un patrimonio culturale, ambientale ed economico del Paese. Nonostante una importante attività di recupero – conclude Coldiretti – in Italia sono minacciate di estinzione 130 razze allevate tra le quali 38 razze di pecore, 24 di bovini, 22 di capre, 19 di equini, 10 di maiali, 10 di avicoli e 7 di asini, sulla base dei Piani di Sviluppo Rurale della precedente programmazione». 

Per quanto riguarda noi equino-addict, specifichiamo che le razze cavalline ed asinine a rischio sono:

Cavallino della Giara, Cavallino di Monterufoli, Cavallo del Catria, Cavallo del Ventasso, Cavallo Pentro, Napoletano, Persano, Salernitano, Pony di Esperia, Sanfratellano, Tolfetano, Cavallo del Sarcidano, Cavallo del Delta, Cavallo Appenninico, Cavallo Romano della Maremma Laziale, i due “importati” Cavallo di Merens e Knabstrupper e gli Asini dell’Amiata, dell’Asinara, di Martina Franca, il Ragusano, il Sardo, il Romagnolo, il Pantesco e il Viterbese (fonte dell’elenco: Associazione Italiana Allevatori).