Quelle malefiche uova gialle: i Gasterofili, se li conosci li elimini

Con questo caldo inusuale si prolunga la stagione dei parassiti: come i Gasterofili, che nascono da quelle piccola uova gialle che troviamo appiccicate agli arti e in altri punti strategici dei cavalli al pascolo…qui tutte le armi per difenderli

Perugia, 18 ottobre 2018 – Chi ha un cavallo al pascolo lo sa bene,  con questo caldo così strano per essere autunno si prolunga la stagione dei parassiti e degli insetti molesti, come i Gasterofili: sì, i colpevoli di quelle piccole, malefiche uova gialle che spesso infestano arti, grasselle e altri punti strategici dei soggetti al prato.

Chi sono, cosa provocano e come si combattono? ci aiuta in questo percorso la dottoressa Barbara Marconi, medico veterinario e ippiatra:

“I Gasterofili sono miasigeni obbligati comuni nella nostra nazione che, mediante lo stadio larvale, determinano una malattia gastrointestinale chiamata “gasterofiliosi” ci spiega la dottoressa Marconi, “una miasi è una malattia indotta dalla presenza di larve di mosca ciò significa che le gasterofile sono delle mosche parassite obbligatorie degli equidi.
Colpisce soprattutto equidi al pascolo ma non esclude quelli in box. In Italia vi sono 6 specie ma le più frequenti sono 3: la G. intestinalis, G. nasalis, G. inermis.
L’infestazione inizia quasi sempre con l’ovodeposizione, da parte delle femmine, direttamente sul mantello degli equidi.

Gli adulti hanno una vita relativamente breve ed ha scopo esclusivamente riproduttivo, mentre lo stadio larvale e che provoca l’infestazione è di circa 10 mesi.

A seconda delle specie le femmine possono depositare da un minimo di 200 fino anche a 2500 uova. La stagione di deposizione va in genere da giugno a settembre ma
nelle aree più temperante si protrae anche fino all’autunno inoltrato. Si tratta di uova opercolate, che a seconda delle specie, si presentano di lunghezza variabile
da 0,9 a 1,5 mm, di colore dal giallo al marrone.

Dall’apertura di queste uova fuoriescono larve di I stadio. Possono introdursi in bocca per ingestione, per lambimento o per migrazione (sempre a seconda della specie infestante).
L’infestazione prevede due fasi: una orale ed una gastroenterica.
La fase orale dura circa un mese e prevede l’ingresso della larva nella mucosa della lingua o del palato a seconda delle specie per poi dirigersi verso le gengive allo stadio di larva II (nel caso della G. pecorum tutto ciò dura due mesi). In questa fase i sintomi che possiamo notare possono essere petecchie emorragiche in bocca che possono sfociare in stomatite o ascessi dentali, gli animali possono presentare nervosismo, riduzione di assunzione del cibo, dimagrimento, minor resa al lavoro o rifiuto all’imboccatura.
Dopo circa un mese (due se si tratta del G.pecorum) le larve II si staccano dalla loro localizzazione e si posizionano nel tratto gastroenterico (dallo stomaco all’intestino a
seconda delle specie). Questa fase dura circa 9 mesi e l’effetto patogeno è determinato essenzialmente dall’azione meccanica delle larve stesse. Queste agganciandosi alla mucosa provocano dall’irritazione, per il processo infiammatorio, fino anche a gravi ulcerazioni, alterazione dei processi digestivi fino anche a coliche per alterazione della motilità intestinale ostruzione meccanica (considerando che nello stadio III possono esseredi qualche centimetro).
Negli animali in vita una diagnosi è difficile a causa della sintomatologia aspecifica.
Nel periodo estivo ed autunnale si possono osservare le uova sul pelo oppure mediante esame endoscopico mentre con l’esame delle feci risulta impossibile a meno che non si trovi qualche larva morta. Nello stadio orofaringeo si possono rilevare tragitti o aree petecchiali mentre nella fase gastroenterica sono saldamente adese alle mucose e si possono riferire sintomi di gastrite o coliche.
E’ possibile ridurre il contatto con i parassiti adulti mantenendo gli equidi in box, mentre l’eliminazione delle uova dal pelo ha un significato relativo.
Invece decisamente più importante per il controllo di questa particolare parassitosi è un corretto piano di sverminazione che in centro Italia consiglio nel mese di gennaio in quanto le larve sono ormai sicuramente passate allo stadio di infestazione gastroenterica ma di dimensioni ancora piccole da rispondere all’azione farmacologica riducendo i rischi di lesioni al soggetto trattato.
Da dati sperimentale il principio attivo più efficace è rappresentato dall’ivermectina (quasi al 100%) mentre la moxidectina ha dimostrato i risultati più variabili (dallo 0,2 al 93%); altri principi attivi hanno dimostrato relativa efficacia ma aumentata se combinati tra loro.
Come ippiatra il consiglio che dò ai miei pazienti è quello di sverminare gli equidi adulti almeno 3 volte l’anno a partire dal mese di gennaio. Nel mese di gennaio usando comeprincipio attivo l’ivermectina ed intercambiando gli altri principi nel corso delle successive sverminazioni evitando così inoltre forme di resistenza per altre parassitosi.

Sconsiglio in assoluto se non per cause specifiche l’ivermectina nel periodo autunnale in cui non vi è certezza di assenza di forme larvali nel tratto orale il cui rischio di ascessualizzazioni può essere elevato.

Per i puledri sotto la mamma invece consiglio una sverminazione ogni 2 mesi a partire dal secondo mese di vita per il primo anno di vita ed in aree particolarmente infestate anche ogni mese”.

E le  indicazioni pratiche per risolvere il problema?

Prima di tutto, come ha spiegato la dottoressa Marconi, un corretto e ragionato  piano di sverminazione come sopra indicato; come trucchetto pratico per togliere le uova in molti utilizzano con soddisfazione il rasoio da barba (da passare con leggerezza nei punti infestati dalle uova, tagliando via le estremità dei peli cui sono attaccate con il loro carico di piccoli insopportabili puntini gialli) o la spugnetta di acciaio inox (sì, quella per le pentole incrostate) con cui grattare via gli infestanti dopo aver tamponato la zona interessata con aceto forte.

E per non farle attaccare? una spruzzata di districante per criniere specialmente sui punti critici, quelli dove la furbissima Gasterofila depone le sue uova certa che il cavallo, strusciando lì il muso, se le porterà alla bocca ingerendole: parte interna degli stinchi anteriori, zona dietro al gomito e grassella; la pellicola oleosa del prodotto rende infatti decisamente più difficoltoso il fissaggio delle uova da parte delle depositrici.