Una sindrome pericolosa

Far crescere i numeri, arricchire la cultura equestre, sanare situazioni negative richiede molto tempo. Non illudiamoci altrimenti ci ritroveremo davanti al solito “Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi”…di Liana Ayres

Bologna, 16 gennaio 2018 – “Il governo dei cento giorni” di napoleoniana memoria sembra aver infettato ogni grado di politica. Da quella con la P maiuscola (siamo in piena campagna elettorale…) a quella delle federazioni sportive. Ma non nella rigorosa accezione da cui la storia di Bonaparte, bensì come concetto di scadenziario per verificare cosa si è e cosa non si è fatto in un dato periodo. Ovviamente il tutto rapportato a quanto più o meno pubblicamente si era promesso. Numeri, tempi, timing… Tutte cose che fanno molta presa su qualsiasi elettorato. E quale miglior momento se non l’inizio di un nuovo anno per tirare le somme di bilanci e fissare nuovi obiettivi?

Solo pochissimo tempo fa, ieri, c’è stata a Roma la conferenza stampa del presidente Di Paola che, con l’energia che gli è propria, si è proposto tanto nell’incontro con i media quanto in quello del delicato settore dei dressagisti. Nello stesso giorno, a poche ore uno dall’altro. Una prova del dinamismo dei tempi.

E del resto, anche Di Paola aveva aderito al concetto dei 100 giorni. Secondo molti centrando il bersaglio. Secondo altrettanti mancandolo. Ma qui si torna alla politica che in realtà non vuole essere il tema di questa riflessione.

L’anno scorso ci ha lasciato Lodovico Nava, un grande per taluni, un rompiscatole per altri. Tra le tante cose che ho avuto la fortuna di sentirgli dire, ne ricordo una, ripetuta più volte, che trattava di un tema a lui molto caro: il tempo del cavallo.

Ovvero, quel lasso temporale incomprimibile e necessario per avere buoni cavalli e buoni cavalieri. E con l’aggettivo buoni si intende (e Nava intendeva) sani, etici, preparati, colti, sensibili, sensati e intelligenti. Alla fine, perfino competitivi.

E cosa ci azzecca Nava con Di Paola? Tutto e niente… Ma soprattutto, il concetto esasperato di timing tanto promosso nel moderno mondo dei cavalli e dell’equitazione, il concetto dei 100 giorni’, non c’entra nulla con i valori di uno sport che cresce dal basso e diventa una solida imperitura realtà.

Diciamola in modo più semplice: la gatta frettolosa fa i gattini ciechi. Smettiamola di proporre l’effetto ‘whao’ da ottenersi in dieci minuti per far contenti tutti. E smettiamola anche di ricercare rivoluzioni copernicane in un anno dal presidente di turno.

Far crescere i numeri, arricchire la cultura equestre, sanare situazioni negative richiede molto tempo. Non illudiamoci altrimenti ci ritroveremo davanti al solito ‘Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi’.