E’ nato Fred, il primo puledro Suffolk Punch dell’anno made in GB

Ed è nato proprio nel Suffolk, la contea dell’East Anglia che dà il nome a questa meravigliosa razza di cavalli da tiro purtroppo a rischio estinzione: qui la loro storia. Oltre alla cronaca del fiocco azzurro di Fred, ovviamente…

Ipswich, 22 marzo 2019 – Il 16 marzo appena trascorso hanno appeso un fiocco azzurro fuori dalle scuderie del Coxwell Stud di Ufford: è nato Coxwell Sir Frederick, il primo puledro Suffolk Punch nato in Gran Bretagna nel 2019.

Mamma Crystal sta bene, anche se il parto ha avuto un ritardo di 16 giorni sulla data prevista e per le prime dodici ore Heather Glockling e il marito, proprietari dell’allevamento, hanno dovuto nutrirlo con i biberon perché Fred (questo il nome di scuderia di Coxwell Sir Frederick) non riusciva ad attaccarsi alla madre:  la prima nascita in assoluto del 2019 per la razza è stata una puledrina che ha visto la luce in febbraio in Australia, si spera che il 2019 veda un incremento delle nascite per questi meravigliosi cavalli, purtroppo a grave rischio estinzione vista l’esiguità del numero di soggetti viventi; nel 2018 ne erano nati 26, per l’anno in corso si conta su 38 nuovi arrivi.

Ma chi sono i Suffolk Punch? forzuti dal cuore d’oro, in definitiva.

Certe persone ti stanno simpatiche subito, appena le guardi in faccia: non c’è bisogno di conoscerle o di fartele presentare, senti a pelle che tra voi ci potrebbe essere una bella storia e anche se alla fine non si combina niente rimane lì nell’aria quel sapore buono, come un sorriso che non hai avuto occasione di fare ma ugualmente ti lascia dentro un po’ di sole.

A me capita spesso, specialmente con le persone che hanno quattro zoccoli e una di queste storie mai nate riguarda i Suffolk Punch.

Non preoccupatevi se il nome vi dice poco, sono praticamente quasi estinti (solo 150 esemplari in Gran Bretagna, circa 1.200 negli USA) e comunque la scena pubblica è sempre stata loro scippata dai più vistosi compatrioti da tiro, gli Shire Horse.

Eppure questi cavalli rotondi e corpacciuti hanno letteralmente ribaltato l’Inghilterra a forza di ararla, e sono dotati di quella che a me sembra l’espressione più dolce si possa trovare in un cavallo.

Avete presente quella piega del muscolo sulla palpebra superiore che spinge la stessa obliquamente, un po’ in basso e un po’ in avanti formando una fossetta che sa di preoccupato e attento proprio lì su quell’occhio morbido, e i cavalli che ce l’hanno sembra sempre che ti stiano chiedendo: «Tutto bene, posso fare qualcosa per te?».

Semplicemente irresistibile, insomma.

Voluto e selezionato dagli agricoltori dell’East Anglia per sostituire i buoi nel lavoro con l’aratro, è la razza inglese pesante più pura ed è anche la più antica: tutti i soggetti oggi esistenti discendono da un puledro nato nel 1768 e conosciuto come “Il cavallo di Crisp”, dal nome del suo proprietario, ma il tipo caratteristico della razza è lo stesso descritto nell’opera Britannia del 1586 di Wiliam Camden.

Derivato direttamente dall’antico Suffolk Cart Horse, il Punch si distingue da sempre per le sue andature veloci ed energiche, sia al passo che al trotto e per la potenza di tiro che, nei soggetti bene addestrati, veniva considerata tra le migliori al mondo.

Secondo certi autori questa sua generosità gli si ritorse contro: molti cavalli, nella prima metà del XIX secolo, vennero rovinati precocemente dall’abitudine inveterata dei proprietari a sfidarsi in gare e dimostrazioni dove venivano richieste ai cavalli prestazioni eccessive, pur superare il team avversario. Non un bellissimo modo di ripagare la generosità di questi sauri gentili: ma loro continuavano a fare bene il proprio lavoro, tanto che nel 1839 Martin Doyle scriveva di essere certo del fatto che se gli agricoltori del Suffolk (come era noto) aravano in una giornata molto più terreno di qualsiasi altro agricoltore del Regno era solo grazie ai loro ottimi cavalli.

Che potevano, beninteso, essere usati per una varietà maggiore di servizi rispetto ai soggetti più imponenti: così comodamente bassotti (raramente superano i 165 cm. di altezza al garrese) rispetto ad altri Pesi Massimi erano comodi da sellare per andare al mercato, e anche per essere attaccati ad un carrozzino per andare in chiesa la domenica (cosa che i cavalli più grossi non potevano fare con la stessa agevolezza, essendoci uno stretto rapporto tra altezza al garrese del cavallo e struttura del legno trainato).

Gambe corte, tronco tondo, quarti posteriori possenti e incollatura muscolosa, bene attaccata ad una spalla che sembra fatta apposta (e lo è davvero) per appoggiarsi ad un collare e sviluppare tutta la forza possibile – e anche un po’ di più.

Perché, parafrasando la réclame di una nota marca di automobili, la potenza è nulla senza controllo: e una delle caratteristiche più spiccate del Suffolk Punch è il carattere: dolce e gradevole, estremamente piacevole. Era praticamente impossibile vedere un Punch nervoso o poco collaborativo, e questa caratteristica li ha aiutati a guadagnarsi sempre ottimi piazzamenti in tutti i concorsi della Reale Società d’Inghilterra oltre che a occupare uno dei primi posti nelle statistiche dei cavalli più esportati.

Le sue gambe fini, sottili in confronto alla massa del corpo, poggiano su zoccoli piccoli e ben conformati, estremamente robusti; l’assenza di peli lunghi su stinchi e pastorali lo rende molto più adatto al lavoro nel terreno fangoso di Clydesdale e Shire, di fatto più idonei al trasporto su strada. Il suo mantello è invariabilmente sauro, nelle varie sfumature (tradizionalmente sette: ciliegia, dorato, ramato, giallo, cannella, chiaro e scuro) e con pochissima biancheria: sono tollerate solo piccole balzane, una stellina in fronte e al massimo una lista, ma sottile e che non si allarghi mai in una sfacciatura vistosa.

Frequentemente incrociato, in passato, con cavalli anche di sangue come il Norfolk e il Purosangue palesa questa sua ascendenza nella qualità del mantello e della pelle, fini e sottili, senza grossolanità. Questa goccia di sangue caldo ne rende le fattrici molto adatte ad essere incrociate così da ottenere cavalli sportivi per la caccia e le competizioni di salto ostacoli; ma il Suffolk non è solo predisposto a ricevere quarti di nobiltà, nel suo compatto ed energico modo è riuscito ad allungare le sue influenze genetiche su varie razze come lo Jutland danese e il Vladimir russo.

E se oggi non ha più l’importanza economica o lavorativa di un tempo, il Suffolk si è guadagnato comunque un posto nel cuore degli inglesi grazie a tutta la generosa disponibilità che ha loro regalato nei secoli di lavoro comune: così costante e profondo era il suo impegno da far diventare proverbiale la sua buona volontà.

Ce ne ha lasciato memoria Charles Dickens che di sentimenti teneri se ne intendeva e fa dire, a un carrettiere che parla col suo David Copperfield:

«Ah, lei viene dal Suffolk? i Punch, che cavalli. Se ne prendi uno di quelli buoni, è come se valesse il suo peso in oro».

E se lo diceva Dickens possiamo fidarci, no?

Qui un video con Suffolk Punch al lavoro, tuto da guardare – anche se non siete Suffolk-aholic come il loro umano!

Qui la fonte della notizia relativa alla nascita di Fred