Eric Navet, la grandezza di un cavaliere

Il fuoriclasse francese nel 2017 ha gareggiato nel suo primo campionato internazionale dopo le Olimpiadi del 2004 e lo scorso sabato ha vinto il primo Gran Premio dal 2012: ma la sua dimensione è data da ben altro…

Bologna, 16 maggio 2017 – Con la vittoria di sabato scorso a Lexington ha colmato un vuoto durato cinque anni. Esatto: l’ultimo successo in Gran Premio risale infatti al 2012 a Franconville. Ma nel suo caso questo genere di contabilità statistica non ha alcun senso: primo, perché ormai dal 2013 la sua attività principale è quella di fare l’allenatore; secondo, perché la sua grandezza di cavaliere non dipende dalle vittorie, nonostante il gran numero di medaglie e trofei che affollano la sua bacheca personale. No, Eric Navet è un grande, immenso cavaliere semplicemente per come monta a cavallo: laddove per ‘montare’ si intende qualcosa che ha a che fare con emozione, pensiero, sensazione, applicazione, dedizione, sacrificio, oltre che tecnica e agonismo e gara. Dentro Eric Navet c’è un universo di bellezza: quella della Normandia, terra di acqua erba vento pioggia e cavalli; quella di una famiglia tradizionalmente votata all’allevamento e allo sport, ma in una parola votata ai cavalli, anzi al cavallo; quella di una personalità fatta di gentilezza e discrezione ed eleganza; quella di una passione e di un sentimento che dentro di lui non sono mai nati ma semplicemente sempre esistiti.

Eric Navet pensa in funzione dei cavalli. Nel 1991 sapeva quale sarebbe stato il suo compagno di gara per il Campionato del Mondo del 1994: non era difficile in effetti, sempre Quito de Baussy; nel 1994 durante il Campionato del Mondo di L’Aia parlava già del cavallo con il quale puntare al mondiale del 1998, Atout d’Isigny; a Roma nel 1998 descriveva le grandi qualità del cavallo con il quale avrebbe probabilmente partecipato al mondiale del 2002, Dollar du Murier. E dal 1990 al 2002 Eric Navet ha fatto parte della squadra francese che in quattro Campionati del Mondo consecutivi è sempre andata sul podio vincendo due medaglie d’oro e due d’argento, più le sue due individuali (oro e argento). Quattro Campionati del Mondo consecutivi significano un arco di tempo di dodici anni. Dodici anni. Dodici.

La storia la conosciamo. Nel 1990 il c.t. della nazionale francese Patrick Caron decide di portare a Stoccolma per il Campionato del Mondo di salto ostacoli inserito nella prima, grandiosa edizione dei World Equestrian Games una squadra composta dal mito ormai al tramonto, Pierre Durand e Jappeloup; da un cavaliere un po’… pazzo (si pensava allora), Roger-Yves Bost con Norton de Rhuys; da un binomio forse poco appariscente ma regolare e concreto come pochi, Hubert Bourdy e Morgat; e da un cavaliere capace e vincitore e piccolo di statura su una cavallina non tanto più grande ma dal rendimento formidabile, Hervé Godignon e La Bellettière. Poi ci voleva una riserva, anche. Ma tanto la riserva quando mai la si utilizzerà… Caron sceglie un cavallo giovane, soli otto anni, che stava facendo bene ma ovviamente senza alcun risultato importante fino a quel momento, senza alcuna presenza in squadra, senza alcuna conferma: montato dal suo cavaliere di sempre, dal suo cavaliere allevatore addestratore, da un uomo di 31 anni che fino a quel momento i risultati più rilevanti della sua carriera li aveva avuti con lo stallone francese Narcos II e che già nel 1984 aveva fatto parte della squadra francese alle Olimpiadi con J’T’Adore. La riserva dunque è il binomio composto da Eric Navet e da Quito de Baussy. Poi il colpo di scena, imprevisto e inaspettato e ovviamente molto… sgradito: alla vigilia della partenza per la Svezia La Bellettière si fa male… Non ce la può fare, non ce la fa. Dentro la riserva. La riserva entra e… non solo la Francia vince la medaglia d’oro a squadre, ma dopo le prime tre prove del Campionato del Mondo Eric Navet si trova al terzo posto della classifica individuale! Dunque va nella finale a quattro con lo scambio dei cavalli, insieme al compagno ma adesso rivale Hubert Bourdy con Morgat, e contro due avversari fenomenali: lo statunitense Greg Best sul meraviglioso Gem Twist, ma soprattutto l’immenso binomio John Whitaker/Milton! Però adesso non è più questione di binomi, adesso è questione di cavalieri: ed Eric Navet si eleva sugli avversari con tutta la sua maestria montando i quattro cavalli della finale con una classe e una sensibilità spettacolari, ma soprattutto con una sbalorditiva capacità di entrare dentro di loro fino a diventare come loro. Eric Navet campione del mondo! A squadre e individuale. Quito de Baussy l’astro nascente.

Questo è solo l’inizio di un romanzo la cui continuazione è entusiasmante: Quito de Baussy con il tempo diventa il cavallo francese vincitore del maggior numero di medaglie della storia tra Campionato del Mondo, d’Europa e Olimpiadi, nell’arco di una carriera sportiva che dura peraltro solo quattro anni (poi allevamento). Eric Navet inanella un successo dietro l’altro con cavalli che si chiamano Rosire, Roxane de Gruchy, Shogoun II, Atout d’Isigny, Alligator Fontaine tra i tanti, fino ad arrivare al suo ennesimo capolavoro, quel Dollar du Murier con il quale compone la Francia nuovamente campione del mondo nel 2002 a Jerez de la Frontera (una squadra formata da quattro stalloni francesi!), dove lui torna nella finale individuale a quattro e per un nulla perde quella medaglia d’oro che sarebbe dovuta essere sua.

Nel 2013 una decisione abbastanza sorprendente: Eric Navet si trasferisce in California per dedicarsi all’istruzione e all’allenamento del giovane Karl Cook. Eric lascia la Francia e l’Europa e se ne va oltre oceano. Inizia una nuova fase della vita di Eric Navet. Inizia anche un nuovo lavoro, in un certo senso. Comunque, c’è un cavallo tra quelli dei Cook che Karl non riesce a montare molto bene: un cavallo piuttosto difficile, scomodo, dal salto molto poco classico (anzi… ) che si chiama Catypso. Allora lo monta Eric. Lo monta per cercare di migliorarlo, di adattarlo il più possibile alle capacità di Karl: e salto dopo salto, gara dopo gara succede che… Eric non solo porta Karl e Tembla a qualificarsi per la finale della Coppa del Mondo 2017 a Omaha, ma qualifica anche sé stesso su Catypso! Eric Navet ritorna in un campionato internazionale per la prima volta dalle Olimpiadi del 2004. Ci ritorna per… lavoro, per lavorare un cavallo. Lo dice chiaramente: l’importante è Karl, non sono io, per me è un di più. E arriva anche questo sabato 13 maggio: Eric Navet vince il Gran Premio dello Csi a tre stelle di Lexington, naturalmente in sella a Catypso. La sua prima vittoria in Gran Premio dal 2012.

Dati, numeri, statistiche, classifiche e piazzamenti. Cose importanti, certo. Che hanno un grande significato. Ma leggendo e considerando tutto questo non si vede ciò che si vede semplicemente stando a guardare Eric Navet mentre monta a cavallo: la bellezza di un cavaliere. La grandezza di un cavaliere. Solo questo. Tutto questo.