Progetto cavalli italiani: opinioni dal territorio

Progetto giovani cavalli italiani Fise/Mipaaf: numerose le dichiarazioni  dei cavaliere, tecnici proprietari e allevatori. Unica disciplina senza “voce” il dressage

Bologna, 22 dicembre 2016 – Riportiamo il comunicato della Federazione Italiana Sport Equestri sul progetto di valorizzazione dei giovani cavalli italiani. Numerosi gli interventi degli addetti ai lavori, per citarne qualcuno Stefano Brecciaroli, cavaliere olimpionico e tecnico selezionato dalla Fise per il progetto, Gianluca Palmizi, cavaliere anch’esso tecnico per l’area salto ostacoli, Giulia Martinengo Marquet, Gianluca Quondam, ecc… Per quanto riguarda il dressage speriamo che venga resa nota al più presto la dichiarazione del tecnico di settore del progetto, Laura Conz, oppure di qualche cavaliere coinvolto nella programmazione.

“Pareri unanimemente positivi sul progetto FISE MiPAAF da parte degli addetti ai lavori.

In un clima di generale entusiasmo partono i lavori per trasformare in realtà il progetto per la valorizzazione del cavallo italiano siglato di recente da FISE e MiPAAF sulla base di un protocollo di intesa che avvia i due enti lungo un cammino condiviso con i proprietari ed i cavalieri che aderiranno alla proposta. I proprietari dei soggetti di volta in volta selezionati per le 3 discipline olimpiche (e in futuro anche per l’endurance), infatti, se decideranno di sottoscrivere la convenzione riceveranno un contributo annuale stanziato per il 50% dalla FISE e per il 50% dal MiPAAF e si impegneranno a mantenere i loro cavalli nella disponibilità di cavalieri italiani scelti in accordo con la federazione.
I soggetti che i tecnici incaricati dovranno indicare per l’inserimento sono cavalli di 5, 6 e 7 anni che saranno poi rivalutati alla fine di ogni stagione da un punto di vista del rendimento sportivo, delle loro potenzialità nonché della salute. Gli atleti equini che non saranno ritenuti interessanti per la prosecuzione del progetto saranno svincolati, mentre gli altri continueranno il percorso intrapreso. Dagli 8 anni in avanti sarà la FISE ad addossarsi la totalità del contributo diventando così l’unico interlocutore di proprietari e cavalieri. I cavalli potranno essere confermati dalla Federazione Italiana Sport Equestri fino all’età massima di 12 anni.
Il progetto è studiato per rispondere alle esigenze dei diversi attori coinvolti che sono da individuare all’interno delle categorie dei proprietari e degli atleti. L’incentivo economico loro destinato automaticamente si tramuterà in un vantaggio per l’intero comparto dell’allevamento del sella italiano creando nei modi che vedremo un rinnovato interesse nei confronti dei soggetti made in Italy ed un ulteriore stimolo per gli allevatori a produrre cavalli di qualità elevata.
Le piene potenzialità dell’iniziativa potranno essere comprese solo col tempo, ma da alcune brevi dichiarazioni raccolte intervistando personaggi di spicco del mondo equestre italiano accanto ad alcune normali perplessità, prevalentemente riguardanti l’attuazione pratica di aspetti come i programmi agonistici ecc, sono già emerse sfaccettature interessanti. Queste hanno implicazioni che vanno ben oltre l’obiettivo principale, ossia quello di ottenere nei prossimi anni un ricambio continuo di soggetti per competizione di alto livello ed allo stesso mantenere gli stessi al sicuro dalle più allettanti offerte provenienti dall’estero.
Molti cavalieri sono anche proprietari dei soggetti che montano e si addossano personalmente le spese per crescere i cavalli giovani. Lungo la strada frequentemente le risorse scarseggiano e, come accade anche ai proprietari/sponsor, si trovano a dover mettere da parte le loro ambizioni sportive per assicurarsi un ritorno economico in grado di tenere in piedi la loro attività di atleti. Certamente alcuni proprietari atleti
Ovviamente atleti e proprietari saranno liberi di declinare l’invito a partecipare al progetto, ma l’aiuto offerto a chi vorrà avere affianco la federazione ed il MiPAAF sarà un importante sostegno. E’ in questo senso che l’hanno interpretato i cavalieri intervistati che con i loro commenti hanno evidenziato anche altri aspetti. Discipline come il completo ed il dressage, che soffrono maggiormente la mancanza di investitori e proprietari in grado di affiancare gli atleti, saranno coloro che più facilmente aderiranno al progetto esattamente come i proprietari di regioni che si trovano geograficamente distanti dai principali centri equestri italiani e che per crescere i propri cavalli supportano dei costi significativamente maggiori a causa delle lunghe trasferte.
Il vincolo di lungo termine se da un lato preoccupa soprattutto gli esponenti del salto ostacoli dall’altro è stato accolto come la dimostrazione che esista la volontà di concertare una programmazione seria e di lungo periodo tesa a riportare gli sport equestri azzurri ai più alti livelli e di sostenere il mercato del cavallo italiano andando incontro anche agli allevatori. L’idea che i proprietari vadano incentivati sia economicamente sia attraverso un esplicito apprezzamento per i loro sforzi ha trovato ovviamente tutti concordi.
Un’interessante chiave di lettura forse sottovalutata è stata resa da chi vede nel progetto un’importante opportunità anche per i cavalieri più giovani, juniores e young riders. I soggetti cresciuti all’interno del progetto quando ne usciranno potranno diventare interessanti master per gli atleti più giovani accompagnandoli magari nelle sfide continentali giovanili, ciliegina sulla torta di un progetto davvero di ampio respiro.
Opinioni dal territorio
Luigi Angius: “L’iniziativa è sicuramente interessante. In Sardegna gli allevatori ed i proprietari di cavalli vendono in tenera età i soggetti migliori anche perché supportarne la crescita sportiva da qui è molto oneroso. Le trasferte per partecipare a concorsi tecnicamente validi ed adatti a far crescere un cavallo importante sono costose. Un contributo come quello offerto da FISE e MiPAAF penso possa incentivare i proprietari a tenere alcuni dei cavalli nei quali credono di più permettendo loro di darli in lavoro a cavalieri di primo livello. A mio avviso per la disciplina del completo il progetto sarà ancora più interessante che per il salto ostacoli. L’allevamento sardo ha cavalli che già in passato si sono messi in evidenza in questa disciplina e l’interesse in questa direzione con un contributo adatto a far fronte alle spese di mantenimento non può che crescere”.
Mario Barrovecchio: “Direi che finalmente si torna a programmare vittorie e non a pensare solo ad un piccolo tornaconto personale. Riuscire a portare avanti la carriera sportiva di un buon soggetto, ed in questo caso pure di  un prodotto italiano, e’ degno di una federazione che ha delle ambizioni meritevoli, gratificando il lavoro di cavalli, cavalieri, proprietari ed allevatori”.
Stefano Brecciaroli: “Il progetto mi ha colto un po’ di sorpresa, ma credo che sarà un’ottima iniziativa e per questo motivo sono stato contento di accettare l’incarico di individuare i primi soggetti da inserire nel programma. Portare avanti i cavalli giovani è innegabilmente costoso ed è importante poter dare un incentivo al ‘proprietario’, figura abbastanza rara nel nostro paese per la disciplina del completo. Il contributo erogato renderà meno gravosa anche l’attività dei cavalieri/proprietari e dovrebbe essere in grado di catalizzare l’attenzione sul sella italiano influenzando positivamente anche l’intero comparto dell’allevamento made in Italy. L’accordo siglato da Fise e Mipaaf per me ha anche potenzialità che vanno oltre al mero discorso dello sport di vertice o dell’allevamento italiano in senso stretto. All’inizio della nostra carriera io e molti miei colleghi abbiamo potuto farci le ossa sui famosi cavalli federali, soggetti acquistati per i cavalieri di prima squadra che poi venivano declassati per ragioni di anzianità, per problemi di salute o semplicemente perché ad alto livello non erano poi così competitivi. Nei ranghi juniores e young riders questi cavalli hanno portato all’Italia tante medaglie europee ed hanno permesso a noi, giovani cavalieri alle prime armi, di costruirci un importante bagaglio di esperienza in sella a soggetti con basi di lavoro qualitative e solide perché formati dai nostri migliori atleti di allora. In quest’ottica anche il lavoro e le risorse impiegate sui cavalli che non riusciranno ad arrivare ad altissimo livello non andrà sprecato e potrà essere sfruttato a favore dei nostri giovani, il futuro della nostra equitazione. Sono sicuro che questo cammino fatto dai cavalieri insieme ai proprietari, alla FISE ed al MiPAAF possa dare motivazione al settore permettendo di costruire qualcosa di importante nel giro di 3 o 4 anni”.  
Jacopo Comelli: “Il contributo che FISE e MiPAAF si sono impegnati a stanziare fa parte di un progetto che trovo molto interessante sia per rilanciare il cavallo italiano sia come sostegno all’attività degli atleti e dei proprietari. Parlando di concorso completo spesso l’atleta è anche proprietario dei soggetti che monta e quindi è facile che siano predominanti le sue ambizioni sportive più che quelle economiche. Ottenere un profitto dalla vendita del cavallo frequentemente non è nelle sue priorità e quindi avere un contributo di questo tipo alleggerirà il cavaliere di molte delle spese che altrimenti sosterrebbe da solo. Lo trovo un buon incentivo anche per i cavalli di proprietari non direttamente coinvolti come atleti o per gli allevatori stessi che potranno permettersi di tenere qualcuno dei loro cavalli in lavoro presso cavalieri di primo livello. La mia speranza è che il progetto possa tornare utile anche per i cavalieri più giovani. Un cavallo che dopo qualche anno viene tolto dal progetto perché non ritenuto adatto all’attività di vertice seniores può diventare un ottimo soggetto da affidare ad uno juniores o ad uno young rider per il quale diventerebbe una preziosa nave scuola.”
Matteo Fantozzi: “E’ un progetto che, una volta intrapreso, non va più fermato, perché crea le fondamenta per un sistema sportivo e per un mercato allevatoriale. Mi auguro che questa iniziativa apra anche una revisione sistematica dei percorsi formativi di tutti i giovani cavalli italiani, puntando sull’eccellenza, con concorsi equiparati a quelli d’oltre confine”.
Roberto Fiasella: “Iniziativa non buona, di più! Rappresenta un aiuto concreto e un riconoscimento diretto all’allevatore o proprietario. Mette in atto, inoltre, un segnale di vicinanza alle esigenze di noi cavalieri, ridonando entusiasmo in una condizione che versa da anni in un malessere generale. FISE, allevatori, proprietari e cavalieri, sono finalmente partecipi di un progetto comune”.
Massimo Grossato: “E’ l’unica strada percorribile per evitare la “fuga” dei nostri migliori soggetti all’estero, come è successo negli ultimi anni. Si tratta di un progetto intelligente che ha come obiettivo quello di lavorare con una seria programmazione in funzione dello sport, con ambiziosi obiettivi a lungo termine”.
Davide Kainich: “E’ un progetto fantastico che promuove prima di tutto la crescita dei cavalli italiani. Questo a prescindere dalla loro permanenza all’interno del progetto, nel corso degli anni. Diciamo che supporta l’allevatore o il proprietario, che potranno contare anche sul lavoro di cavalieri e amazzoni accreditati. Sono molto favorevole a questa svolta, anche perché molti cavalieri sono pure proprietari di cavalli giovani e l’idea di poter lavorare congiuntamente con la Federazione fa ben sperare per il nostro sport”.
Giulia Martinengo Marquet: “Idea brillante. Finalmente viene messa in pratica un’iniziativa che potenzialmente mette tutti d’accordo. La Federazione, con questo progetto, si dimostra fattivamente vicina alle necessità del nostro sport e dei nostri allevatori. Questo patto di vincolo si basa, però, su una comunità di intenti che richiede al proprietario del cavallo di tenerlo in Italia per condividere un sogno sportivo, anche quando a 7 anni può far gola ai commercianti stranieri. Detto questo, si tratta, a mio parere, di un’ottima iniziativa”.
Andrea Messersì: “Essendo un cavaliere che investe lo sport sui giovani cavalli, non posso che aderire con entusiasmo a questa iniziativa. E’ un pratico segnale di vicinanza a tutte le risorse del nostro movimento che sostengono spese ingenti per far crescere i loro cavalli, trovandosi a volte costretti a venderli per rientrare economicamente. Personalmente trovo che dia una boccata d’ossigeno generale, contribuendo fattivamente ad affiancare l’eccellenza del nostro allevamento con un progetto a lungo termine”.
Gianluca Quondam: “Il progetto in se mi sembra ottimo, ma necessita di maggiori specifiche. Bisognerebbe indicare che tipo di gestione vuole fare la FISE con quei cavalli (quali concorsi, in che numero e di quale livello). Il rischio, inoltre, è che un proprietario non se la senta di vincolare il proprio cavallo per la maggior parte della sua vita agonistica a fronte di un contributo che, soprattutto a 7 anni, può rivelarsi non convincente per impedire la vendita di un cavallo importante”.
Gianluca Palmizi: “E’ indubbiamente una delle più belle iniziative che la FISE potesse mettere in piedi insieme al MiPAAF. Sappiamo quanto sia difficile trovare cavalli eccellenti e, soprattutto, quanto sia importante individuarli. Questa convenzione è l’unica via percorribile per sostenere lo sport italiano e il suo allevamento. Certamente, contrasta con il fine commerciale d’Oltreconfine, prevedendo un patto di vincolo, ma il proprietario può anche non accettare e proseguire la sua strada, avendo il pieno diritto di decidere di vendere il suo cavallo all’estero. Chi invece aderisce, entra in un progetto condiviso con il cavaliere, la FISE e il MiPAAF, con l’obiettivo di fortificare il vivaio equino nelle più importanti sfide azzurre”.
Salvatore Vacirca: “E’ a mio parere una buona iniziativa che si pone, prima di tutto, l’obiettivo di tutelare il nostro allevamento equino, evitando di perdere i migliori soggetti italiani. In secondo luogo, rappresenta un valido supporto per tutte e tre le forze del nostro sport, cavaliere, allevatore e proprietario, perché punta ad incentivare l’allevamento e ad alimentare la sinergia tra la FISE e i tuoi rappresentanti sportivi. Sebbene risulti assai difficile capire se un cavallo a 5 o 6 anni possa essere olimpico, questo vincolo è l’unico modo per assicurare che non vengano venduti all’estero”.

Fonte Fise.it – clicca qui –