Gianni Govoni: il… vecchio emergente

Tra i cavalieri italiani convocati per il prossimo Csio di Roma il fuoriclasse azzurro è il… meno giovane: pare incredibile, eppure è così!

Bologna, 18 maggio 2018 – Allora, facciamo due conti. Paolo Paini è nato il 30 novembre 1969, Paolo Zuvadelli è nato il 6 gennaio 1968, Luca Moneta è nato il 23 dicembre 1967. Quindi il cavaliere italiano più… ‘vecchio’ nel prossimo Csio di Roma a Piazza di Siena è… no… incredibile… è lui, è Gianni Govoni! Ma come è possibile: Gianni Govoni il più vecchio? Lui che per anni e anni e anni è stato il simbolo del nuovo salto ostacoli azzurro, del giovane salto ostacoli azzurro? Eppure sì, è possibile: perché il tempo – cari miei – passa, e le cose cambiano… O meglio: molte cose cambiano, ma non tutte. Per esempio non cambia per nulla il fatto che Gianni Govoni rimanga un cavaliere fenomenale, anche se nato il 6 aprile 1967…

Gianni Govoni il… meno giovane: non è incredibile?

«Non so se sia incredibile o meno… Certo non me l’aspettavo, non immaginavo di essere io il più vecchio. Cioè, non ci avevo proprio pensato!».

E se ci pensa a cosa pensa?

«Beh, che è una cosa bella. Significa che ho fatto tanti anni a Piazza di Siena, vedere poi i giovani che arrivano e crescono è bellissimo, mi fa molto piacere».

Gianni Govoni per tanti anni è stato il giovane fuoriclasse emergente del salto ostacoli azzurro…

«In effetti è vero che ogni anno a Piazza di Siena ho sempre avuto qualcuno più vecchio di me, da Roberto (Arioldi, n.d.r.) a Filippo (Moyersoen, n.d.r.) e altri ancora… andando indietro nel tempo. La prima volta che ho fatto lo Csio di Roma avevo 18 anni, ero davvero un ragazzino».

Adesso invece sono gli altri che guarderanno a lei come al riferimento di maggiore anzianità

«Mi piace questa cosa. Vuol dire che sto ancora combattendo e che mi sto ancora dando da fare… ».

A questo proposito il selezionatore azzurro Duccio Bartalucci ha praticamente detto che non riesce nemmeno a immaginare l’idea di non convocare Gianni Govoni a Piazza di Siena.

«Dico la verità: Roma l’ho fatta ormai davvero tanti anni, e farla tanto per partecipare non mi è mai piaciuto. Io voglio esserci per avere risultati, e in tutta sincerità credo di essere uno che con un cavallo un po’ competitivo come minimo una gara riesce a vincerla. E in effetti è stato così, io almeno una vittoria più o meno a ogni concorso l’ho portata a casa e credo che per l’Italia, per il pubblico, per Roma sia importante. Che si vinca, intendo».

C’è sempre un bel carico di pressione infatti per questo.

«Sì, Piazza di Siena non è un concorso che serva a fare esperienza, ed è un concorso difficile per i ragazzi giovani: la pressione è forte, tutti si aspettano il massimo. Per la Fise è importante che si vinca qualche gara, è sempre stato così, anche quando io ero ragazzino… Quindi credo che il selezionatore azzurro faccia bene a dare spazio anche ai cavalieri più esperti, quelli meno influenzabili da tutte queste cose. Poi magari non si vince nemmeno una gara lo stesso, ma questo è lo sport… ».

E lei quest’anno si sente competitivo, nonostante la mancanza di un primo cavallo per fare le gare grosse?

«Con i due secondi cavalli penso di sì, perché Quicksilver ha già dato dimostrazione di essere competitivo nelle gare medie, mentre Suzie II è rimasta un po’ indietro a causa di un infortunio ma si è rimessa a posto bene e ha avuto alcuni buoni risultati recentemente: non dico in Gran Premio ovviamente, ma nelle gare veloci può di certo dire la sua. Poi Evenzo: per lui Piazza di Siena sarà più un concorso di esperienza, ha nove anni, lo monto da gennaio quindi da relativamente poco tempo, ha fatto qualche concorso bene e qualche altro male, come è normale che sia per i cavalli giovani che cambiano di mano, gli alti e bassi nel rendimento ci stanno, sono da mettere nel conto».

A proposito: come procede il recupero del suo numero uno Antonio dopo la lunga convalescenza?

«Antonio credo che farà il suo primo concorso la settimana successiva a Piazza di Siena. Al momento è ancora in Olanda e le notizie sono ottime: fisicamente è a posto, l’hanno visto tantissimi veterinari e i responsi sono solo positivi, ora si tratta di fargli riprendere il ritmo del lavoro e delle gare. Il problema che ha avuto non c’è più, però quando un cavallo rimane fermo a lungo perde muscolatura, si indebolisce un po’… insomma, tante cose hanno fatto sì che questa convalescenza sia stata così lunga. Ma a me quello che preme è che il cavallo stia bene: e secondo quanto ci dicono i veterinari adesso Antonio sta benissimo».

Tornando a Piazza di Siena. Dopo tutti questi anni qual è l’immagine che lei ha del concorso… cioè, se pensa a Piazza di Siena cosa le viene in mente?

«Il primo anno. Quando ho fatto la Coppa dei Giovani, nel 1985, e l’Italia vinse la Coppa delle Nazioni con Giorgio, Bruno, Emilio e Graziano (Nuti, Scolari, Puricelli e Mancinelli, n.d.r.). Fu l’anno in cui il colonnello mi chiamò ai Pratoni: non lo dimenticherò mai per il resto dei miei giorni, perché da lì è cominciato tutto».

Il colonnello, sì.

«Certo: Raimondo d’Inzeo. Sì».