I cavalli del Palio di Siena: chi sono

Ieri Rocco Nice, esordiente in Piazza, ha vinto il Palio di Provenzano del 2018 per la Contrada del Drago montato dal senese Andrea Mari, detto Brio. Ma chi sono i barberi di Siena? ve lo raccontiamo qui

Siena, 3 luglio 2018 – Sì, lo sappiamo: il Palio di Siena solleva sempre discussioni molto accalorate riguardo al benessere animale. Ma noi qui, dopo che ieri Rocco Nice ha vinto il Palio di Provenzano per la contrada del Drago montato da Brio, al secolo Andrea Mari vogliamo parlarvi dei cavalli del Palio.

Perché i barberi (vengono ancora chiamati così a Siena, come quelli che correvano i primi palii secoli fa ed erano spesso soggetti Berberi) non sono cavalli che capitano per caso in PIazza del Campo: magari non conoscete questa parte della storia, ve la raccontiamo noi.

Sono tutti soggetti appartenenti all’Albo dei Cavalli del Palio di Siena.

A partire dall’anno 2000 da questo sono stati esclusi i Purosangue Inglesi, e i cavalli da assegnare alle contrade devono essere scelti tra quelli iscritti in questo elenco che ammette solo «…cavalli mezzosangue, di origine varia, “meticci” con percentuale di sangue inglese non superiore al 75%, in possesso di documento identificativo genealogico (…) e che risulteranno idonei per morfologia, misure e sanità a giudizio insindacabile della Commissione Tecnica».

Molto importanti per la loro scelta i dati biometrici da rispettare e che identificano soggetti tendenzialmente mesomorfi con una circonferenza stinco ben precisa: per quelli con altezza al garrese compresa tra 150 cm e 156 cm. lo stinco non dovrà essere inferiore a 19 cm, per i cavalli tra i 156,1 cm. e 163 cm. dovrà essere almeno di 19,5 cm.

Questo perché un cavallo mezzosangue con queste caratteristiche permette una riduzione del rischio di incidenti su una pista non regolamentare come quella di Piazza del Campo sia per la sua velocità assoluta, ridotta rispetto a quella di un PSI che per la sua falcata più contenuta, che espone gli arti a minori sollecitazioni e ad un appoggio più corretto al suolo grazie al suo baricentro più basso, ad un a maggiore robustezza articolare e a pastorali più corti.

Ma tutto questo non basta a fare di un cavallo un barbero: occorrono anche un addestramento specifico e una serie di selezioni sia attitudinali che fisiche.

Una apposita commissione tecnica del comune di Siena stila un programma di corse per i candidati da tenersi nelle piste di Mociano e Monticiano che replicano esattamente il tracciato di piazza del Campo, con tutte le sue pendenze e curve: per ogni cavallo viene compilata una scheda sulla quale vengono dati dei veri e propri voti sul suo comportamento e le sue reazioni al lavoro di addestramento e adattamento. In caso di valutazione negativa, viene tolto dalla lista dei papabili per l’anno in corso.

Fondamentali le visite veterinarie

La prima è all’inizio della stagione di allenamento, a metà marzo. Alla fine del periodo di addestramento, prima di ciascun Palio c’è la pre-visita: per ogni soggetto vengono quindi valutate e registrate anche le informazioni sulle sue condizioni fisiche, il grado di addestramento raggiunto, il tipo di ferratura nonché le note caratteriali ed attitudinali – cioè obbedienza agli aiuti, l’attitudine in corsa, la facilità o meno di entrata al canape.

Se non mostra le qualità necessarie il cavallo viene scartato e non sottoposto al giudizio dei capitani delle contrade il giorno della Tratta, il 29 giugno e il 13 agosto di ogni anno: a loro spetta di valutare e scegliere ogni volta tra tutti i cavalli ritenuti idonei un lotto di 10 che correrà il Palio. Normalmente si dovrebbe scegliere un lotto di cavalli per quanto possibile di pari forza, scelta che può anche essere indirizzata ad escludere i cavalli ritenuti migliori. In conclusione tutto dipende dalle strategie dei singoli Capitani e dalla capacità di ognuno di affermare la propria, magari stringendo accordi con altri.

Diventare cavalli da Palio non è da tutti, è un mestiere difficile che comporta sicuramente dei rischi per i cavalli come d’altra parte ogni attività che li vede coinvolti con l’uomo.

Ma il Palio ha un impatto emotivo enorme, anche perché viene trasmesso in diretta TV e non si può nascondere nulla di quello che succede durante la carriera: molti incidenti che capitano in altri ambiti, invece, passano del tutto inosservati  e questo non favorisce una serena valutazione da parte dell’opinione pubblica.

Che dovrebbe tenere conto del fatto che a Siena la passione costante e secolare di tante persone per il Palio ha fatto sì che si siano trovate le risorse e l’interesse necessari a darsi un regolamento che ha anticipato di almeno una ventina d’anni la normativa italiana ufficiale sul benessere animale, ufficializzata solo nel 2009: per il Palio di Siena era dalla metà degli anni ’80 che medici veterinari del calibro di Mario Roghi, Giovanni Guiducci e Giancarlo Pezzoli collaborando strettamente con e per l’amministrazione comunale senese avevano innescato un processo di riduzione dei rischi per il benessere animale.

Perché tutelare i cavalli tutela il Palio: le due cose che vanno di pari passo.

Per Elisa

Il Palio di Siena dal 2000 segue un regolamento per l’uso di farmaci e l’antidoping:

un prelievo per test tramimte screening farmacologico ELISA viene fatto a tutti i cavalli al momento della pre-visita e alla Tratta prima dell’assegnazione dei cavalli alle contrade; questi campioni di sangue sono conservati a disposizione dell’Autorità Competente in caso di successive necessità.

E’ vietato somministrare ai cavalli sostanze prive di riconosciuta ed accettata finalità terapeutica nella clinica equina mentre è consentita la somministrazione di sostanze, non appartenenti alla categoria precedente, giustificate dalla tutela terapeutica del benessere animale esclusivamente al fine di ridurre esiti di patologie minori ma che non devono poter influenzare la prestazione dell’animale e non essere quindi rintracciabili nel corpo del cavallo al momento della competizione.

Ogni tipo di farmaco deve essere somministrato previa prescrizione veterinaria e deve esserne registrata la somministrazione nella cartella clinica del cavallo, sotto la deiretta responsabilità del Capitano della Contrada per cui correrà.

E’ il barbero che comanda Dopo che il giorno della Tratta è stato assegnato per sorteggio il cavallo ad ogni contrada, è naturalmente importante trovare il fantino giusto per lui che da questo momento rappresenta tutto un popolo; un fantino adatto cioè al cavallo e capace di mettere in pratica le richieste del proprio Capitano – che, se vogliamo usare una metafora cara alla scrittrice Janilla Bruckmann, durante quella guerra che è il Palio è il comandante dell’esercito formato da uomini, donne e bambini di ogni contrada.

Fermo restando che la corsa è sempre imprevedibile e che si può vincere per una serie irripetibile di combinazioni fortunate, se una contrada si vede assegnato un buon cavallo punta alla vittoria; in caso contrario deve preoccuparsi di evitare la vittoria della contrada rivale (quasi tutte le contrade hanno una contrada rivale e spesso si trovano a correre insieme).

E’ chiaro infatti che la corsa del Palio è solo in parte una gara tra cavalli perché la possibilità di ostacolarsi tra fantino e fantino, sia pure regolamentata, è ammessa e perché è regolare e noto a tutti che gli accordi tra contrade e quelli (non ammessi ma comunque presenti nella storia) tra fantini ci sono sempre stati, e sempre ci saranno.

Regole del gioco riconosciute e accettate da tutti e che la tolgono di peso dal novero di qualsiasi tipo di competizione sportiva, ippica o equestre che sia.

Una diversità di cui andare orgogliosi I senesi ritengono il Palio non migliore ma semplicemente diverso da tutte le manifestazioni popolari che si svolgono un po’ ovunque, spesso con l’impiego di cavalli. Il Palio non ha da secoli subito interruzioni se non nei periodi di guerra perché da secoli la vita dei rioni, di cui il Palio è solo l’evento più noto, è viva tutto l’anno e contribuisce a mantenere un patrimonio fatto di chiese, musei, luoghi di ritrovo per un verso e di rapporti umani per un altro. Le contrade sono essenziali a formare un tessuto sociale particolare in cui 17 popoli si trovano in competizione talvolta aspra l’uno con l’altro, ma comunque uniti dall’amore per la propria città; questo modo di vivere coinvolge gran parte di Siena (perché non necessariamente tutti gli abitanti appartengono a una contrada) e non esclude persone esterne, essendo frequente il caso di gente che vive altrove e che pure si sente legata ad una contrada.

Ciò che ha permesso al Palio di arrivare ai giorni nostri è il fatto che le regole sono dettate dall’Amministrazione Comunale e vengono rispettate da tutti, anche quando una o più contrade ritengano di subire danni ingiusti dalla loro applicazione.

Palio for dummies Qualunque si il vostro pensiero sul Palio di Siena, se volete conoscerlo da vicino vi consigliamo di cominciare evitando i giorni che vanno dalla Tratta alla carriera: perché il Palio i senesi lo vivono tutti i 365 giorni dell’anno e quei giorni sono il momento culminante di tensioni, preparativi ed investimenti emotivi e materiali protratti per mesi, quindi il momento meno adatto per distrarre i contradaioli e richiedere la loro attenzione.

Molto meglio farlo durante il resto dell’anno: ad un contatto sincero, diretto ed educato un senese non sa dire di no.

Per chi invece è in città prima e durante i palii di Provenzano a luglio e dell’Assunta in agosto, un piccolo galateo per cominciare con il piede giusto e vivere al meglio l’esperienza :

1. Non esiste la parola o il concetto di tifo per una contrada: si tiene per una contrada, la si ama, se ne fa parte. Parlando con un senese che non conoscete poi meglio evitare di farlo entusiasticamente partecipe della vostra partigianeria: magari è della nemica.

3. E’ segno di rispetto non attraversare il corteo di una contrada quando sfila, che sia dietro al suo cavallo o meno: aspettate con calma che passino o trovate una strada alternativa. In questo modo entreretw già un po’ a far parte di Siena e il vostro gesto sarà apprezzato.

5. Non toccate, né tanto meno rovinate o rubate le bandiere delle contrade che vedrete esposte in città: il fatto che i senesi si affidino alla buona educazione e al senso civico di tutti dà la misura del loro. Non deludeteli.

6. Non scherzate sul Palio o le Contrade: non conoscendo le mille sfaccettature che ne compongono la vita quotidiana rischiate di offendere qualcuno senza accorgervene.

7. Se vi capitasse di assistere ad una cazzottata fra rappresentanti di Contrade rivali, non vi immischiate e non fate foto: a voi sembrerà impossibile, ma stanno seguendo regole d’onore rispettate da tutti. Se la caveranno da soli.

8. Se volete portare fazzoletti o bandiere con i colori delle Contrade occhio a non attraversare il territorio delle loro nemiche, se ne hanno: sarebbe come una dichiarazione di guerra.

9. Date una letta preventiva a qualche dizionario del Palio per impadronirvi dei termini tecnici e non utilizzare quelli scorretti: chiamare il fazzoletto di una contrada foulard o le loro feste sagre vi farebbe immediatamente catalogare come persone del tutto ignoranti in cultura senese. Vi consigliamo quelli de il www.ilpalio.siena.it e www.ilpalio.org

10. Non cercate in alcun modo di avvicinarvi ai cavalli e non dategli fastidio.

11. I monturati (cioè chi indossa la montura, uniforme d’epoca) con le bandiere sono alfieri, non sbandieratori: ricordatevi la metafora dell’esercito.

Due consigli a chi viene a Siena nei giorni del Palio: una città normalmente abitata da meno di 60 mila abitanti viene invasa da una massa di visitatori che non è facile da assorbire. I recenti provvedimenti per l’ordine pubblico hanno portato ad intensificare i controlli in ogni angolo della città e specialmente all’ingresso della Piazza sino a limitare il numero di coloro che hanno gratuitamente accesso all’interno della Piazza stessa; oltre alle consuete proibizioni (ad esempio circa i contenitori in vetro) c’è anche quella di entrare nella Piazza con bambini piccoli e cani. Chi vuol vedere il Palio da lì deve farlo valutando con attenzione le difficoltà che si troverà di fronte.

Un po’ di numeri

Uno studio condotto dall’Università di Parma nel 201 ha comparato le patologie traumatiche dei cavalli che corrono in ippodromo con quelli delle corse storiche negli precedenti 20 anni: dalla ricerca si è evidenziato che non esiste una differenza statistica significativa tra il numero di incidenti nelle corse regolari e quelli delle corse storiche. In dettaglio, negli ultimi 40 anni al Palio di Siena c’è stata una netta riduzione percentuale di incidenti catastrofici: dal 2,20% di incidenti nel decennio 1970-79 allo 0,53% del decennio 2000-09.

Toccando ferro, legno e quant’altro si utile ai fini scaramantici.