L’Africa difende i suoi asini: cinese arrestato per crudeltà

In Bostwana un cinese di 24 anni aveva  500 asini in condizioni così miserevoli che non si è potuto fare altro che abbatterli

Gaborone, 14 luglio 2017 – Un 24enne cinese è stato accusato di crudeltà verso gli animali e denunciato in Bostwana: aveva 500 asini che teneva in condizioni così terribili che i poveri animali hanno dovuto essere abbattuti.

L’Africa si trova a fronteggiare una emergenza asini dovuta al traffico con la Cina di pelli, carcasse, carne e animali vivi: nel paese asiatico una gelatina ottenuta dalla bollitura dei tessuti ricavati dagli asini è ritenuta un toccasana dalla farmacopea tradizionale (viene chiamata Ejiao), e i cinesi hanno preso di mira gli asini africani per approvvigionarsi di materia prima.

Nei modi più crudeli: gli animali vengono spesso rubati, detenuti nelle peggiori condizioni igieniche possibili e maltrattati.

Ma gli africani non stanno a guardare: lo Zimbabwe ha di recente respinto una richiesta per costruire un macello asinino, e l’Etiopia ha chiuso il suo unico mattatoio. Ma i cinesi sono disposti a comprare a caro prezzo le loro vittime, in paesi così poveri (ma non solo) la tentazione di un facile guadagno deve essere cosa cui è difficile resistere.

In Bostwana c’è stato di allarme tra agricoltori e allevatori, che sono stati invitati a controllare con attenzione i propri animali e a denunciare ogni approccio da parte di acquirenti sospetti: l’indotto del ejiao vale miliardi di dollari in tutto il mondo, negli ultimi anni il numero di asini cinesi si è praticamente dimezzato e quindi la necessità di rifornirsi sul mercato estero si è fatta pressante.

Ma che bisogno ci sia di farli soffrire in modo inutilmente crudele proprio non riusciamo a spiegarcelo: spesso gli asini vengono uccisi tra inaudite sofferenze prima di esser scuoiati nei macelli clandestini cinesi.

Fonte Askanews