La sella Del Frate: un po’ di storia

Una sella più nominata che conosciuta, anche se solo di vista: qui un bignamino che la riguarda, con qualche approfondimento sul colonnello Settimo Del Frate

Milano, 12 giugno 2018 – La sella Del Frate, altrimenti conosciuta come sella completa per batteria o, nella sua derivazione civile, scafarda: chi era costei. Magari ne abbiamo sentito parlare qualche volta, ma senza aver ben presente cosa sia in realtà? bene, è ora di approfondire.

Fu ideata nel 1906 dal colonnello Settimo Del Frate per sopperire alle nuove esigenze militari: in Italia tra la fine dell’800 e l’inizio del ‘900 la qualità dei cavalli era notevolmente migliorata, e il capitano Federigo Caprilli era riuscito a fare adottare ufficialmente il suo Sistema di Equitazione Naturale dal Regio Esercito permettendo così una notevole progressione alla tecnica equestre di truppa, graduati e ufficiali dei reparti montati.

Come recitava il Manuale dell’Istruzione a Cavallo per l’Arma di Cavalleria «non è possibile che il cavaliere abbia una buona mano senza un buon assetto», e la Del Frate era studiata per permettere il migliore assetto possibile ad un cavaliere che doveva portare con sè un ingombrante equipaggiamento.

La posizione del porta staffile è completamente differente rispetto alle selle di tipo più vecchio, che lo avevano più vicino all’arcione; i grandi cuscini distribuiscono il peso di cavaliere ed affardellamento su una superficie ampia, arco anteriore e posteriore sono alti e larghi in modo da lasciare molto spazio sulla colonna vertebrale del cavallo.

Tra sella e schiena del cavallo si metteva la coperta sottosella in lana.

Piegata in quattro cominciando dai lati più lunghi, i lembi sciolti divevano essere indietro e a sinistra di modo che la matricola della coperta (che identificava il cavaliere cui apparteneva il corredo) fosse ben leggibile sollevandoli; ma piegandola fuori ordinanza la stessa coperta permette di mettere a contatto del cavallo una superficie pulita per otto giorni di fila. La Del Frate, se ben posizionata, non causava fiaccature nemmeno nelle lunghe marce e nonostante fosse carica di equipaggiamento personale, generale e attrezzi diversi.

L’affardellamento era rigidamente regolato da precise norme che dettagliavano ogni particolare, dal modo in cui regolare i finimenti all’esatta posizione di ogni oggetto in dotazione all’interno delle sacchette: la massima efficienza del mezzo era di fondamentale importanza, e il cavallo non doveva venire danneggiato per disattenzione o sovraffaticato da carichi eccessivi.

La Del Frate rimase in servizio sino al 1946 (l’ultimo modello era datato 1942), e nella sua versione civile, la scafarda, è stata ufficialmente adottata dai butteri maremmani: una ulteriore certificazione di efficienza, visto che loro in sella ci passavano la vita, qui su Arts& Culture di Google Le Selle di Grosseto, con i dettagli di questa parte della storia.

Da notare quanto una sella come la Del Frate, solida e relativamente pesante, sia molto più comoda e sicura per il cavallo di tante moderne copertine accessoriate di staffili e sottopancia: queste danno al cavaliere una impressione di naturalità libera e selvaggia, ma per il cavallo sono scomodissime e dannose in quanto fanno gravare tutto il peso sulla colonna vertebrale del cavallo ed in una zona molto circoscritta, causando fiaccature, rigidezze e dolore all’animale.

Il colonnello Del Frate disegnò anche la sciabola adottata dal Ministero della Guerra per la cavalleria: era tra le altre cose un fine schermidore, e scrisse un manuale sull’ Istruzione per maneggio e scherma della sciabola molto apprezzato e conosciuto.

Morì nel 1919, qui un articolo scritto sulla Rivista di Cavalleria in occasione della sua morte: lo abbiamo trovato tradotto in inglese su un sito, Radaellian Scholar, che si occupa di scherma.