Lipizzani: un Patrimonio dell’Umanità che nessuno vuole condividere

L’Unesco rigetta la richiesta dell’Austria di far riconoscere  la Scuola di Equitazione Spagnola di Vienna, l’allevamento di Piber e il centro addestrativo di Heldenberg come Patrimonio dell’Umanità

Vienna, settembre 2015 – L’Austria ci ha provato: voleva veder riconosciuta la Scuola di Equitazione Spagnola di Vienna, con l’allevamento di Piber e il centro di Heldenberg, come Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità: un bel modo per riconoscere al Lipizzano il ruolo di protagonista di una filiera culturale, storica e tecnica che dura ormai da 450 anni. 

E sarebbe stato anche il coronamento perfetto per l’anniversario dalla fondazione della Spanische Hofreitschule che cade proprio quest’anno: ma la Slovenia si è messa di traverso, e il riconoscimento non è stato accordato.

Motivazione? il cavallo Lipizzano, cuore e motore delle strutture di cui sopra, è originario di Lipica, una cittadina slovena sul Carso: lì nel 1580 l’Arciduca Carlo II d’Austria fondò l’equile di Lipica partendo da solide fondamenta genetiche: 30 fattrici e 6 stalloni Andalusi importati direttamente dalla Spagna e altri provenienti dall’allevamento boemo di Kladrub, i primi di una lunga serie che assieme ad alcune fattrici autoctone di Aquileia (discendenti da cavalli Romani, Napoletani o austriaci) e qualche stallone del Polesine formarono il nucleo originale della razza. Affidò tutto nelle mani del capo-scuderia sloveno Franjo Jurko, nato proprio da quelle parti e profondo conoscitore del suo angolo di Carso . Direzione intelligente dell’allevamento, pascoli calcarei in cui crescere liberi e alimentazione accurata delle fattrici cominciarono a formare generazioni di puledri sani e robusti: i cavalli del Carso (come erano chiamati allora) erano capaci di percorrere i quasi 500 chilometri che separano Lipica da Vienna al trotto in otto giorni, risalendo monti e valli.

Dal 1585 l’allevamento di Lipica cominciò a rifornire regolarmente Vienna e la sua corte dei magnifici cavalli di cui avevano bisogno per il tiro leggero e la Scuola Spagnola di equitazione: ma rimane il fatto che il cavallo ha origini slovene, e tanto è bastato per decidere l’Unesco a rigettare la richiesta austriaca.

Una domanda sorge spontanea: ma se qualcosa è riconosciuto Patrimonio dell’Umanità, che senso ha litigare per il certificato di battesimo dei cavalli Lipizzani? più che negare loro questo onore, sarebbe stato il caso di farlo condividere sia dall’Austria che dalla Slovenia, riconoscendo ad ognuna la parte avuto in questa lunga storia scandita dal passo regale di questi magnifici cavalli.

Speriamo nella fine di un litigio inutile, e nel riconoscimento generale dell’eccellenza culturale cresciuta attorno ai cavalli di Lipizza.

11 settembre 2015