Marco Di Paola: la Fise e i Weg 2022

Il presidente della Federazione Italiana Sport Equestri ci racconta a che punto si trova il progetto relativo alla candidatura dell’Italia per ospitare la prossima edizione dei World Equestrian Games

Bologna, lunedì 8 luglio 2019 – L’Italia e l’Arabia Saudita sono gli unici due Paesi che hanno presentato alla Fei la candidatura a ospitare e organizzare i World Equestrian Games del 2022. Come ben si sa, fino a prima di queste due proposte l’aspettativa di vita del format Weg (nato nel 1990) era pari a zero… Quindi la prospettiva sembrava ormai inevitabilmente quella di ritornare a ogni Campionato del Mondo organizzato singolarmente e in luogo e momento diversi da quelli delle altre specialità. L’Italia e l’Arabia Saudita, però, hanno dato alla Fei una prospettiva molto stimolante: entrambe si sono candidate per organizzare il grande evento mondiale così come concepito e messo in pratica da Stoccolma 1990 a Tryon 2018. L’Italia dunque propone come sedi di gara la Tenuta Santa Barbara a Bracciano (Roma) per reining, paradressage, dressage, volteggio e salto ostacoli; Isola della Scala (Verona) per l’endurance; il Centro Equestre Ranieri di Campello dei Pratoni del Vivaro (Roma) per completo e attacchi. Per il nostro Paese una sfida certamente non da poco: ne parliamo con il presidente della Fise Marco Di Paola.

Presidente, come è nata in seno alla Fise l’idea di proporre la candidatura all’organizzazione dei World Equestrian Games 2022?

«È nata con un gesto di spontaneità, con l’intenzione di buttare il cuore oltre l’ostacolo. L’idea è partita dal nuovo proprietario della Tenuta Santa Barbara, la famiglia Fiorucci, persone molto appassionate che stanno portando avanti diverse iniziative in seno alla Fise soprattutto nel settore parareining, persone molto vicine ai temi sociali. Da loro è partita la proposta circa il reining, però poi come spesso accade l’appetito vien mangiando… a quel punto avevamo già la candidatura di Verona in autonomia per l’endurance, i Pratoni che stavano andando molto bene… così abbiamo pensato di creare un comitato organizzatore unitario che però avesse anche la possibilità di lavorare in modo autonomo su singoli eventi, e così siamo partiti per questa meravigliosa avventura».

Quali sono le prossime scadenze?

«La decisione finale verrà presa in occasione dell’assemblea generale della Fei a Mosca il prossimo novembre. Da oggi a quel momento ci saranno le attività di controllo e di ispezione da parte della Fei per verificare tutte le caratteristiche della nostra candidatura».

Sotto il profilo della realtà organizzativa a che punto ci troviamo?

«Abbiamo avuto un risultato organizzativo sicuramente molto importante con la disputa della Coppa delle Nazioni di completo ai Pratoni del Vivaro: è stato veramente un evento di successo che ha dato un segnale importante a livello internazionale. Mentre il comitato organizzatore dell’endurance ci ha dato in passato dei riscontri molto positivi con l’organizzazione di altre importanti gare. Quindi da questo punto di vista siamo tranquilli».

La Tenuta Santa Barbara invece è una novità per il grande salto ostacoli.

«Sì, ma si tratta comunque di un centro molto ben conosciuto in ambito Fei. In effetti è una novità non solo per il salto ostacoli, ma anche per il dressage, il paradressage e il reining, però il comitato organizzatore che collabora con noi sulla Tenuta Santa Barbara è molto solido e affidabile. Adesso chi deve fare la propria parte è l’autorità territoriale: noi chiediamo un impegno alle autorità territoriali rispetto agli iter urbanistici di approvazione. Però bisogna dire che una parte delle strutture già esistono, e questo è un dato positivo, mentre quelle che si devono ancora realizzare sono quelle di carattere provvisorio che riguardano esclusivamente e temporaneamente la situazione Weg».

Una nostra candidatura rimane anche nel caso in cui la Fei voglia distribuire i vari Campionati del Mondo su più Paesi?

«Noi abbiamo avanzato una candidatura unitaria come Italia distribuita sul territorio, ma la Fei potrebbe anche propendere per uno… spacchettamento generale, anche se credo che salto, dressage e paradressage siano comunque destinati a rimanere accorpati. In ogni caso le nostre valgono anche come candidature singole, diciamo: vedremo, deciderà la Fei, noi siamo pronti anche come singoli comitati organizzatori».

C’è già stato un segnale da parte delle istituzioni politiche e amministrative italiane nei confronti di questo progetto?

«Abbiamo ricevuto segnali molto importanti da parte del governo nella persona del sottosegretario allo sport Giancarlo Giorgetti che ha appoggiato fortemente questa candidatura, ma anche da parte del ministero dell’agricoltura e oggi anche del turismo, quindi credo che il sistema Italia sia abbastanza allineato nel supportare la nostra proposta. E poi oggi abbiamo un presidente del Coni vincitore indiscusso della candidatura delle Olimpiadi invernali che per noi è una punta di diamante e che fa la differenza anche nell’ambito delle trattative politiche. Giovanni Malagò oggi è uscito vincente con forza e peso specifico personale molto importanti, oggi è un interlocutore di politica sportiva internazionale di grandissimo peso e ci sta supportando molto da vicino su questo argomento».

I Weg sono un progetto enorme, la storia della manifestazione ci insegna che i rischi sono giganteschi. Come si affronta questa consapevolezza?

«Diciamo che ogni singolo comitato organizzatore si assume la responsabilità di quello che organizza. La Fise è presente insieme all’associazione Ranieri di Campello sui Pratoni del Vivaro con il completo e gli attacchi, mentre gli altri due operatori si assumono la responsabilità e i rischi per la parte che compete alle loro candidature e proposte. È un rischio, ma direi abbastanza protetto per la Fise».

La prospettiva di essere in concorrenza con l’Arabia Saudita la preoccupa?

«Sinceramente io credo che la tradizione italiana, i risultati positivi che la famiglia Monti Riffeser ci ha consentito di capitalizzare con l’eccellente organizzazione dei Weg nel 1998, l’appeal dell’Italia e in particolare della città di Roma siano tutti aspetti di sicuro e importante valore, credo che siano tutti elementi che potrebbero avere un certo peso nella scelta della Fei. C’è anche una parte di diplomazia che cercheremo di mettere in campo, ma come noi anche gli altri… ».

Pensa che il fattore economico possa giocare a favore dell’Arabia? Che loro possano fornire garanzie economiche superiori alle nostre?

«Ma in realtà noi abbiamo dato tutte le garanzie necessarie, e abbiamo preteso al nostro interno certezze assicurative forti, per cui per noi la parte finanziaria è un problema superato. Diciamo piuttosto che l’Italia sta giocando un ruolo importante sotto il profilo dell’organizzazione di eventi internazionali… Dopo le Olimpiadi del 2026 abbiamo la candidatura per i Weg e poi anche la candidatura di Taranto per i Giochi del Mediterraneo. Sono tavoli differenti, ovviamente, ma vuol dire che l’Italia si sta proponendo come punto di riferimento».