Quel che rimane di Marengo: scheletri, platani e carrozze

Marengo era il cavallo arabo montato da Napoleone durante la battaglia di Waterloo, ed era stato battezzato così dal Corso in ricordo di una sua vittoriosa battaglia. Durante la quale Bonaparte usò questa carrozza, ora conservata alla Palazzina di Stupinigi

Torino, 18 gennaio 20108 – Lo scheletro di Marengo, il cavallo che Napoleone montò durante la battaglia di Waterloo, sarà uno dei pezzi storici che la Gran Bretagna presterà alla Francia in cambio della possibilità di esporre sul suolo d’Albione il magnifico Arazzo di Bayeux, il capolavoro ricamato dell’XI secolo che desrive avvenimenti della conquista normanna dell’Inghilterra, come la battaglia di Hastings.

Molto amato  dal Bonaparte che ne apprezzava il carattere coraggioso ed estremamente affidabile, Marengo fu il suo cavallo di carica nelle battaglie di  Austerlitz, Jena, Wagram e Waterloo: con Napoleone dal 1799, era capace di coprire al galoppo in 5  ore  i 120 km. che separavano Valladolid da Burgos e nel corso della sua carriera di cavallo da guerra venne ferito 8 volte.

In Inghilterra Marengo venne acquistato da un colonnello dei Granatieri, tale Angerstein: il glorioso arabo morì a 38 anni e il suo scheletro venne esposto prima al Royal United Services Institute e poi al National Army Museum di Chelsea, a Londra.

Da notare che Marengo prendeva nome dalla vittoriosa e fondamentale battaglia di Napolene del 14 giugno 1800 a Spinetta Marengo, in provincia di Alessandria: in Italia è rimasta la berlina che Napoleone usò in quei giorni, che dopo essere stata usata come pollaio fino agli anni ’50 è passata per diverse mani.

Sino ad arrivare a quelle del sensitivo Gustavo Adolfo Rol: lui la donò all’Ordine Mauriziano, che la tiene esposta alla Palazzina di Caccia di Stupinigi, a Nichelino.

Da notare che a Spinetta Marengo è visibile il magnifico platano che Napoleone piantò personalmente per ricordare i 2.000 morti francesi  e i 10.000 feriti (di cui 7.000 morirono nei giorni successivi) della battaglia: la pianta, davvero bellissima e di notevole impatto nonostante sia semiaffogata nella strada statale che entra ad Alessandria, è alta più di 40 metri e la sua chioma copre una superificie di 400 mq.

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