Nume, il cavallo Murgese dell’Università di Teramo

Il patrimonio della biodiversità nazionale passa anche attraverso i rappresentanti delle razze equine tipiche del nostro territorio: Annalisa Parisi ci racconta cosa fanno nell’ateneo abruzzese

Comunicato da Annalisa Parisi

Teramo, marzo 2016 – NOMEN OMEN… dicevano i latini proprio per esprimere il concetto augurale insito in certi nomi che sembrerebbero calzare a pennello su certi destini.

E NUME, stallone di razza Murgese in forze nel parco stalloni equini che operano in artificiale all’interno della facoltà di “Medicina Veterinaria di Teramo – Servizio Riproduzioni grandi animali” capitanata dal Prof. Augusto Carluccio sembra essere proprio l’esempio vivente.

Nume, nato nel 1997 da Ulisse e Tecla, da Orbassano è uno stallone murgese della sesta generazione di Granduca da Martina 1919. Nume è il più grande razzatore Murgese attualmente vivente con ben 30 suoi figli scritti nel registro stalloni del Libro Genealogico. Tra questi annoveriamo Terno dei Monti nato nel 2003, anch’esso in proprietà alla Regione Puglia, che a sua volta ha prodotto altri 17 riproduttori maschi. Nume è uno stallone che ha saputo trasmettere sia le sue qualità morfologiche, sia le sue qualità psico-funzionali, assai ricercate dalla razza.

Molti dei sui figli si sono distinti come cavalli ben impiegati e dagli ottimi risultati sia nelle discipline da sella sia in quelle da attacchi. Il nome di Nume è un nome di certo altisonante poiché è considerato all’unanimità nel settore come il vero continuatore del celebre Ulisse 1984. 

Assieme con NUME operano all’Università di Teramo anche diversi riproduttori di altre razze (CAITPR, Martinafranca, Asinara) che completano un quadro molto variegato legato alla tutela del Patrimonio zootecnico italiano, anche grazie a questo genere di attività mirate e grazie ad importanti sinergie sull’intero territorio nazionale con Enti ed Istituzioni come l’Ufficio Regionale di Incremento Ippico di Foggia e l’Associazione Nazionale Allevatori di Cavallo Agricolo Italiano da TPR.

Per informazioni: Università di Teramo – tel. +39 0961. 266975

Qualche dato

L’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha dichiarato il 2010 come l’anno della “biodiversità”. Da quel momento si è avviato a livello internazionale ed europeo la revisione degli strumenti che consentiranno di arrestare la perdita di biodiversità e dei servizi eco-sistemici che da essa derivano nel decennio 2011-2020.

Sempre nel 2010, in ottobre, si è tenuta a Nagoya, in Giappone, la decima Conferenza delle Parti della Convenzione per la Diversità Biologica nel corso della quale è stato adottato un Protocollo sull’Accesso alle Risorse Genetiche e la Giusta ed Equa Condivisione dei Benefici derivanti dal loro Utilizzo.

In tale contesto internazionale l’Italia si è dotata di uno strumento di fondamentale importanza per garantire una reale integrazione fra gli obiettivi di sviluppo del Paese e la tutela del suo inestimabile patrimonio di biodiversità.

Dal maggio 2011 la Commissione Europea ha lanciato la nuova Strategia per proteggere e migliorare lo stato della biodiversità in Europa nel prossimo decennio. La Strategia europea, con la visione per la biodiversità per il 2050 e l’obiettivo chiave per il 2020, prevede il raggiungimento di sei obiettivi prioritari incentrati sui principali fattori responsabili della perdita di biodiversità in modo da ridurre la pressione che questi fattori esercitano sulla natura e sui servizi eco-sistemici nell’Unione Europea e a livello globale.

FOCUS

L’Italia è un Paese che, grazie alle sue caratteristiche fisiche, geografiche e storiche, presenta un elevato valore di Biodiversità, a tutti i livelli, da quello genetico a quello eco-sistemico e paesaggistico. Diversi studi sulla flora, fauna e vegetazione presenti sul territorio nazionale sono stati compiuti dalle nostre Università ed Istituti di ricerca, raggiungendo nel corso degli anni livelli di eccellenza di valenza internazionale. Con questa consapevolezza, dalla fine degli anni ’90, la Direzione per la Protezione della Natura del Ministero dell’Ambiente ha intrapreso un percorso costante e lungimirante finalizzato alla sistematizzazione delle numerose fonti di dati che esistevano sul territorio. Obiettivo di questo percorso è stato quello di conoscere, documentare e tutelare, sia dal punto di vista qualitativo che quantitativo, la biodiversità italiana. Sono stati sostenuti vari progetti e, laddove emergevano di volta in volta lacune tematiche o territoriali, sono stati promossi ulteriori studi. Certamente molto ancora resta da fare, tuttavia, il percorso intrapreso, ha permesso di giungere alla definizione di nuovi e calibrati obiettivi per il decennio 2010- 2020, attraverso l’attuazione della Strategia Nazionale per la Biodiversità.

Una pietra miliare nella conoscenza delle specie animali, che vivono nel territorio e nei mari del nostro Paese, è il progetto «Checklist delle Specie della Fauna d’Italia», che enumera circa 56.000 specie. L’Italia è stato il primo Paese europeo a dotarsi di un elenco completo delle specie faunistiche che vivono sul proprio territorio: la Checklist fornisce informazioni sulla loro distribuzione, sullo status di specie endemica e di specie minacciate, sulle specie ospiti per i parassiti e sulla nidificazione per gli uccelli. Per la sua utilità e per il suo pregio quest’opera è diventata, dopo qualche anno, il punto di partenza del più ampio progetto, tutt’ora in corso di realizzazione, della «Checklist della fauna europea » coordinato dal Comitato Scientifico della Fauna d’Italia.

É un po’ la nostra assicurazione sulla vita…

31 marzo 2016