Organo di Vigilanza Fise: quando la novità è vecchia

La Federazione Italiana Sport Equestri ha comunicato in data 3 luglio 2017 nascita dell’Organo di Vigilanza. Rigore morale sulla legalità con segnalazioni anche in forma anonima???

Bologna, 3 luglio 2017 – Partiamo da un presupposto: denunciare un fatto illegale (o presupposto tale) è un preciso dovere di ogni cittadino. Si fa così: ci si rivolge alle autorità competenti e, con la propria faccia, si sottopone alla loro attenzione ciò che noi riteniamo illecito. Nello sport, funziona più o meno nello stesso modo. Ci si rivolge alla procura sportiva e si presenta il ‘caso’. Sempre mettendo nome e cognome. In entrambi i casi, le denunce vengono valutate, si indaga sulla veridicità degli elementi forniti e, se gli inquirenti ritengono che davvero la legge sia stata violata, si procede. Questo è il modo corretto di esercitare i propri diritti di cittadini e servirsi di quelli che vengono genericamente chiamati ‘organi competenti’. In pratica è servirsi di un sistema che mette le garanzie legali davanti a qualsiasi interesse.

Forse il sistema a volte è un po’ lento… Eppure è fatto in modo da garantire un giusto iter ed evitare che si scivoli dalla parola ‘giustizia’ a quella ‘giustizialismo’. Pensate se un giorno, il nostro vicino di casa potesse accusarci di qualsiasi cosa senza che ‘il sistema’ tuteli anche i nostri diritti. Basterebbe una semplice antipatia, una qualsiasi ‘bega’ personale per usare la giustizia a uso e consumo di chi ha il pelo sullo stomaco per farlo.

È notizia recentissima la nascita dell’Odv, si evince dal sito web fise.it in data 3 luglio. Si tratta di un Organo di Vigilanza istituito dalla Federazione Italiana Sport Equestri che si pone obiettivi più che apprezzabili che riportiamo esattamente come ci vengono proposti: «Due tipologie di compiti sono principalmente affidati a questo nuovo soggetto che ha potere di controllo ed indirizzo sull’attività della Federazione e dei suoi vertici. Infatti l’attività federale sia a livello centrale che nelle sue articolazioni regionali, è potenzialmente a rischio per la possibilità che vengano commessi i così detti reati-presupposto ex D. lgs. 231/01 (resti societari, informatici, di riciclaggio, reimpiego o auto riciclaggio, infortunistici nonché di truffa in danno di enti pubblici o contro la pubblica amministrazione, corruzione tra privati ecc.).

Spetta altresì all’Organismo di Vigilanza il compito di vigilare sulla corretta attuazione dei principi statuiti dal Codice Etico della Fise e segnalare le eventuali violazioni dello stesso al fine dell’applicazione delle previste sanzioni disciplinari».

Una Federazione che ponga il rigore morale sulla legalità in forma così strutturata merita plauso ma… scorrendo più sotto troviamo qualcosa che ci trova fortemente contrari: «L’Organismo di Vigilanza ha subito disposto la creazione di apposito indirizzo mail a cui potranno essere inviate – anche in forma anonima – segnalazioni di violazioni di norme, regolamenti, o del codice etico».

Mail in forma anonima? Ma stiamo scherzando? Quale cultura stiamo cercando di promuovere? Quella di un’etica seria e consapevole o quella della guerra beduina, tutti contro tutti, dove basterà inviare una mail anonima (ma le mail poi sono sempre tracciabili…), tutelata nei termini di legge (D. lgs. 196/2003), per gettare un’ombra sulla reputazione di chiunque e per qualsiasi motivo?

E poi, cosa succederà dopo la ‘ricezione’ della denunzia anonima? Ci sarà una task force investigativa che lavorerà a tempo pieno per verificare? Una specie di corpo di para-polizia che sulla giacca al posto di ROS avrà scritto FISE? E con quale titolo potrà investigare?

Che servano norme è pacifico. È altresì certo che l’omertà che vige nel mondo equestre alla fine non faccia bene all’intero comparto. Di sicuro però far passare il concetto che la denuncia anonima abbia lo stesso valore morale di quella fatta firmando con nome e cognome non indica di sicuro la strada verso un reale cambiamento, e alla fine assume il sapore tutto gattopardiano del “Se vogliamo che tutto rimanga com’è, bisogna che tutto cambi”.

di Liana Ayres, Direttore di Cavallo Magazine