Roma: una Coppa delle Nazioni stregata per l’Italia

La gara di Piazza di Siena continua a regalarci dispiaceri molto dolorosi: oggi gli azzurri hanno chiuso all’ultimo posto dopo essere stati a metà prova ancora in corsa per un risultato di vertice

Roma, maggio 2016 – Niente da fare. Nemmeno questa volta è andata. La classifica dice impietosamente che l’Italia in Coppa delle Nazioni a Roma si è classificata all’ultimo posto, in coabitazione con la Svezia (mal comune… ). E’ un responso raggelante, letto così sulla carta. In realtà lo è molto meno avendo visto la gara. O meglio: avendo visto la gara viene da chiedersi perché. Perché oggi è andata così. Come già scritto in altra sede, si respirava un notevole ottimismo nel gruppone azzurro: e anche adesso, a cose fatte, quell’ottimismo continua a sembrare perfettamente giustificato. Infatti la prima manche della Coppa delle Nazioni la chiudevamo con sole 4 penalità, grazie ai due percorsi netti di Emanuele Gaudiano su Caspar (primo dei nostri) e Piergiorgio Bucci su Casallo Z (ultimo), con in mezzo l’errore ciascuno di Lorenzo De Luca su Ensor de Litrange e di Emilio Biocchi su Ares. Quindi un responso del campo che si allineava perfettamente con quello che si pensava: una buona prima manche, molto buona, sia da un punto di vista delle prestazioni sia del risultato dato che con 4 penalità rimanevamo assolutamente in corsa per una posizione di vertice insieme agli Stati Uniti, alla Francia e all’Olanda, e dietro alla Gran Bretagna in testa con zero (dopo di noi Svezia con 8, e Canada e Germania con 9). Poi il crollo nella seconda manche, quando invece ci si sarebbe aspettati addirittura un miglioramento del risultato: si pensava davvero alla possibilità di chiudere a zero, adesso i ragazzi tirano fuori il meglio del meglio, concentrati freddi e calcolatori, tre di loro fanno lo zero e finalmente chiuderemo una Coppa da protagonisti qui a Roma… Invece no, niente di tutto questo: Gaudiano due errori, De Luca uno, Bicocchi addirittura quattro, Bucci due. Fine del sogno. E quindi rimane quella domanda: perché? Intanto diciamo subito una cosa: oggi a Roma è scoppiato il gran caldo e non è un caso che la maggioranza dei cavalli abbia peggiorato il proprio risultato nella seconda manche di gara. Non è una scusa, non è una giustificazione: è solo la constatazione di un dato di fatto. Inoltre: se vai bene nella prima manche vuol dire che quel percorso lo puoi fare bene, che sei preparato per quel livello, che sei a tuo agio su quelle difficoltà, che non hai bisogno di farlo la prima volta per poi migliorarti nella seconda. Se entri e va tutto bene nel primo percorso vuol dire che in quella gara ci sei e ci stai. Se dopo essere andato molto bene nel primo giro vai molto male nel secondo, invece, vuol dire che subentrano fattori diversi da quello puramente tecnico: caratteriali, psicologici, di forma fisica del cavallo, contrattempi di qualche natura e genere. E’ qui che probabilmente va ricercata la motivazione di questo ennesimo fallimento a Roma. Nessuno più dei nostri cavalieri questa gara avrebbe voluto vincerla: sì, vincerla, per quanto possa sembrare quasi ridicolo dirlo di un gruppo di atleti che invece si classifica all’ultimo posto. Ma la verità è proprio questa: i nostri ragazzi oggi volevano vincere. E si sentivano pronti per farlo, come dimostrato nella prima frazione di gara. Poi: metti che la spalla di Emanuele Gaudiano non abbia funzionato a dovere, che Emilio Bicocchi si sia trovato a gestire una situazione imprevista e imprevedibile su un Ares che non sembrava più lui, che Piergiorgio Bucci sia entrato ormai demotivato e scarico anche mentalmente (il suo risultato ormai non avrebbe cambiato le cose più di tanto), ed ecco servito il boccone amaro. Molto amaro, bisogna dire la verità.

27 maggio 2016