Salto ostacoli: una stagione da ricordare

Inizia il 2019, un anno importantissimo per il comparto azzurro: prima di cominciarlo a pieno regime, tuttavia, facciamo il riassunto di un 2018 che ci ha regalato tantissime gioie e qualche delusione

Bologna, mercoledì 2 gennaio 2018 – Ci siamo lasciati alle spalle il 2018. Che anno ha vissuto il salto ostacoli italiano durante quei dodici mesi ormai trascorsi? Partiamo subito con il dire che a inizio stagione gli obiettivi dichiarati per le squadre azzurre guidate da Duccio Bartalucci e da Marco Porro erano tre, di seguito elencati nell’ordine cronologico degli eventi cui si collegavano: primo, onorare al meglio lo Csio di Roma, al quale saremmo giunti come detentori della Coppa delle Nazioni, vinta nel 2017 dopo 32 anni di astinenza; secondo, garantire la permanenza dell’Italia nella Prima Divisione d’Europa di Coppa delle Nazioni; terzo, guadagnare la qualifica alle Olimpiadi in occasione del Campionato del Mondo di Tryon (quindi, implicitamente, disputare un mondiale da molto buono a eccellente).

Tuttavia l’ordine cronologico non è l’ordine di importanza. Da questo punto di vista l’obiettivo principale, da non mancare assolutamente – oseremmo dire quasi vitale – era la permanenza in Prima Divisione: mancarlo avrebbe voluto dire mettere tutto il salto ostacoli italiano in una condizione di sofferenza estrema. Avrebbe voluto dire arrestare quel processo di innegabile crescita sia qualitativa sia quantitativa avviato a partire più o meno dal 2015 e portato avanti con risultati molto positivi – alternati a qualche momento buio, inevitabilmente – che anzi si sarebbe dovuto consolidare sempre di più per poter guardare con fiducia al futuro. Essere esclusi dalla Prima Divisione avrebbe voluto dire non poter partecipare con la squadra ai più importanti concorsi internazionali del mondo facendole perdere contatto con le rappresentative più forti, e nel contempo impedire ai singoli cavalieri impossibilitati a prendere parte al Global Champions Tour di misurare sé stessi – ma più ancora i loro cavalli – davvero ad alto livello. Insomma, sarebbe stato un disastro. Un esito infinitamente peggiore del mancare un buon risultato a Roma, per esempio: lo Csio di Piazza di Siena per noi italiani è ovviamente importantissimo ma altrettanto ovviamente non determina conseguenze di alcun tipo sull’andamento della stagione, se non a livello psicologico e di morale: anche perché proprio a partire dal 2018 il nostro Csio non fa più parte del circuito della Prima Divisione, quindi non ha alcuna incidenza sul cammino della squadra azzurra in vista della permanenza nell’élite delle nazioni del mondo. Mentre al Campionato del Mondo di Tryon saremmo arrivati determinatissimi ad agguantare subito la qualifica olimpica (cosa che siamo riusciti a fare solo una volta, nel 2004, da quando è stato istituito l’obbligo di qualificarsi, cioè dal 1996), sapendo però che in caso di insuccesso ci sarebbe stata una seconda opportunità nel Campionato d’Europa del 2019.

Ebbene, cosa è successo nei fatti? Lo Csio di Roma ha registrato un trionfo azzurro fantastico, epocale letteralmente parlando: non solo l’Italia ha vinto nuovamente la Coppa delle Nazioni (due vittorie consecutive dopo 32 anni di astinenza: cosa da far girare la testa… !), ma un cavaliere italiano ha vinto il Gran Premio Roma per la prima volta dal 1994 (Arnaldo Bologni), e per la seconda dal 1976 (Piero d’Inzeo). Lorenzo de Luca ha firmato un successo meraviglioso, a fronte del quale come non pensare che nel 2017 Alberto Zorzi ha mancato l’identico risultato per un soffio? L’accoppiata Coppa/Gran Premio all’Italia non riusciva proprio dal 1976, con quel gruppo di campioni indimenticabili: Piero e Raimondo d’Inzeo, Vittorio Orlandi e Graziano Mancinelli, con appunto Piero d’Inzeo poi vincitore anche in GP. Hanno risposto 42 anni dopo Luca Marziani, Giulia Martinengo Marquet, Emanuele Gaudiano e Bruno Chimirri, con Lorenzo de Luca in GP. Una pagina di storia, insomma.

Prima Divisione: ce l’abbiamo fatta. In modo sofferto e faticando, ma ce l’abbiamo fatta. Abbiamo chiuso la classifica al penultimo posto lasciando alla Spagna una sgradevolissima retrocessione. Le nostre gare per andare a punti erano Samorin, Sopot, Falsterbo, Hickstead e Dublino. Ne abbiamo fatte due male (Sopot 6° posto e Hickstead 7°), una mediocre (Samorin, 5°), due eccellenti (Falsterbo 4° e Dublino 2°); Falsterbo rappresenta un caso particolare perché alla fine delle due manches eravamo al primo posto: ma a parità con altre tre squadre, e poi in barrage siamo rimasti indietro, ma la gara ‘normale’ ci ha visto in vetta. Salvi, dunque: ma esclusi dalla finale di Barcellona… Sarebbe stato niente di grave rispetto all’importanza dell’obiettivo raggiunto, ma poi la buona sorte ci è venuta incontro: per la finalissima spagnola siamo stati ripescati (grazie a un regolamento che è piuttosto bislacco, come minimo… ), noi e anche la Germania. E come spesso accade nelle storie dello sport azzurro, da negletti che eravamo per poco non ne siamo usciti trionfatori… ! A Barcellona gli azzurri – Luca Marziani, Riccardo Pisani, Bruno Chimirri e Lorenzo de Luca – hanno fatto una gara magnifica arrivando ad avere la vittoria in pugno a due ostacoli dal termine dell’ultimo percorso: purtroppo quegli ultimi due ostacoli sono caduti dandoci così il 4° posto, ma senza minimamente incidere sulla bellezza della prestazione complessiva.

Campionato del Mondo e qualifica olimpica: l’unico vero grande fallimento della stagione. Un fallimento amaro, amarissimo, perché avvenuto non tanto sotto il profilo dello sport quanto a causa di circostanze decisamente sfortunate. A Tryon siamo arrivati nutrendo legittimamente rosee aspettative. Siamo stati subito schiantati: nella prima manche di quella seconda prova che avrebbe assegnato le medaglie a squadre (dopo la prima prova in tabella C il primo giorno) abbiamo perduto Emanuele Gaudiano, il cavallo del quale (Chalou) si infortunava andando a saltare il primo ostacolo del percorso… Siamo rimasti in tre, quindi. E poi definitivamente eliminati quando la punta di diamante della nostra squadra per tutto il 2018 – Tokyo du Soleil con Luca Marziani – si fermava per ben due volte davanti a un muro incorrendo così nell’eliminazione. Due fermate del tutto anomale per un cavallo come Tokyo: poi si saprà che Luca Marziani si era accorto che il cavallo quel giorno non stava benissimo, pur senza poter capire quale fosse la causa di un malessere poi fortunatamente risolto nel giro di poco. Un’amarezza parzialmente controbilanciata dall’imperioso e splendente cammino individuale di Lorenzo de Luca: il campione azzurro è arrivato addirittura a condurre la classifica provvisoria (proprio dopo quella… tragica prima manche della seconda prova) salvo poi attestarsi sul 7° posto finale. Per lui un mondiale da incorniciare: per noi una gioia indimenticabile…

Questo dunque il bilancio della prima squadra: un bilancio in attivo senza alcun dubbio. Anche perché bisogna considerare la perdita o l’assenza di cavalli di valore altissimo: il nostro 2018 ci ha visto privi di Ares (Emilio Bicocchi), Cornetto K e Fair Light van het Heike (Alberto Zorzi), Ensor de Litrange e Armitages Boy (Lorenzo de Luca), Casallo Z e Catwalk (Piergiorgio Bucci), Fine Edition (Giulia Martinengo Marquet). Quale nazione non accuserebbe un colpo del genere? Eppure noi ce la siamo cavata benissimo…

Tra le perle della stagione agonistica 2018 ne va inserita un’altra, lucentissima: la conquista della medaglia d’oro individuale di Giacomo Casadei (16 anni compiuti in settembre… ) alle Olimpiadi giovanili di Buenos Aires. Un risultato formidabile tenuto conto di due aspetti in particolare: il valore simbolico della manifestazione e l’aver gareggiato in sella a cavalli messi a disposizione dal comitato organizzatore e dunque assegnati ai concorrenti mediante sorteggio.  Queste sono state le vere complicazioni dell’impegno, più che l’effettiva difficoltà dei percorsi. Giacomo Casadei ha condotto una gara favolosa, arrivando al barrage finale (una bella pressione, quindi!) e mettendosi in mostra non solo per la bravura in sella ma anche per qualità umane non comuni dimostrate a piedi. La sua medaglia d’oro è un vanto per lui stesso, naturalmente, per i suoi genitori e per tutta l’Italia dello sport equestre.

Rimanendo in ambito giovanile, bisogna poi riconoscere che nel 2018 il Campionato d’Europa per le tre classi d’età – children, juniores, young rider – è stato piuttosto deludente, soprattutto considerando il gran numero di medaglie conquistate negli anni passati: insieme al risultato della squadra seniores nel mondiale di Tryon, questo è l’altro aspetto negativo della stagione ormai trascorsa.

E sempre a proposito di giovani. La Fise ha inviato ai Giochi del Mediterraneo di Barcellona una squadra molto… verde, proprio nell’intento di offrire ai quattro componenti la possibilità di vivere una importante esperienza di campionato in una gara però non estrema per difficoltà e competitività. E il risultato è stato bellissimo: Filippo Bologni (24 anni), Francesca Arioldi (24), Giampiero Garofalo (24) e Matteo Leonardi (22) hanno conquistato la medaglia di bronzo, con Bologni che ha poi disputato una favolosa finale individuale mancando il podio davvero di pochissimo e classificandosi al 5° posto.

Per concludere. Il 2019 sarà per il nostro salto ostacoli un anno cruciale soprattutto perché il Campionato d’Europa è l’ultima possibilità per riuscire ad arrivare ai Giochi Olimpici di Tokyo 2020 (c’è anche un posto assegnato dalla finale di Coppa delle Nazioni di Barcellona: ma speriamo di farcela prima… ). Quello sarà l’obiettivo cui puntare senza troppe perifrasi. Per il resto sarà tutto identico al 2018; Piazza di Siena e la Prima Divisione traguardi immancabili: come sempre. La sfida è eccitante!

OBIETTIVO SUI SINGOLI

Sono tre i cavalieri azzurri che hanno segnato in modo forte la stagione agonistica dell’Italia unendo qualità a quantità. Lorenzo de Luca (31 anni), 7° nel Campionato del Mondo in sella a Irenice Horta e vincitore del Gran Premio Roma su Halifax van het Kluizebos; Alberto Zorzi (29 anni), che in sella a Fair Light e a Contanga è stato grande protagonista nei Gran Premi del Global Champions Tour con una vittoria, un 2° posto e due volte 3°, chiudendo infine al 4° posto della classifica del Tour 2018; Luca Marziani (39 anni), che su Tokyo du Soleil ha prodotto una quantità impressionante di percorsi netti in Coppa delle Nazioni rappresentando una certezza fondamentale per la squadra, per poi finire la stagione con il bellissimo 5° posto nel Gran Premio di Coppa del Mondo a Verona. Alle loro spalle altri eccellenti protagonisti che hanno prodotto picchi altissimi ma con minore continuità soprattutto perché in sella a un minor numero di cavalli. Bruno Chimirri (47), per esempio, autore di una prestazione su Tower Mouche che da sola vale tutta la stagione: il percorso decisivo (lui ultimo a partire) a Roma per la vittoria della Coppa delle Nazioni… Indimenticabile quello zero! Giulia Martinengo Marquet (39) su Verdine ha vinto il suo secondo titolo di campione d’Italia: unica delle tre amazzoni vincitrici dello scudetto tricolore capace di farlo due volte. Ha proposto nella sua Verdine una delle novità più interessanti ad alto livello della stagione: magnifica la sua Coppa delle Nazioni a Roma. Piergiorgio Bucci (43) non ha mai avuto a disposizione il suo fuoriclasse Casallo Z, però ha portato alla ribalta Diesel GP du Bois Madame (9 anni come Verdine) facendo due ottimi Gran Premi del LGCT ad Amburgo e a Cascais: poi un mondiale a Tryon in ombra, ma il valore del cavallo non si discute (il quale tuttavia nel 2019 potrebbe non essere più nella disponibilità del cavaliere azzurro). Emanuele Gaudiano (32) su un Caspar ormai declinante ha fatto parte della squadra che ha vinto a Roma e poi ha partecipato alla spedizione verso Tryon, protagonista di una sfortuna ai limiti dell’incredibile con Chalou (9 anni: ottimi risultati per lui in Gran Premio quest’anno, tra i quali il 2° posto nel GP di Coppa del Mondo a La Coruna) infortunato in campo prima ancora di saltare il primo ostacolo della prima manche della finale a squadre… Luca Moneta (50), che ha iniziato il circuito di Coppa del Mondo 2018/2019 con due ottimi risultati in GP sul piccolo grande Connery. Bellissimi ritorni e/o bellissime scoperte: Massimo Grossato (43) con l’italiano Lazzaro delle Schiave, Michael Cristofoletti (27) con Belony (argento nel campionato d’Italia), Lucia Vizzini (42, ritornata in Coppa delle Nazioni nel 2018 dopo aver messo al mondo due figlie in cinque anni!) con Cabalgaro Z, Riccardo Pisani (37) con Chaclot (cavallo che nel 2019 potrebbe arrivare molto in alto). Peccato per Antonio Alfonso (40) e Paolo Zuvadelli (50), i cui cavalli importanti – e che quest’anno avevano dimostrato di poter ambire a livelli altissimi – sono stati venduti. Ovviamente la vendita più… dolorosa della stagione è stata quella di Ares: ma Emilio Bicocchi (42) si è comunque tolto la soddisfazione di conquistare la medaglia di bronzo nel Campionato d’Italia su Call Me.