Stadio Roma: viaggio a Tor di Valle, da Varenne al degrado!

Stadio Roma: viaggio a Tor di Valle, da Varenne al degrado!

Video As Roma

Roma, 22 feb. – L’Ippodromo Tor di Valle di Roma, progettato dall’Architetto Julio Lafuente, fu inaugurato alla fine 1959, ha vissuto per decenni dei fasti dell’ippica italiana. È stato palcoscenico delle trottate vincenti di Varenne, il cavallo trottare Superstar del trotto mondiale e delle gesta di Mandrake, alias Gigi Proietti nel film  cult “Febbre da Cavallo”. Poi la crisi dell’ippica e la vendita che ha chiuso l’impianto ippico in data 30 gennaio 2013 a seguito dell’accordo per la costruzione di uno stadio di proprietà della AS Roma al posto dell’ippodromo, effettuato il 30 dicembre 2012 ad Orlando, in Florida (USA), tra il presidente della AS Roma James Pallotta, l’amministratore delegato Italo Zanzi e il costruttore Luca Parnasi, proprietario del terreno.

Dal 30 gennaio 2013 la struttura con una superficie di 420.000 m², la tribuna e il parterre capaci di ricevere 50.000 spettatori, con 4.000 posti a sedere e un parcheggio con 4.000 posti macchina, esterno all’ippodromo, è rimasta senza manutenzione e senza controllo di alcun genere. In altre parole in totale balia del tempo e degli incivili che hanno trasformato alcune aree una discarica a cielo aperto. Schiaffi morali per il degrado di un bene pubblico tipico del sistema Italia e per gli addetti ai lavori dellì’ippica italiana per quello che Tor di Valle ha rappresentato per mezzo secolo.

In questi giorni l’ippodromo Tor di valle è tornato al centro dei media per la costruzione dello Stadio As Roma, progetto che pare non decollare a livello istituzionale per vicende comunali legate “procedimento di dichiarazione di interesse culturale” per poi trasformarsi in vincolo ambientale di tutta l’area di Tor di Valle e dintorni da parte della soprintendente all’Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per il Comune di Roma, Margherita Eichberg.

Ma quali sono le reali condizioni di Tor di Valle? Un video dell’As Roma mostra e descrive l’attuale stato di desgrado di Tor di Valle.

“Gia’ all’arrivo la prima immagine è quella del traliccio in acciaio in parte arrugginito con la scritta ‘Ippodromo Tor di Valle’ sovrastante il gabbiotto della vigilanza con il vetro blindato crepato. Poi è subito un percorso tra rifiuti, masserizie accatastate, porte sventrate, muri sbrecciati. La percezione dell’abbandono è evidente, forte. Quelli che una volta erano parcheggi per le auto sono un tappeto di erbacce. Appena superato l’ingresso dell’area interna che porta alle scuderie, sellaio e altre strutture, ecco una cabina telefonica che può ritenersi un reperto, e poi i cumuli di rifiuti. Ma è la zona dove l’ippodromo aveva ragion d’essere, cioe’ la pista di trotto e quella di allenamento- e riscaldamento dei cavalli, quella dove e’ ancor piu’ evidente che l’intero complesso e’ scivolato da anni nell’abbandono totale. Un esempio è quella scala in cemento con corrimano in ferro, dieci gradini partendo dal livello zero, dal piano di calpestio, che poi finisce…nel nulla: oltre l’ultimo gradino c’e’ infatti il vuoto, poco piu’ di un metro d’altezza dal suolo ma pur sempre il vuoto. Una volta quella scala portava all’area rinfreschi dell’ippodromo Tor di Valle, dove gli spettatori si ritrovavano tra una corsa e l’altra. Oggi la tensostruttura e’ a pezzi, i teloni sono sbrindellati per terra, alcuni dei piloni di sostegno in acciaio hanno ceduto. Si vedono porte che una volta dalla struttura in muratura sovrastante l’area si aprivano su ambienti dove ci si ritrovava ed ora si aprono sul vuoto. E a poca distanza ci sono le famose tribune, realizzate nel 1959. Le gradinate sono rovinate, le vetrate che una volta correvano lungo tutto la parte bassa delle gradinate non esistono piu’, i cedimenti strutturali in alcuni punti sono evidenti, e’ stato necessario recintare l’intera area per evitare che qualche incauto possa correre rischi da crolli improvvisi di parti in cemento o ferro. I cartelli di pericolo non mancano, ma la recinzione serve comunque.”

Fonti: As Roma, Agenzia di Stampa Agi