Storie di cavalli: Gessica, Davide e gli elastici

Il mondo dell’equitazione non è fatto solo di sport e risultati agonistici, ma anche di vite che si intrecciano l’un l’altra: come questa che ci racconta un amico incontrato alla 117° Fieracavalli

Milano, 24 novembre 2015 – Fieracavalli è fatta per incontrare gente: quella che conosci da sempre, ma anche altra che non avevi mai visto e trova proprio lì il posto dove incrociare il suo cammino al tuo. E quando succede cosa si fa? ci si racconta, si tirano fuori le cose belle dal cassetto dei ricordi e si condividono con l’altro per capirsi, rassicurarsi del fatto che si sta parlando con qualcuno a cui piace appoggiare i piedi sullo stesso terreno che ami tu.

Davide Visualizzazione di gessy rose.jpgVillagrossi è venuto a salutarci allo stand di Cavallo Magazine e ci ha fatto conoscere la sua Gessica: siamo sicuri che anche voi potrete capire tutte le emozioni che ci sono, lì dietro le sue parole.

Gessica  era nata “in casa” il 4 aprile del 1989 , io avevo 14 anni e siamo cresciuti praticamente insieme.
Era figlia della mia prima cavalla e di uno stallone anglo-arabo, allevata e addestrata da me, siamo stati inseparabili per  quasi 27 anni.  Una vita intera ricca di tante emozioni,  di sfide,  di lacrime e di sorrisi, in cui lei ha saputo con slancio ed entusiasmo restituire e amplificare ogni  scintilla del mio animo.  Ecco perché ho voluto che la tua dedica fosse per lei. Insieme  abbiamo  fatto veramente di tutto: pur non essendo una campionessa,  con lei ho partecipato con soddisfazione per anni a  tanti concorsi di salto ostacoli, di dressage e di completo,  fino alle categorie da primo grado ed è stata una formidabile compagna di  tante  cacce  memorabili e gli aneddoti  da raccontare sarebbero moltissimi.

Gessy aveva personalità da vendere e un carattere solare che la faceva amare da tutti,  per Ester (la sua groom del cuore), era e resta La Principessa.  Possedeva  una  tempra fuori dal comune: a 24 anni è riuscita a superare una doppia frattura del bacino, procuratasi sgroppando al paddock. Quando i veterinari, considerando la guarigione impossibile, avevano già pronta l’iniezione letale e il camion dell’inceneritore stava arrivando in scuderia lei, oramai data per  finita, è uscita dal box al trotto, facendo capire che nonostante tutto lei non mollava: ed è guarita.
Pensandoci,  credo che a salvarla sia stata la scatola degli elastici, sì, gli elastici per la criniera che usavo in concorso; lei deve aver fatto i suoi collegamenti, quelli che molti cavalli fanno prima delle gare. La sera prima infatti, con le lacrime a gli occhi, le avevo e mi ero promesso che sarebbe partita come aveva sempre fatto, presentata “come si deve”.

Fino a notte ero rimasto con lei a coccolarla e a spazzolarla fino a farla brillare, come partisse per una gara …. e lei con la pancia sostenuta dalle balline di truciolo per alleviarle almeno un poco il dolore, vedendo la cassetta degli elastici ha creduto davvero di tornare in gara o in caccia e sono convinto che è stata la botta d’adrenalina dovuta all’idea di partire per un concorso a darle la forza di uscire trottando dal box, pronta a balzare sul van. Il camion dell’inceneritore quella volta ha fatto marcia indietro, e lei nel giro di 4 mesi è tornata a galoppare .

Ha continuato a godersi la pensione fino allo scorso 2 novembre, quando in un pomeriggio di sole si è addormentata serena e con grande dignità nel prato della scuderia. Era il giorno dei morti.
Ha avuto una vita lunga e credo felice, e questo mi da la serenità e la consapevolezza che era giunto il suo momento per lasciarmi .
Mi mancherà per sempre. Ma come mi ha detto un’amica, forse il senso di una fine è proprio la storia che ne raccontiamo. E la sua, è credo una bellissima storia.
Come hai scritto tu, gli amici non ci lasciano mai.
Ti mando qualche foto della mia Gessica, tra le quale anche quella con i fiori che gli amici di scuderia le hanno mandato quando si è salvata dalla frattura del bacino, come ti ho detto era davvero amata. Perdonami se ti ho annoiata con questa storia  e pensare che volevo scriverti solo due righe !!
Un caro saluto, Davide
p.s.: la causa della morte è stata una colica causata probabilmente da un lipoma peduncolato o forse una grossa neoplasia . Inizialmente sembrava una colica “di stagione” e la situazione era sotto controllo ma poi, dopo tutte le terapie del caso, i veterinari hanno avvertito  una massa anomala in addome e prima che il dolore avesse il sopravvento abbiamo deciso di non farla soffrire inutilmente. È stata una scelta davvero dura. E shockante è stata la sua partenza finale. La mattina di martedì, io non ho avuto il coraggio di vedere mentre caricavano la carcassa e prima che levassero il telo che la copriva mi sono rintanato nel suo box. Un minuto dopo, mentre l’argano la sollevava, tutti i 15 cavalli della scuderia, anche quelli nei paddock più lontani hanno nitrito all’ unisono. È stato un saluto che non dimenticherò mai Ho avuto un brivido, e ho pensato :“Era davvero una strega!”
E poi ci sono quelli che dicono che i cavalli non si rendano conto di della morte”

Ma i momenti belli per Davide nascondono quelli dolorosi:

“Posso raccontarti la volta che in concorso, come al solito, sbagliai clamorosamente l’avvicinamento alla gabbia  e Gessy   fece  un freno pazzesco lanciandomi direttamente in un oxer pieno di pannocchi. Io mi rialzai  un po’ stordito, giusto in tempo per vederla, sconcertato,  saltare lo steccato del campo ostacoli balzando direttamente  tra il pubblico…la ripresero in segreteria dove, probabilmente, voleva ritirarsi dalla categoria successiva.
Oppure, la volta che andammo a provare un cross, ma con il grafico sbagliato! era una sue  delle prime uscite,  e  dopo i primi salti facili e il passaggio all’acqua  mi trovai davanti una combinazione  in salita semplicemente  terrificante.  Intanto  l’istruttrice si sbracciava, vedevo che mi faceva dei gesti da lontano, fermati fermatiiii ma Gessica  chi la fermava più? ormai aveva  inquadrato i salti, mi strappò le redini attaccando come fosse  il cavallo di Mark Tood e salì la collina come un missile. Dopo 20  anni  ancora ricordo quella sensazione da montagne russe che mi incollò alla paletta della sella, aveva una forza bruta e la conservò per anni!!

Un ‘altra volta ero in caccia con la Milanese,
Gessy era già avanti di età, e quindi al meet chiesi se sul tracciato  ci fossero ostacoli impegnativi. Risposero di no, tranne una serie di tre fossi, i primi due “diciamo affrontabili” mentre il terzo mi dissero essere “piuttosto grande”, ma se mi fossi portato sul lato desto del campo, lì il fosso si stringeva…

Bene, partiti i segugi via al galoppo check dopo check,  finché arrivammo ai famosi fossi.
Passammo i primi due senza problemi,  mentre galoppavamo verso il terzo  vidi buona parte del field ingolfata proprio dove il fosso si stringeva.
Che fare ? nel giro di un attimo pensai che se mi fossi infilato in quel guazzabuglio di cavalli con quella sciammannata della Gessy, le conseguenze sarebbero potute essere disastrose: decisi di tirare dritto verso il  terzo fosso “piuttosto grande” ma me ne  pentii immediatamente, alzai lo sguardo e fu… il terrore.

 Mi si parava davanti un  fosso di risaia di almeno 3 metri pieno d’acqua, seguito da una banchina: panico puro. Iniziai a pregare che Gessy non partisse grande, e che non franasse la battuta che se non fosse riuscita a coprire la parabola  minimo era un bagno assicurato, e a novembre non sarebbe stato tanto piacevole.

Così mentre io tentavo di mettere una distanza improponibile, che chiaramente non sarebbe mai venuta, lei capì e parve dirmi: “Papi stai calmo, non ti preoccupare: io non ti mollo!”  e  accese il turbo. Saltò quel fosso letteralmente volandolo , e ogni volta che penso a quegli attimi mi viene  la pelle d’oca, indimenticabile. Tra l’altro quella volta staccò affiancata al cavallo della stupendissima Contessa Prinetti, che, seppure non più tanto giovane  passò,  ovviamente  con stile perfetto e  noncuranza quel fosso  “piuttosto grande”: una sorta di visione celeste. 

Sull’ altra sponda la Contessa  fece i complimenti alla mia grigia e confesso che  il mio orgoglio crebbe enormemente; ma non tanto quanto la riconoscenza per la vecchia Gessy, che mi aveva portato di là da quel fosso indimenticabilmente… “piuttosto grande”!

Davide Villagrossi

24 novembre 2015

 

Visualizzazione di gessy rose.jpg

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