Svezia: i cavalli funzionano meglio della falciatura, per i prati

Il dato può sembrare la scoperta dell’acqua calda, ma ha il pregio di essere stato scientificamente provato da un team di ricercatori dell’Università svedese di scienze agrarie: i campi pascolati dai cavalli presentano più nutrienti  rispetto alle aree falciate, e sono più ricchi in biodiversità

Uppsala, 5 agosto 2019 – Uno studio svedese, durato due anni e mezzo, e ha dimostrato che il pascolo dei cavalli ha diversificato la composizione chimica degli elementi nutritivi presenti in un prato in misura maggiore rispetto a quelli su cui viene effettuata una regolare falciatura periodica e li ha arricchiti in biodiversità.

Il test è stato effettuato in un’area ritenuta adatta per la reintroduzione di cavalli allo stato brado, e i ricercatori sul campo (ah, ah!…) sono stati 12 giovani maschi interi di pony del Gotland, unica razza di pony nativa della Svezia: da notare che lì, a causa del clima, non c’è l’abitudine di tenere gli animali al prato tutto l’anno, siano essi equini, ovini o bovini.

Per questo trovandosi nella necessità di valutare una introduzione di questa pratica anche nel paese scandinavo, i ricercatori (umani, questa volta) dell’Università svedese di scienze agrarie hanno fatto le cose secondo tutti i crismi scientifici: hanno scelto soggetti di una razza locale, rustica e resistente e li hanno organizzati in tre gruppi di quattro cavalli ciascuno che sono stati domiciliati, per così dire in tre diversi recinti.

I cavalli non hanno ricevuto nessuna razione aggiuntiva per la durata dell’esperimento, ma avevano a disposizione un blocco di sale e sono stati regolarmente sverminati

I tre recinti erano rispettivamente di 13, 11 e 10 ettari e comprendevano ognuno circa un terzo di pascolo e due terzi di terreno boschivo; l’acqua era diponibile in abbeveratoi automatici e in corsi d’acqua nella foresta, anche durante l’inverno.  Ogni recinto conteneva anche tre aree delimitate in cui non veniva effettuato il pascolo ma erano falciate ogni mese, e i tre gruppi di cavalli sono stati ruotati nei tre diversi recinti.

I campioni di foraggio, terreno e anche delle fiante venivano regolarmente prelevate per le analisi, perché  il contenuto di nutrienti negli escrementi dei cavalli è correlato al contenuto di nutrienti nei pascoli e può essere utilizzato per stimare approssimativamente la qualità di quelli su cui si trovano gli animali.

Risultati finali?  “Le concentrazioni di energia e proteine ​​e la disponibilità di erba sono aumentate nelle aree pascolate dai cavalli, ma sono diminuite dove è stata falciata l’erba; nelle condizioni studiate, il contenuto proteico dei pascoli era sufficiente per soddisfare le esigenze dei cavalli durante tutto l’anno, mentre il contenuto energetico e la disponibilità dei pascoli potrebbero essere stati limitati in inverno”.

Per quanto si ritenga necessario uno studio più lungo  per valutare correttamente l’impatto dei cavalli sulla qualità dei pascoli sul lungo termine, i ricercatori riferiscono che quello effettuato ha indicato chiaramente che tenuti al pascolo tutto l’anno rendono possibile un aumento della biodiversità nell’area da loro “curata”, anche in Svezia.

Potete leggere lo studio completo qui, ma riassumendo brutalmente: i cavalli fanno bene (anche) all’ambiente, quindi gli allevatori che li tengono al pascolo sarebbero da premiare.