Tanti piccoli re

Il Rinascimento italiano è il periodo storico che parla di ricchezza e di un fermento culturale all’insegna della pluralità come pochi ce ne sono stati nella storia…L’editoriale di Cavallo Magazine di dicembre 2016 dalla penna di Liana Ayres 

Il Rinascimento italiano è il periodo storico che parla di ricchezza e di un fermento culturale all’insegna della pluralità come pochi ce ne sono stati nella storia. Da tante realtà sono nate nuove idee, dalle rivalità politiche sono scaturite insperabili eccellenze e intellighenzie che ci hanno fatto grandi nel mondo.

A pensarci bene, in quel tempo di giganti, il detto divide et impera ha per una volta dimostrato

la propria fallibilità… La bizzarra riflessione che ha scatenato nella mia mente questo excursus storico mi si è presentata allo stand del nostro giornale a Fieracavalli: esattamente un anno prima, nello stesso salottino bianco avevamo invitato i presidenti delle maggiori Federazioni equestri, degli

Enti di promozione sportiva e di alcune associazioni per proporre loro un tema comune. Ovvero

unire le forze per riportare i grandi numeri all’intero compartodel nostro sport.

Ebbene, a 12 mesi di distanza, neanche uno dei piccoli re ha ceduto la propria corona in nome del bene comune per un regno più grande. Ciascuno è rimasto al remo della propria barchetta e ha continuato a vogare nella propria direzione. A volte parallela, ora convergente, molto spesso totalmente divergente. Il che ci porta a un discorso di massa critica e visibilità che pochi sembrano voler capire fino in fondo. Fino a quando gli sport equestri rimarranno frammentati

in mille sigle, rendere il settore veramente appetibile per sponsor e pubblico sarà sempre

più difficile. Così come sarà sempre più complesso dare uniformità a un movimento equestre che, nel suo individualismo, ha necessità di riconoscersi in una cosa sola. Troppe sigle, troppi enti? Ma no, il problema non è neppure questo. La pluralità è l’anima del dibattito e con il dibattito si cresce

più solidi… Semmai ciò che manca è una visione d’insieme, una regia complessiva condivisa: una unità di intenti. Tutto il tempo che ogni ente e ogni federazione spreca per la ‘competizione all’ultima patente’ è perso a svantaggio dello sport, dei cavalli e delle pregevolissime mission che ciascuno porta avanti.

Si ha spesso la sensazione che dietro a ogni ente di promozione, a ogni federazione, ci sia solo un

mero interesse per creare un modesto circolo di denaro/associati con mire spesso miopi.

Così, senza alcuna pretesa, conscia della sempre mia modestissima opinione, vorrei lanciare un’idea provocatoria. Invito tutte le associazioni, federazioni ed enti di promozione a emettere tutti la stessa patente con scritta un’unica sigla: CAVALLO.

Ognuno ‘incassi’ pure il proprio, ma che tutti inizino davvero a lavorare per lo stesso obiettivo.

La pluralità rinascimentale ha fatto da propulsore verso la modernità, tuttavia anche l’univocità

dell’Impero…

Cavallo Magazine 361 dicembre 2016  è in edicola!  

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