Tunisia: un piccolo, grande paese sempre in sella

Sabato 27 luglio 2019 le esequie di Béji Caïd Essebsi, morto a 92 anni, che è stato il primo presidente democraticamente eletto della Tunisia: una giornata di commozione e orgoglio per tutto il paese, i suoi cittadini e i loro amici. Al corteo funebre una scorta d’onore di cavalli Berberi

Cartagine, 29 luglio 2019 – Un corteo funebre con tanti magnifici cavalli Berberi: è quello che ha accompagnato nel suo ulimo viaggio Béji Caïd Essebsi, quinto presidente della Repubblica tunisina e primo scelto con libere elezioni dal popolo del paese nord-africano, morto a 92 anni il 25 luglio scorso.

Di lontane origini sarde (il suo bisnonno era stato rapito in Sardegna dai pirati tunisini all’inizio del XIX secolo), Béji Caïd Essebsi era una persona rispettata e amata, simbolo e protagonista della rinascita tunisina.

Ma che fa parte di un mondo a noi poco conosciuto: noi italiani raramente concentriamo la nostra attenzione su quel che succede a sud della penisola, al di là di quel braccio di mare che può sembrare così stretto – o così terribilmente ampio, dipende tutto dal punto di vista da dove lo si guarda.

Per questo è bello  avere degli amici laggiù che ci aiutino a notare cosa succede, e per noi tale è Gabriella Incisa di Camerana: da più di 20 anni in Tunisia, gestisce il centro ippico di Mahdia, ama profondamente il paese che la ospita e ha sentito nel cuore quella cerimonia, che ci racconta con tanta partecipazione.

«Quando la televisione nazionale tunisina ha trasmesso in diretta, questo sabato 27 luglio, le esequie di Béji Caïd Essebsi», ci dice Gabriella, «ho subito pensato che l’esercito di terracotta dell’imperatore cinese Qin Shi Huang avesse preso vita, come per incanto. Tra due ali di cavalli Berberi scalpitanti, il feretro del primo presidente democraticamente eletto a suffragio universale, dopo la Rivoluzione dei Gelsomini nel 2011, è stato accompagnato alla sua dimora eterna con un lungo corteo nell’affetto e nel rispetto di tutti, grandi e piccini, capi di stato e gente comune».

Come era l’atmosfera attorno al corteo?

«Dalla folla commossa, assiepata compostamente lungo il percorso, si sono udite mescolate armoniosamente grida, pie invocazioni e accenni dell’inno nazionale. Gli zoccoli dei cavalli sul selciato hanno scandito gli youyous, quella sorta di gridolini acuti e modulati, tipici delle donne maghrebine durante i matrimoni, già descritti da Erodoto, storico e geografo greco del I° secolo a.C.».

Che cavalli sono quelli che hanno composto la scorta al feretro di Béji Caïd Essebsi?

«Questi cavalli fanno parte del Reggimento d’Onore che si trova nel quartiere della Manouba, nel cuore della capitale tunisina. Un luogo privilegiato, non solo militare ma anche culturale, artistico e sopratutto ippico ed equestre. Questo reparto, che ha come missione specifica la conservazione e la perpetuazione delle tradizioni equestri, ha una scuola di musica e un centro di addestramento di cavalleria. La musica, da sempre, ha accompagnato i guerrieri dall’alba dei tempi, con i loro cavalli, elefanti, cammelli e dromedari. Una parata d’onore» continua la nostra amica «degna di un re d’altri tempi, partita dal palazzo di Cartagine, città che Didone fondò là proprio dove trovò il cranio di un cavallo, simbolo di forza e libertà, rappresentato in seguito sulle monete della provincia tunisina di epoca romana.  Degna di un piccolo, grande Paese che, lottando per il suo percorso democratico, ha dato prova di essere superiore alla somma dei suoi componenti».