USA: anche lì scandalo per la carne di cavallo nascosta nel macinato

Una ricerca della Chapman University ha riscontrato 10 casi di falsa dichiarazione in etichetta su 48 campioni esaminati

Sacramento, agosto 2015 – I ricercatori  del Programma di Scienze dell’Alimentazione dell‘Università di Chapman (Orange, California) hanno condotto due studi sulla  carne messa in vendita nei supermercati statunitensi: uno riguardo l’identificazione delle specie animali presenti nella carne macinata, l’altro sulla etichettatura della selvaggina.

Purtroppo entrambe le ricerche hanno evidenziato l’esistenza di carni non dichiarate in etichetta nei prodotti: nel caso della identificazione delle specie contenute nella carne macinata sono stati analizzati 48 campioni di cui 10  etichettati in modo incongruo. Di questi 10, 9 contenevano altri tipi di carne non dichiarati in etichetta e di questi 2 contenevano carne di cavallo, la cui vendita negli Stati Uniti è illegale.

Un’etichettatura accidentalmente scorretta può verificarsi quando una azienda commercializza carni differenti utilizzando le stesse strutture produttive senza una adeguata pulizia tra un lotto di carne e l’altro. Ma lo studio ha osservato esplicitamente  la possibilità che specie animali a basso costo vengano volutamente mescolate a quelle più pregiate per ottenere un guadagno economico.

Il secondo studio, quello focalizzato sulla selvaggina, ha esaminato 54 campioni di carne venduti al dettaglio, rappresentanti 22 diversi tipi di prodotto dichiarato in etichetta: i risultati delle analisi hanno evidenziato 10 casi di etichettatura scorretta. Nello specifico: due prodotti venduti come carne di bisonte e di yak sono risultati essere bovini domestici, uno spacciato per orso nero era in realtà castoro e uno dichiarato fagiano era una semplice faraona.

Negli Stati Uniti lo scandalo europeo della carne di cavallo del 2012 non aveva sollevato particolari preoccupazioni.

Promette diversamente lo studio della Chapman University che ha sottolineato il rischio insito in questi casi: non solo un inganno nei confronti del consumatore che ha il diritto di sapere da chi proviene la carne che mangia, ma anche un potenziale rischio igienico sanitario derivante dalla non controllabilità della filiera produttiva.

Fonte: GreenMe

26 agosto 2015