Di nuovo liberi. A Chernobyl


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Bologna, 26 aprile 2021 – Le autorità ucraine hanno spiegato che l’area di Chernobyl, conosciuta come ‘zona di esclusione’ sarà inadatta alla vita dell’uomo per i prossimi 24mila anni. 26 aprile 1986. Era la 1:23:45 di notte. E il mondo doveva scoprire che le atomiche di Hiroshima e Nagasaki non erano state nulla a confronto. Il disastro nucleare che compie oggi 35 anni ha fatto un numero impressionante di vittime. Che forse non conosceremo mai. Alcuni studi parlano di 1 milione di persone, ma la comunità scientifica internazionale non si è mai espressa in merito. Tutto quello che circondava la centrale nucleare fu evacuato, bonificato, decontaminato e una larga area fu perimetrata. Niente e nessuno entrava o usciva. Almeno fino a quando, alcuni documentaristi, hanno video-testimoniato la presenza di animali. Rinselvatichiti. Sopravvissuti. Spesso chiamati fantasmi. In pratica animali che forse sfuggiti allo sterminio di bonifica o forse penetrati nella zona di esclusione, vi si sono insediati. La flora e la fauna si sono re-impossessati di quello che l’uomo aveva abbandonato in fretta e furia. E tra gli animali avvistati, ecco spuntare il più primordiale degli equini: il cavallo di Przewalski. Il cavallo che è passato attraverso i millenni e perfino attraverso un disastro nucleare. Mostrando di che tempra è fatto e come, anche in questo caso, ha saputo adattarsi all’ambiente anche senza l’uomo. In realtà è un fatto che fa molto riflettere. Il Przewalski (alcuni documentristi sostengono si tratti di Tarpan), dopo aver rischiato di scomparire ed estinguersi per la difficile convivenza con l’uomo, proprio grazie a un disastro nucleare ha riguadagnato lo spazio che gli serve per vivere. Uno spazio così inquinato e pericoloso quello di Chernobyl da essere considerato inadatto per l’uomo per i prossimi 24mila anni…