Monta iberica: una lettera dal Sicab


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Siviglia, 23 novembre 2021 -  Se c'è un motivo per cui le fiere, se non ci fossero, bisognerebbe inventarle è che lì in quei contesti è facile conoscere persone nuove.
Come il Sicab in Spagna o l'ultima Fieracavalli ad esempio. Dove nel nostro stand si sono succeduti quasi ininterrottamente tanti ospiti diversi, che magari difficilmente avremmo incontrato altrove. Uno di questi è stato Paolo Destefanis, allevatore torinese di cavalli di Pura Razza Spagnola. Che subito dopo Verona è andato al Salón Internacional del Caballo, a Siviglia: la più importante manifestazione dedicata dalla Spagna ai suoi cavalli.
Da lì Paolo ha tornato a pensare a noi, e ci ha scritto una lettera, una serie di pensieri nati guardando cavalli, amazzoni e cavalieri iberici.
Condividiamo queste righe con voi. "Le polemiche e i problemi  lasciano l’amaro in bocca a chi è realmente appassionato dei cavalli di Spagna. Riguardo al SICAB, oltre ad aver incontrato quasi solo persone realmente preparate ed APPASSIONATE (lascio il maiuscolo originale, n.d.a.) ho avuto un lungo momento di riflessione mentre mi trovavo , ospite di uno dei tanti amici sinceri che ho in Andalusia, in un soppalco da dove si vedeva la pista con i cavalli ed il coinvolgimento della gente. Mi è tornata in mente la nostra chiacchierata e mi sono reso conto che non era stata completa perché ammirando i cavalli (montati o portati a mano), i cavalieri, i preparatori ho avuto un susseguirsi di emozioni. E ho capito ancora di più cosa c’è di bello nel rapporto uomo/cavallo, soprattutto tra cavalli Andalusi e cavalieri (o presentatori), ampliando il mio pensiero sul rapporto tra di loro come a quello tra due ballerini.
Quando si esibiscono due ballerini, vogliono apparire bravi e belli il più possibile.
E fanno di tutto per esserlo in perfetta sincronia di movimenti, in un continuo dialogo silenzioso, per comunicare senza che gli spettatori se ne avvedano. Quando provano si concedono l’un l’altro di sbagliare, ma il livello di capacità deve essere simile. Altrimenti uno si stufa ed inizia a incrinarsi il rapporto: se pesti troppo i piedi al tuo partner il ballo non è piacevole per nessuno.
Ci deve sempre essere un ballerino che “guida” e l’altro deve farsi guidare, in un chiaro gioco delle parti che deve rimanere tale nel tempo.
Se uno dei due non è sufficientemente preparato e continua a commettere errori il rapporto piano piano si altera, fino a non sopportarsi più a vicenda. È sempre un ballerino esperto che insegna a un principiante. Questo però deve accettare gli insegnamenti senza pensare di saper già fare, altrimenti l’allievo non progredisce e l’insegnante perde l’entusiasmo.
Quando un ballerino pensa di essere un campione e non lo è, fa solamente  brutte figure e le fa fare anche al suo partner.
Il ballo di coppia è bello anche in forma non agonistica, l’importante è conoscere bene le proprie capacità e non andare troppo oltre.
Insomma, le analogie tra rapporto cavallo/cavaliere e ballerini sono innumerevoli.
Forse se anche noi, come i miei amici spagnoli, trattassimo i nostri cavalli come compagni di ballo, per divertirci e far divertire chi ci guarda in una competizione o in una esibizione, saremmo tutti più sereni.
Ecco, in tutta questa mia riflessione mi è venuta in mente la nostra chiacchierata a Fieracavalli e mi sono ripromesso di condividerla al mio rientro. Chiaramente è solo una sintesi, ma spero di aver fatto capire cosa mi è passato per la mente mentre sorseggiavo un buon vino andaluso ed ammiravo cavalli bellissimi". E' vero, è verissimo Paolo: dovremmo ambire ad avere la leggerezza e la grazia di due ballerini, con i nostri cavalli. Sarebbe veramente uno spettacolo molto più bello: per tutti.