Completamente completo

Uno sguardo retrospettivo per gustare qualche assaggio di ciò che è accaduto prima di Tokyo 2020 nella specialità più faticosa e… completa tra quelle dello sport equestre

(ph. Libby Law/FEI)

Bologna, giovedì 29 luglio 2021 – Archiviato il programma riservato al dressage, oggi a Tokyo è andato in scena il debutto della competizione olimpica di completo con la visita veterinaria a partire dalle 9.30 locali, dunque le 2.30 italiane. Domani e sabato sarà la volta della prova di addestramento, domenica il cross, infine lunedì 2 agosto la prova di salto ostacoli.

Ma prima di vivere l’attualità, e dunque ciò che succederà nei giorni che ci aspettano, può essere interessante volgere lo sguardo alle nostre spalle e scoprire qualche curiosità in ciò che è già accaduto, così da calarci al meglio nell’atmosfera della grande competizione a cinque cerchi.

STOCCOLMA 1912
Prima edizione in cui lo sport equestre è presente in forma ufficiale come disciplina olimpica. In completo ventisette concorrenti, sette nazioni, sette squadre. Italia assente. I concorrenti dovevano essere esclusivamente ufficiali in sella a cavalli di proprietà dell’arma di appartenenza. Cinque giornate di gara. Primo giorno: prova di fondo di 55 km da compiersi in 4 ore comprendente un percorso di cross di 5 km (15 minuti) su 12 ostacoli. Secondo giorno: riposo. Terzo giorno: steeplechase su 3.500 mt in 5 minuti e 50 secondi con 10 ostacoli. Quarto giorno: salto ostacoli su un percorso di 15 ostacoli di altezza massima 1.30. Quinto giorno: addestramento.

ANVERSA 1920
Venticinque concorrenti, otto nazioni, sei squadre. Soppressa la prova di addestramento: sostituita da una marcia aggiuntiva di 20 km. Italia medaglia d’argento con Ettore Caffaratti su Caniche (bronzo individuale), Garibaldi Spighi su Otello, Giulio Cacciandra su Facetto, Carlo Asinari di San Marzano su Savari: tutti loro tranne Spighi compongono la squadra medaglia di bronzo in salto ostacoli (con anche Alessandro Alvisi). Caffaratti stabilisce così un record: tre medaglie!

PARIGI 1924
Quarantaquattro concorrenti, tredici nazioni, dieci squadre. Cambia il formato della prova di campagna, che poi verrà mantenuto a lungo: marcia di 7 km, steeplechase di 4 km, marcia di 15 km, cross di 8 km e 36 ostacoli di altezza massima 1.15 e larghezza massima 3.50, galoppo libero di 2 km. Italia medaglia di bronzo con Alberto Lombardi su Pimplio, Alessandro Alvisi su Capiligio, Emanuele Beraudo di Pralormo su Mount Felix, Tommaso Lequio su Torena.

AMSTERDAM 1928
Si passa a tre binomi componenti ciascuna squadra (anche per il salto e per il dressage). Quarantasei concorrenti, diciassette nazioni, quattordici squadre tutte eliminate tranne le tre sul podio (Olanda, Norvegia, Polonia). Italia con Giuseppe Valenzano su Jaddo, Eugenio Cerboneschi su Derna, Tommaso Lequio su Urisko.

LOS ANGELES 1932
La crisi economica e la lontananza della costa ovest degli Stati Uniti dall’Europa hanno rappresentato un grande freno per la partecipazione: in completo solo quattordici concorrenti in rappresentanza di cinque nazioni e quattro squadre. Italia assente.

BERLINO 1936
Cinquanta concorrenti, diciannove nazioni, quattordici squadre. Italia eliminata (come altre nove squadre… ) con Dino Ferruzzi su Manola, Ranieri di Campello su Inn, Giuseppe Chiantia su Dardo. Percorso di cross tremendo per difficoltà degli ostacoli e condizioni del terreno. Non essendoci limiti di tempo nella prova di fondo, due squadre tra le sole quattro che hanno portato a termine la prova sono andate in classifica con punteggi astronomici: Gran Bretagna al terzo posto con 9.195,50 punti, Cecoslovacchia al quarto con 18.952,70 (Germania oro con 676,65, Polonia argento con 991,70), entrambe a causa della caduta di un cavaliere in cross e la conseguente attesa per poter riprendere il cavallo fuggito in piena libertà… ! Il vincitore dell’oro individuale, Ludwig Stubbendorff (tedesco, su Nurmi) morirà in guerra il 17 agosto 1941 in Russia a 35 anni.

LONDRA 1948
Quarantacinque concorrenti, sedici nazioni, quattordici squadre. Le altezze degli ostacoli in cross e in salto ostacoli salgono fino a 1.20, ma le distanze dello steeple e delle marce si riducono leggermente. Sono le Olimpiadi della ripresa dopo la catastrofe della guerra, ma famose – in completo – anche per un grave disguido che colpirà alcune squadre tra cui l’Italia. Nella prova di salto ostacoli c’era in una linea leggermente spezzata un passaggio obbligato costituito da un vaso di fiori che il concorrente doveva lasciare alla sua sinistra, passandolo quindi a destra. Ma dopo che i concorrenti avevano già effettuato la ricognizione la disposizione cambiava: il vaso doveva essere superato a sinistra, rimanendo dunque alla destra del cavaliere. Il nuovo tracciato tuttavia non veniva corretto sul foglio esposto alla bell’e meglio in campo prova: alcuni cavalieri ne venivano informati, altri no. Il nostro Eugenio Montessoro era uno di quelli rimasti all’oscuro: con Tic Tac teneva il vaso alla sua sinistra e veniva dunque eliminato, e con lui la squadra che perdeva così una possibile medaglia di bronzo grazie anche alla eccellente prova di Fabio Mangilli su Guerriero da Capestrano (infine 8°) e Raimondo d’Inzeo su Regate (30°).

HELSINKI 1952
Cinquantanove concorrenti, ventuno nazioni, diciannove squadre. La presenza dei civili comincia ad assumere una certa consistenza: Canada, Germania, Olanda e Stati Uniti non hanno alcun militare in squadra, mentre Gran Bretagna e Irlanda sono… miste. L’Italia non termina la prova a causa delle eliminazioni in cross di Lucio Manzin su Golden Mount e di Salvatore Oppes su Champagne; invece Piero d’Inzeo (che gareggia anche in salto ostacoli) in sella a Pagoro perde la medaglia d’argento a causa di una volta (volontaria) davanti a un ostacolo in cross…

STOCCOLMA 1956
Cinquantasette concorrenti, ventinove nazioni, diciotto squadre. Una ottima squadra azzurra chiude al 5° posto con Giancarlo Gutierrez su Winston (7° individuale), Adriano Capuzzo su Tuft of Heather (9°), Giuseppe Molinari su Uccello (32°). Molinari è il primo sottufficiale italiano a partecipare a un’Olimpiade: la Fei aveva aperto ai sottufficiali nel 1952, fino a quel momento tra i militari solo gli ufficiali erano ammessi. Gutierrez e Capuzzo diventeranno grandi nomi dello sport equestre azzurro, ma prevalentemente in salto ostacoli dopo questa esperienza olimpica. Adriano Capuzzo tra l’altro sarà il principale responsabile della formazione di un campione che proprio in questi giorni ci rappresenta a Tokyo alla sua quinta Olimpiade in completo, e cioè Stefano Brecciaroli.

ROMA 1960
Settantatré concorrenti, diciannove nazioni, diciotto squadre. Cambiamento importante: si passa a quattro binomi per squadra (ultima volta nel 1924). Debutta sulla scena internazionale un impianto favoloso: il Centro Equestre Federale dei Pratoni del Vivaro, voluto e realizzato dal presidente della Fise Ranieri di Campello (scomparso purtroppo nel maggio del 1959) proprio in vista del completo olimpico di Roma. L’Italia è al 5° posto con Lucio Tasca su Rahin (12°), Ludovico Nava su Arcidosso (16°), Giovanni Grignolo su Court Hill (26°), Alessandro Argenton su Rainbow Bouncer (eliminato), tutti nomi destinati a grandi storie di sport e di vita nel mondo dei cavalli (e Rahin farà una eccellente carriera in salto ostacoli con Lalla Novo). A proposito di nomi: al 18° posto c’è il tedesco Reiner Klimke, il futuro grande fuoriclasse del dressage mondiale. Leggendaria l’impresa dell’australiano Bill Roycroft. Dopo il cross i suoi tre compagni di squadra occupano le prime tre posizioni (Larry Morgan, Neale Lavis, Brian Crago), senonché il cavallo di Crago non passa la visita: in quel momento la squadra è eliminata perché Roycroft è in ospedale con una clavicola rotta a causa di una caduta in cross…  Saputo del problema di Crago, Roycroft lascia in fretta e furia l’ospedale su responsabilità personale, monta il suo Our Solo in salto ostacoli potendo utilizzare al meglio soltanto un braccio, chiude con un magnifico percorso netto che dà all’Australia la medaglia d’oro!

TOKYO 1964
Quarantotto concorrenti, dodici nazioni, dodici squadre. E’ il trionfo dell’Italia guidata dal marchese Fabio Mangilli: medaglia d’oro a squadre con Paolo Angioni su King, Giuseppe Ravano su Royal Love, Alessandro Argenton su Scottie e con Mauro Checcoli su Surbean vincitore della medaglia d’oro individuale! Record italiano tuttora insuperato quello della conquista di due medaglie d’oro in una specialità dello sport equestre. La statunitense Lana du Pont è la prima donna della storia a competere in un’Olimpiade di completo (argento a squadre, 33° posto individuale). Il tedesco Fritz Ligges è bronzo individuale: più tardi in salto ostacoli sarà il cavaliere di uno dei più grandi stalloni capostipiti della storia del cavallo sportivo, cioè Ramiro. Al 16° posto c’è l’irlandese Tommy Brennan, cavaliere anche di salto ostacoli che in seguito cederà il grigio Ambassador al nostro grande Graziano Mancinelli. Sono in gara grandi nomi del completo internazionale: il francese Jack Le Goff, lo statunitense Michael Plumb, il britannico Richard Meade, ancora l’australiano Bill Roycroft.

CITTA’ DEL MESSICO 1968
Quarantanove concorrenti, tredici nazioni, dodici squadre. L’Italia campione uscente si presenta con gli stessi cavalieri di Tokyo 1964 guidati sempre da Fabio Mangilli: cambiano solo i cavalli di Alessandro Argenton (Diambo de Nora) e di Giuseppe Ravano (Lord Jim). La squadra viene eliminata: durante il cross si scatena un uragano terrificante al punto che l’acqua sommerge alcuni degli ostacoli del percorso, e in questa situazione si trovano Giuseppe Ravano e Mauro Checcoli i quali non riescono fisicamente a terminare la prova. Alessandro Argenton chiude al 16° posto, Paolo Angioni al 23°.

MONACO 1972
Olimpiade segnata tragicamente dall’attentato terroristico palestinese di Settembre Nero il giorno 5 settembre. Difficile parlare di sport al cospetto di diciassette morti: undici atleti israeliani, cinque degli otto terroristi, un poliziotto… Comunque: settantatré concorrenti, diciannove nazioni, diciotto squadre. L’Italia è all’8° posto con Dino Costantini su Lord Jim, Mario Turner su Forgotten Fred, Stefano Angioni su Sauvage e Alessandro Argenton che su Woodland conquista la medaglia d’argento individuale. Oltre a Stefano Angioni, ci sono altri due cavalieri che diventeranno famosi in salto ostacoli: lo svizzero Max Hauri e soprattutto il francese Michel Robert.

MONTREAL 1976
Quarantanove concorrenti, tredici nazioni, dodici squadre. Per la prima volta nella storia il percorso di cross viene disegnato da una donna: la canadese Barbara Kemp. L’Italia è al 4° posto con Federico Roman su Shamrock (9°), Mario Turner su Tempest of Blisland (14°), Alessandro Argenton su Woodland (22°) e Giovanni Bossi su Boston (rit.). Il presidente di giuria è Fabio Mangilli.

MOSCA 1980
Ventotto concorrenti, sei nazioni, sette squadre. Olimpiade boicottata dallo schieramento occidentale riferito agli Stati Uniti (è l’epoca della Guerra Fredda) come protesta contro l’invasione sovietica dell’Afghanistan. Gli azzurri del completo capeggiati da un irriducibile Federico Roman non vogliono rinunciare: partono ugualmente sotto le insegne del Coni e non della Fise in totale autonomia, quindi senza il tecnico federale (in quel momento Lucio Manzin) e senza alcun supporto a sostegno della spedizione. Sarà un trionfo: Federico Roman su Rossinan medaglia d’oro individuale e argento a squadre con Anna Casagrande su Daleye (7°), Mauro Roman su Dourakine (8°), Marina Sciocchetti su Roan de Lechereo (9°).

LOS ANGELES 1984
Quarantotto concorrenti, quindici nazioni, undici squadre. L’Italia del completo torna a Fabio Mangilli, il quale per il ritiro ai Pratoni del Vivaro chiede l’aiuto a Mauro Checcoli quasi nel ruolo di vice allenatore: ma alla fine il campione di Tokyo 64 dimostra di essere pienamente competitivo per tornare in squadra, e a Los Angeles in sella a Spey Cast Boy sfiora una medaglia chiudendo all’8° posto, con Marina Sciocchetti su Master Hunt al 7°, Bartolo Ambrosione su Brick al 30° e Geremia Toia su Semi Valley ritirato. Sulla scena olimpica irrompe il neozelandese Mark Todd: il suo oro individuale è solo il primo di una infinita serie di successi.

SEUL 1988
Cinquanta concorrenti, sedici nazioni, dieci squadre. Per la seconda volta nella storia del completo olimpico il campione uscente riconquista il titolo: Mark Todd (32 anni) è ancora medaglia d’oro individuale, e con lo stesso cavallo, Charisma. L’Italia è eliminata a seguito del forzato ritiro di Cotton End di Ranieri Campello e dell’eliminazione di Boardmans Beauty di Dino Costantini; Bartolo Ambrosione è 11° su Phoenix e Francesco Girardi 22° su Moreado.

BARCELLONA 1992
Ottantadue concorrenti, venticinque nazioni, diciotto squadre. Prova di fondo con marcia di 5.060 metri, steeple di 2.769 metri e 7 ostacoli, marcia di 9.000 metri e cross di 7.410 m e 33 ostacoli. Italia al 13° posto con Lara Villata su Day Light (24° posto), Francesco Girardi su Stormy Weather (56°), Fabio Magni su Passport (ritirato), Federico Roman su Noriac (47°).

ATLANTA 1996
Da questa edizione inizia il meccanismo delle qualifiche olimpiche (valido per tutte e tre le discipline). Novantasette concorrenti, diciannove nazioni, sedici squadre. Due classifiche e due gare: una per gli individuali, una per le squadre. Italia al 12° posto con Lara Villata su Nikki Dow, Nicola Delli Santi su Donizetti, Giacomo Della Chiesa su Diver Dan, Ranieri Campello su Mill Bank. Tra gli individuali Marco Cappai al 13° posto su Night Court e Roberta Gentini al 15° su Zigolo di San Calogero.

SYDNEY 2000
Settantaquattro concorrenti, ventuno nazioni, dodici squadre. Nuovamente due gare. Ottimo 5° posto di Fabio Magni su Cool’n Breezy tra gli individuali, con anche Andrea Verdina su Donizetti al 15° posto. Italia però eliminata con i ritiri di Lara Villata su Rubber Ball e di Giacomo Della Chiesa su Tokyo Joe.

ATENE 2004
Settantacinque concorrenti, ventitré nazioni, quattordici squadre. Decisione a tutti gli effetti epocale: la Fei elimina dalla prova di campagna le due marce e lo steeple. Cambia anche il format: cinque binomi per nazione con il risultato dei migliori tre che conta per la classifica a squadre; i primi venticinque individuali dopo la fine della gara a squadre affrontano una seconda prova di salto ostacoli per le medaglie individuali. Italia al 10° posto con Giovanni Menchi su Hunefer (24° individuale), Stefano Brecciaroli su Cappa Hill (35°), Fabio Magni su Vent d’Arade (48°), Susanna Bordone su Ava (56°).

PECHINO 2008
Settanta concorrenti, ventiquattro nazioni, undici squadre. Italia al 6° posto con Vittoria Panizzon su Rock Model (16° posto), Susanna Bordone su Ava (23°), Roberto Rotatori su Irham de Viages (29°), Stefano Brecciaroli su Cappa Hill (40°), Fabio Magni su Southern King V (41°). Colpisce la vittoria dell’oro individuale e a squadre del tedesco Hinrich Romeike, poiché cavaliere davvero dilettante: di professione dentista a Rendsburg.

LONDRA 2012
Settantaquattro concorrenti, ventidue nazioni, tredici squadre. Italia assente, ma Vittoria Panizzon all’11° posto con Borough Pennyz e Stefano Brecciaroli 19° su Apollo van de Wendi Kurthoeve. Vincendo l’oro individuale, il tedesco Michael Jung diventa il primo cavaliere nella storia a detenere contemporaneamente il titolo di campione continentale, mondiale e olimpico di completo… ! Dal canto suo l’australiano Andrew Hoy raggiunge lo statunitense Mike Plumb in vetta alla classifica per il maggior numero di partecipazioni olimpiche in completo: sette per entrambi!

RIO DE JANEIRO 2016
Sessantacinque concorrenti, ventitré nazioni, tredici squadre. Italia al 9° posto con Stefano Brecciaroli su Apollo van de Wendi Kurthoeve (eliminato), Arianna Schivo su Quefira de l’Ormeau (34°), poi i fratelli Pietro e Luca Roman rispettivamente su Barraduff (23°) e Castlewoods Jake (40°). Impossibile non notare che prima di loro gli unici fratelli a vestire la maglia azzurra in un’Olimpiade di completo erano stati Federico e Mauro Roman, il loro padre e il loro zio… Michael Jung vince il secondo oro individuale consecutivo. Al termine della gara gli è stato chiesto quale sarebbe stato il suo obiettivo a quel punto. Risposta secca: “Tokyo 2020”. Tra qualche giorno sapremo se per lui ci sarà la terza medaglia d’oro…