I numeri non mentono e guardano al futuro

La prova a squadre del paradressage azzurro è andata oggi in archivo con l’ottavo posto su 15 team partenti. Alcune considerazioni su numeri e performance

Il team azzurro del paradressage a Tokyo

Bologna, 29 agosto 2021 – Dall’Italia, senza immagini, capire cosa sia successo nella competizione a squadre a Tokyo per il paradressage azzurro è complesso: possiamo solo affidarci ai numeri. Le percentuali che ci raccontano una trama che cerchiamo di ricostruire.

 

Sara Morganti

Partiamo, com’è logico, dal 79,286 di Sara Morganti e Royal Delight. Una percentuale stellare. Una performance – sono sue le uniche immagini tramesse in Tv fino a ora – che definire maiuscola è sempre poco. Sara e Royalina hanno messo in campo l’esperienza di anni di rettangoli e successi. Di tanto lavoro. Hanno impostato una volata potente e ‘suonato’ la carica per tutti. Anche per noi che seguivamo da casa e avevamo ancora negli occhi la medaglia dell’Individual.

 

Francesca Salvadè

Seconda in rettangolo, nella prima giornata del Team to Freestyle è stata Francesca Salvadè con Oliver Vitz. Un’amazzone esperta, con già all’attivo due Paralympics. In gara però con un cavallo ‘nuovo’. Lontana dal suo Muggy, Francesca ha ottimizzato le enormi potenzialità di Oliver seguendolo e fidandosi. E così ha migliorato la propria percentuale – anche se il rapporto tecnico non sarebbe comparabile – passando dal 66,941% dell’Individual al 68,794% del Team. Non è la prima occasione in cui Francesca mostra una progressione dal primo al secondo giorno. Segno che la qualità c’è tutta e bisogna solo trovare la chiave giusta per lasciarla uscire fin dal primo giorno.

 

Federica Sileoni

È stata la prima azzurra in campo nell’Individual. Ed è stata l’ultima a scendere in rettangolo per il risultato di squadra. Federica Sileoni ha assunto, nel primo e nel secondo caso, un ruolo che porta un peso emotivo enorme. Nel primo caso ci ha regalato un punteggio che forse nessuno si aspettava. 69,048% è tanta roba per una esordiente che arriva alle Paralimpiadi con all’attivo una sola trasferta internazionale. Nel secondo caso, la gara di oggi, con il 65,977% ha mostrato di essere una combattente. Inutile nascondere che in una ripresa tecnicamente meno impegnativa ci si attendeva qualcosa in più… Probabilmente Federica si è trovata in difficoltà per una delle mille variabili che circondano ogni performance sportiva. Burberry non pare aver collaborato come nella prima gara. Ma la storia che leggiamo ora, in un libro senza immagini, è che si tratta di un’atleta giovanissima. Che tradotto in soldoni significa con una potenziale carriera molto lunga davanti a sé. E tutto il tempo per crescere.

E tornando ai numeri, rode un po’ il sorpasso di Germania e Francia. Con pochissimo in più, l’Italia avrebbe chiuso quinta. Posizione fisiologica dietro ai colossi di sempre del paradressage.

Ma i ‘se’ non fanno classifica. Con la gara di Sara Morganti domani e la missione azzurra ancora a Tokyo, il tempo per le valutazioni a freddo deve ancora arrivare. Archiviata la prova, digerita la classifica, esaminati i numeri, l’unica cosa che ha senso è guardare avanti. Abbiamo tre anni di tempo…

 

Carola Semperboni

Lo stesso tempo che avrà anche un’altra componente del team azzurro, che se non è scesa in rettangolo per la squadra, ha comunque contribuito a dare peso alla nostra compagine. Anche Carola Semperboni ha fato la sua parte con Paul. E quando è rimasta fuori dalla squadra, è restata a bordo campo a fare il tifo per le altre. Tre anni saranno preziosi anche per lei.

«Carola è una delle persone più sportive e con spirito di squadra che io abbia mai conosciuto. Se è possibile, l’atteggiamento che ha tenuto, considerata la sua giovanissima età, aumenta ancor di più la stima che ho nei suoi confronti. La prima lezione per uno sportivo è quella di sapere gestire le situazioni e riuscire a restare in squadra anche quando hai una delusione dovuta a una scelta che magari in un primo momento non ti fa piacere».

Questo il commento del tecnico Acerbi che ha riconosciuto alle ‘girls’ tutta la positività dell’impegno che hanno profuso.

«Il bilancio della gara per Team non può che esser che positivo. La squadra si è difesa con i denti. Su quattro ragazze che abbiamo portato, due erano debuttanti assolute. Di più non potevamo chiedere. Rimane l’amarezza di qualche punto perso, ma è tutta una questione di esperienza e sono situazioni che si possono superare con il tempo».

Abbiamotutti numeri che servono e  tre anni di tempo… Non sono tantissimi. Ma usati bene non saranno neanche troppo pochi.

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