Cavalli morti a Volterra: e se fosse stato cianuro?

Italian Horse Protection chiede l’intervento dell’Ospedale fiorentino di Careggi per cercare il cianuro nei campioni prelevati dai cavalli morti per cause misteriose: per Arpat e Università acqua e pascoli sono sicuri

Firenze, 29 aprile 2019 – Italian Horse Protection, che ha visto morire nei mesi scorsi  nove dei suoi cavalli per cause non ancora chiarite, richiama l’attenzione sul caso dopo le analisi effettuate  sull’acqua da Arpat, delle perizie botaniche affidate ad un esperto dell’Università di Firenze e delle indagini condotte dall’Istituto zooprofilattico della Toscana e del Lazio e che hanno dato come risultato “nessuna anomalia”.

Stando così le cose, assume sempre più spessore l’ipotesi  di un avvelenamento volontario da parte di sconosciuti: secondo i diversi enti (IZS Lazio e Toscana, Usl Toscana Nord Ovest, Usl Volterra, Arpat, Carabinieri forestali di Volterra, Regione Toscana e Ministero della Salute) coinvolti nelle indagini sulla morte dei  cavalli affidati al Centro di recupero gestito da IHP a Tignano, avvenute tra gennaio e febbraio, si rafforza dunque l’ipotesi dell’avvelenamento doloso, sebbene dalle evidenze non possa essere data per certa. 

“Ringrazio tutte le istituzioni per il lavoro svolto fino ad oggi e per il coordinamento dei diversi aspetti delle indagini – dice Sonny Richichi, presidente di IHP – Le analisi svolte fino ad oggi restringono il campo, ma purtroppo non ci hanno dato la risposta chiara che speravamo di ottenere e che è invece di fondamentale importanza per l’organizzazione in sicurezza delle nostre attività”.

In particolare non è stata fino ad oggi indagata la eventuale presenza di cianuro nei campioni prelevati dai cavalli morti, come invece IHP si attendeva, proprio per confermare o fugare con certezza l’ipotesi del gesto doloso: nell’incontro di questa mattina è stato stabilito di coinvolgere l’ospedale fiorentino di Careggi nella ricerca del cianuro, nella speranza che i campioni conservati siano ancora fruibili, visto che si tratta di una sostanza estremamente volatile, molto difficile da rintracciare a così tanta distanza dai fatti. 

“Terremo conto degli esiti incoraggianti emersi dalle analisi sulle acque e sui pascoli – prosegue Richichi – per valutare un graduale reinserimento dei cavali al pascolo libero. Certo, non avere una risposta certa sulla causa delle morti suffragata dagli esiti di esami di laboratorio, lascia ancora un margine di dubbio molto ampio che ci impedisce di poter tornare con la dovuta tranquillità ad una gestione ordinaria del Centro di recupero. Non va dimenticato che molti dei cavalli che vivono al Centro sono stati affidati a IHP dalle Procure e sono sotto sequestro giudiziario, il che ci dà una ulteriore responsabilità nel fare scelte particolarmente delicate. La nostra priorità è garantire la sicurezza dei cavalli: per questo li reintrodurremo al pascolo, coerentemente con la nostra filosofia e con l’obiettivo di offrire loro il massimo benessere, ma solo dopo aver svolto ulteriori analisi dei terreni e messo a regime un efficace piano di sicurezza, anche attraverso una capillare rete di videosorveglianza”.