Grazie, prego, letterine e maniscalchi: una storia (quasi) di Natale

Dicono che a Natale siamo tutti più buoni: ma per fortuna c’è chi si ricorda di esserlo anche durante il resto dell’anno…come il signor Baldassarre Barrovecchio, per esempio

Aosta, 23 dicembre 2017 – Sarà che la buona educazione ormai fa notizia come se fosse cosa rara, sarà che a Natale tutti siamo più vulnerabili nei buoni sentimenti, sarà che il signor Barrovecchio di nome fa Baldassarre e quindi con le festività ci va a braccetto ma a noi questa letterina è piaciuta parecchio, anche se non è esattamente una di quelle letterine a Babbo Natale che, tra oggi e domani, imperversano un po’ ovunque.

Perché questa letterina – anzi lettera, con tanto di timbro e firma in calce – l’ha scritta un maturo signore, e non un bambino.

Perché questa lettera non è scritta per chiedere qualcosa, ma per ringraziare qualcuno: nello specifico, due maniscalchi.

Perché i due maniscalchi di cui sopra non è che abbiano fatto chissà quale miracolo – hanno semplicemente eseguito il loro lavoro come va fatto, con cura e perizia e attenzione e professionalità.

Perché oramai non siamo più abituati alla cortesia, alla educazione che avevano insegnato da piccoli che parte anche dal dire “grazie” e “prego“, due paroline piccole piccole ma che implicano riconoscimento e riconoscenza e attenzione (ancora questa attenzione!) verso l’altro.

E allora noi che siamo sentimentali e un po’ retrò pubblichiamo la lettera che il signor Baldassarre Barrovecchio di Aosta ha scritto per ringraziare Michel Favre e Matteo Olivieri, i due giovani maniscalchi che gli hanno sistemato i piedi della sua amatissima grigia, Mon Coeur: che anche il nome della cavalla sembra fatto apposta pe questa piccola storia, breve breve come una letterina di Natale e piena di qualcosa di buono che ci fa stare meglio.

Come il Natale.

Tanti auguri a tutti, auguri di tutte le cose più belle: compresa quella di avere il coraggio di essere davvero un po’ più buoni.