Il bello di Paolo Paini

Quattro esordienti in campo nel prossimo Csio di Roma a Piazza di Siena: tre ragazzi e un uomo, un uomo e un cavaliere la cui storia rappresenta i valori migliori del nostro sport

Bologna, maggio 2016 – Nel gruppo dei cavalieri azzurri selezionati per partecipare al prossimo e imminente Csio di Roma a Piazza di Siena ci sono quattro esordienti. Tre cavalieri e un’amazzone che faranno l’ingresso in quel campo ostacoli per la prima volta nella loro vita per quel concorso. Quel campo ostacoli che in realtà per tutti noi – loro compresi – non è un semplice campo ostacoli: è piuttosto il sogno della nostra esistenza di donne e uomini di cavalli. Facile quindi immaginare quali saranno i pensieri e le sensazioni di Guido Franchi, Michael Cristofoletti, Matilde Bianchi e Paolo Paini durante queste giornate di avvicinamento al concorso più importante d’Italia e della storia dello sport equestre italiano. Ma tra tutti loro c’è una differenza sostanziale: Franchi, Cristofoletti e Bianchi sono molto giovani (nati rispettivamente nel dicembre 1998, marzo 1991, aprile 1994), mentre Paolo Paini è del 1969. In sostanza: quando Guido, Michael e Matilde non erano ancora nati, Paolo faceva già concorsi. E c’è una grande bellezza che emerge nel rilevare tale aspetto per così dire anagrafico di questi quattro protagonisti: la bellezza del nostro sport. La bellezza di uno sport che alla lunga premia sempre il merito (quasi sempre… ), la bellezza di uno sport nel quale non ci si deve mai perdere d’animo, nel quale si deve lavorare giorno per giorno secondo i propri mezzi e le proprie possibilità ma sempre e comunque impegnandosi al massimo e al meglio con fiducia nel proprio progetto e nei propri obiettivi: perché i tempi del nostro sport possono essere lunghi, molto lunghi. I tre ‘ragazzi’ esordienti staranno vivendo adesso l’eccitazione dell’attesa con l’animo fremente di chi non vede l’ora di bruciare le tappe; forse con anche quell’ottimismo un po’ inconsapevole e un po’ incosciente tipico degli anni in cui tutto si ritiene possibile, quando la vita che si ha davanti è un libro aperto sulle pagine del quale ci si aspetta di poter scrivere di tutto semplicemente volendolo; forse penseranno – magari senza volerlo veramente – che questa Piazza di Siena sarà semplicemente la conferma del loro progetto di crescita tecnica e sportiva: grande emozione, quindi, sì, ma nell’ambito di un qualcosa di ancora possibile, non compromesso e dunque vergine, come quando si affronta la vita non ancora toccati dalle delusioni, dalle tristezze, dalle sconfitte, dalle frustrazioni, dalla corruzione di ciò che si credeva semplicemente e naturalmente possibile. Perché sono giovani. Paolo Paini invece pur non essendo vecchio non è più giovane. Lui ha vissuto e le cose le sa. Lui certamente è passato attraverso le tristezze e le delusioni come pure attraverso l’eccitazione e l’entusiasmo. Ci sarà stato magari più di un momento in cui avrà pensato che tutto fosse ormai già detto e fatto, che non ci sarebbe stato più niente di nuovo e niente di meglio, per poi magari subito dopo trovare nuovi stimoli e nuove motivazioni ed essere gratificato semplicemente – ma pienamente – nel montare i suoi cavalli tutti i giorni, godendo di quei piccoli progressi quotidiani vissuti dentro i quattro lati del suo maneggio di casa o del campo ostacoli del concorso normale e di routine. Quando la soddisfazione migliore è quella di sentire i propri cavalli progredire con regolare costanza senza che questo implichi necessariamente un apprezzamento pubblico. Quando la sera si va a letto felici semplicemente perché il lavoro della giornata è andato bene, perché i cavalli hanno saltato bene, perché l’intesa è migliorata, perché la sensazione è che si possa fare qualcosa di più, che ci sia un margine ulteriore. Paolo Paini avrà guardato chissà quante volte Piazza di Siena in televisione o anche da spettatore sul posto, ma a bordo pista; e forse da bambino si sarà emozionato al solo pensiero di quel campo ostacoli dentro il quale succedevano cose che anche lui avrà sognato di poter fare un giorno. Poi la sua carriera di cavaliere si è sviluppata con un forte senso di applicazione e con una chiara determinazione: ma senza cavalli stratosferici, senza spese folli, senza progetti improponibili. Cavalli giovani, meglio se italiani, molto lavoro, la condivisione di tutto con Fabrizia Stefani, una compagna meravigliosa e perfettamente allineata (non sarebbe potuto essere che così, del resto) ai toni e ai modi e ai contenuti di una vita che si struttura su queste basi solide, concrete e realistiche. E il tempo passa. E i pensieri si fanno. E le cose accadono. E quindi poi succede una cosa. Succede che lentamente e progressivamente tutti gli ingredienti si amalgamano formando qualcosa di diverso dalle singole individualità di partenza: i cavalli del gruppo crescono e migliorano, la situazione della scuderia è tale per cui si può pensare di salire quel gradino di più e poi due gradini di più, la certezza di trovarsi nel posto giusto nel momento giusto, la certezza del fatto che il lavoro immesso sui cavalli si è trasformato in carburante utile a una lunga autonomia… Ed ecco quello che accade: Paolo Paini comincia a mettere in fila stagioni agonistiche senza particolari acuti ma tutte caratterizzate da quella consistenza e da quella costanza di rendimento che per qualsiasi cavaliere rappresentano la soddisfazione più grande. La conseguenza di tutto questo Paolo Paini se la godrà giovedì prossimo quando entrerà in Piazza di Siena per la prima gara del suo primo Csio di Roma. E a quel punto potrà succedere di tutto: per ipotesi i risultati sul campo potranno essere negativi (non lo si può escludere ma non è da credere), mediocri, buoni, eccellenti. Nessuna di queste eventualità però potrà condizionare nemmeno a posteriori la soddisfazione che un uomo di quarantasei anni sta assaporando oggi per la prima volta dopo almeno trent’anni di sport vissuto, più che praticato. Tutto quello che è accaduto in questi trent’anni rende possibile oggi apprezzare in modo completo e totale ciò che si è costruito e il risultato prodotto. E dunque la storia di cui si sta parlando non è solo la storia di Paolo Paini: è una storia simbolica, che rappresenta i valori migliori del nostro sport, che rappresenta tutti coloro i quali in questo credono, che rappresenta amazzoni e cavalieri che come Paolo Paini lavorano con passione e dedizione magari non ancora riconosciute e valorizzate ma che prima o poi porteranno a frutti maturi e gustosi. Giovedì prossimo quattro esordienti entreranno in Piazza di Siena per lo Csio d’Italia: tre ragazzi che si affacciano alla vita e un uomo che la vita l’ha già molto vissuta. Ma per tutti e quattro sarà una prima volta.

20 maggio 2016