Quale Campionato d’Italia?

Comincia domani la manifestazione tricolore di salto ostacoli sui terreni dell’Arezzo Equestrian Centre: chi succederà a Emilio Bicocchi, campione uscente? Lo vedremo. Intanto però facciamo qualche riflessione…

Bologna, 19 aprile 2017 – Sulla carta il Campionato d’Italia di salto ostacoli assoluto dovrebbe essere questo: la più importante manifestazione agonistica nazionale della specialità. Sulla carta. Ma sul campo? Il tema è delicato e annoso allo stesso tempo. Il Campionato d’Italia (parentesi: ma perché ci si intestardisce a dire “i campionati italiani”?) è sempre stato sballottato a destra e a sinistra chiedendogli di essere ora una cosa ora l’altra. E non soddisfacendo mai nessuno fino in fondo. Il punto dolente è sempre lo stesso: fare in modo che vi partecipino i migliori cavalieri, in teoria anche con i migliori cavalli ma almeno basterebbero i migliori cavalieri… dato che i cavalli, si sa, oggi sono sottoposti a tali e tanti impegni che trovare il buchetto disponibile in agenda spesso è impossibile. E si badi bene: non è un problema solo italiano, se si pensa che perfino la Fei diversi anni or sono aveva proposto di istituire un fine settimana senza nemmeno un solo concorso internazionale in calendario, in modo da permettere a tutte le federazioni nazionali di organizzare il proprio campionato. Proposta caduta nel nulla e mai applicata, ovviamente. Però utile a dimostrare che più o meno ovunque il problema era ed è tuttora sentito e reale.

Noi in Italia abbiamo adottato diverse strategie nel corso del tempo. Per esempio, autunno. Per fare in modo di avere i cavalli perfettamente in forma, in pieno ritmo-gara, facciamo il campionato in settembre. No, non va bene: i cavalli sono stanchi, in più non c’è alcun obiettivo al quale finalizzare il campionato dato che poi la stagione all’aperto è quasi finita. Ah, perché bisogna finalizzare il Campionato d’Italia a qualcosa d’altro? Non è una gara che vale di per sé stessa? Bene, allora spostiamolo in primavera e facciamolo diventare selezione per Piazza di Siena. No, non va bene: i cavalli devono forzare e anticipare la preparazione, la gara è difficile e pesante, per essere pronti poi va a finire che a Piazza di Siena sono sulle ginocchia. Va bene, allora sapete cosa facciamo? Lo facciamo comunque in aprile prima di Piazza di Siena però cambiamo la formula e lo facciamo diventare una gara più leggera, meno impegnativa, una garetta insomma. Va beh, grazie, allora che Campionato d’Italia è, se lo facciamo diventare… facile? Infatti – per fortuna – dall’anno scorso la formula è tornata quella tradizionale… Allora, sentite cosa facciamo: facciamo come la Germania, che fa il campionato nazionale in estate utilizzandolo come selezione per il campionato internazionale dell’anno. No, non va bene: in Germania fa freddo, mica come da noi, se lo facciamo da noi in giugno con trentasei gradi facciamo bollire sia i cavalli sia i cavalieri.

Ecco, il panorama delle varie discussioni nel corso degli anni (dei decenni, in realtà… ) è più o meno questo. Ci sono state poi varie idee, mai però applicate e verificate sul campo, dunque rimaste solo pura teoria. Principalmente due, o meglio una però con due varianti: l’idea è rendere il Campionato d’Italia una manifestazione a tappe per poi arrivare a una finale. Quindi con una selezione. Sì, perché dimenticavamo anche un altro aspetto delle discussioni di cui si è già detto: c’è chi pensa che il Campionato d’Italia debba essere una gara riservata solo all’élite agonistica (il meglio del meglio) e chi invece pensa che debba essere una manifestazione aperta al più gran numero di concorrenti possibile così da gratificare il maggior numero di persone possibile (sapete, quella volta che ho fatto il Campionato d’Italia… ). Anche qui, varie opinioni in merito. Torniamo all’idea della manifestazione a tappe. Variante prima: selezioni regionali e poi finale nazionale con un numero di qualificati proporzionale alle singole realtà locali, oppure un numero stabilito in assoluto indistintamente per tutte le regioni; un po’ come lo schema della Coppa del Mondo, diciamo… Variante seconda: un circuito di tappe distribuite sul territorio nazionale e poi una finale conclusiva; stile Global Champions Tour, per rimanere sull’esempio internazionale. Però, come detto, la Fise non ha mai effettivamente pensato in concreto alla possibilità.

E quindi? Che fare? Una soluzione ci sarebbe, in effetti, a prescindere dalle formule di gara, dai luoghi e dai momenti della stagione: un montepremi di entità tale da rendere il Campionato d’Italia un obiettivo primario per qualunque professionista, oltre che per qualunque dilettante. Soluzione semplicissima, in teoria: molto meno in pratica. Dove si trovano i soldi? Bella domanda… alla quale – per il momento – non c’è risposta… E quindi.