Un marinaio da Far West: Andrea B. Nardi

Trovate la recensione del suo libro, Non c’è ombra in South Dakota, sul numero di Cavallo magazine ora in edicola, il 378 di giugno 2018: che è così bello da farci venire la curiosità di conoscere meglio il suo autore…ve lo presentiamo qui!

Milano, 7 giugno 2018 – Vi raccontiamo il suo libro sul numero di Cavallo Magazine ora in edicola, quello di giugno 2018: ma Andrea B. Nardi ve lo facciamo conoscere anche qui, praticamente in diretta, così che possiate apprezzare ancora meglio il suo lavoro.

Leggendo il suo libro è evidente che conosce bene l’ambiente di cui parla: quale è la sua esperienza equestre?

Monto appena da una dozzina d’anni, ma il salto di qualità è stato farlo negli Stati Uniti, fra gli allevatori del Midwest. La stessa differenza che c’è fra imparare a navigare in un circolo di vela in spiaggia e attraversare l’oceano su  un racer con un team di professionisti: non c’è confronto. I cavalli da lavoro americani hanno un comportamento che in Italia sarebbe da fantascienza: capiscono le tue intenzioni solo dai movimenti minimi dei tuoi muscoli, dalla tua respirazione. E i cowboys sono persone meravigliose, di grande disponibilità e maestria, per non parlare dei pick-up men e dei loro cavalli: un altro pianeta Ho la fortuna di stare in un family ranch in Kansas diverse volte all’anno, e da tempo ho deciso di non montare più in Italia: stare in un maneggio girando in tondo è assurdo, e fare passeggiatine nose-to-tail fra asfalto, sentieri di montagna, cavalli che non sanno sbrancarsi, isterici e paurosi di tutto non ha proprio senso.

Ci sono punti comuni tra il Far West e il Nord Africa, dove è nato?

Solo per la dimensione spaziale: il deserto e la prateria sono luoghi estremi, di grande durezza per clima e ambiente, gli unici che noi europei non abbiamo. È molto difficile resistere a lungo senza punti di riferimento, ti vengono le vertigini in orizzontale. A me piace da morire, ma a tanti può far impazzire letteralmente.

Bambini e cavalli, i protagonisti del suo libro: imparano allo stesso modo?

Nelle gare di rodeo le prime categorie di atleti sono bambini di 4-6 anni… Il rapporto fra il cavaliere e l’animale diventa simbiotico soprattutto perché non è ghettizzato dentro il maneggio, con un cavallo condannato a vivere tutta la vita in un box e tirato fuori solo per l’ora di lezione. Gli animali sono liberi. Le loro linee di sangue sono super collaudate. I bambini usano il cavallo al posto della bicicletta, e il loro rapporto con l’animale diventa molto sciolto, naturale, senza tutte quelle ossessioni che gli istruttori europei invece fanno cadere dall’altro creando tante paranoie.

Il resto lo trovate su Cavallo Magazine di giugno 2018 ora in edicola:
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