Salto ostacoli olimpico: il trionfo di Ben Maher e di Explosion

Dopo Nick Skelton, un altro campione britannico conquista la medaglia d’oro individuale alle Olimpiadi al termine di una finale che ha offerto spettacolo ed emozioni indimenticabili

Il podio olimpico individuale del salto ostacoli di Tokyo 2020. Da sinistra: Peder Fredricson, Ben Maher, Maikel van der Vleuten (ph. Discovery Plus live TV)

Bologna, mercoledì 4 agosto 2021 – Che spettacolo meraviglioso! Che sport meraviglioso! La finale individuale di salto ostacoli a Tokyo 2020 ha proposto momenti indimenticabili, protagonisti indimenticabili, emozioni indimenticabili. Perfino tutto quello che di male si può dire circa questa formula di gara assurda e scriteriata passa decisamente in secondo piano al cospetto di ciò che è andato in scena oggi.

BEN MAHER SU EXPLOSION – Un trionfo. Preparato ieri e finalizzato oggi. Un binomio che è andato in crescendo vorticoso fin dal momento in cui cavallo e cavaliere si sono trovati, cioè nel 2018. Con una rapidità impressionante il campione britannico e il sauro olandese nato nel 2009 da Chacco Blue x Baloubet du Rouet hanno cominciato a mietere successi favolosi fino ad arrivare alla medaglia d’argento individuale e di bronzo a squadre nel Campionato d’Europa di Rotterdam 2019, e poi essere costretti dalla pandemia a imporre una battuta d’arresto al loro travolgente cammino lungo tutto il 2020. E adesso la medaglia d’oro alle Olimpiadi! Ultimo a partire nel percorso base e con la consapevolezza di avere cinque avversari già qualificati per il barrage, quindi con una notevole pressione sulle spalle (un errore e addio podio… ), Ben Maher ha sciorinato tutto il meglio che lui e il suo fuoriclasse sono in grado di proporre: velocità, ritmo, precisione, potenza, agilità… tutto. E soprattutto la capacità di confermare le enormi aspettative che stavano sulle loro spalle: il che rappresenta un peso non di certo leggero… Bisogna riconoscere che quando il favorito numero uno effettivamente vince, si prova sempre un senso di emozione potente per ciò che lo sport riesce a offrire sia agli atleti sia al pubblico. Calcolando inoltre che – follia del regolamento – l’ordine di ingresso in campo del barrage era inverso alla classifica stabilita dal tempo e dalle penalità del percorso base: per questa ragione dopo Maher sarebbero entrati lo svedese Henrik von Eckermann su King Edward e l’olandese Maikel van der Vleuten su Beauville Z, quindi non c’era da stare tranquilli. Ma la prestazione di Explosion alla fine risultava inavvicinabile… Le lacrime quindi di Ben Maher: compassate e contenute, ma piene di significato.

PEDER FREDRICSON su ALL IN – Medaglia d’argento per il binomio che nel 2016 a Rio de Janeiro aveva ottenuto lo stesso identico risultato! Peder Fredricson è un cavaliere magnifico: proviene in origine dal completo, nella sua stupenda equitazione se ne vede chiaramente la matrice. Ma ancor più impressionante è il quindicenne All In: se lo si vede fermo e poi galoppare in piano lo si potrebbe scambiare per il cavalluccio della scuola…  Ma poi il salto è qualcosa di impressionante: per accuratezza, precisione e perfino potenza. All In tra l’altro è stato a lungo fuori dallo sport per infortunio: per il recupero Fredricson gli ha concesso tutto il tempo utile e possibile, senza fretta, senza pressioni, vivendo giorno per giorno… e ora eccolo in una forma strepitosa! La dimostrazione di cosa vuol dire essere uomini di cavalli, prima ancora che cavalieri. Fredricson ha chiuso il barrage in 38.02 contro i 37.85 di Ben Maher. Quando sul podio gli è stato presentato il vassoio con le medaglie lui scherzosamente ha fatto finta di prendere quella d’oro: l’unico motivo che gli ha impedito di esserne il naturale e quasi dovuto destinatario è l’aver trovato sulla sua strada quello che in questo è il binomio più forte del mondo.

MIKAEL VAN DER VLEUTEN su BEAUVILLE Z – Un cavaliere freddo, calmo, sereno, imperturbabile. Il risultato – medaglia di bronzo – premia certamente la qualità della prova e la conduzione della gara (è stato il più veloce degli zeri in percorso base), ma più ancora il cammino che il cavaliere olandese e il suo compagno (11 anni, nato a Zangersheide da Bustique x Jumpy des Fontaines) hanno svolto nel corso degli ultimi tre anni: una costante e regolare conquista di miglioramenti salto dopo salto e gara dopo gara.

GLI AVVERSARI – Impressionante la qualità esibita da King Edward magistralmente montato da Henrik von Eckermann, infine al 4° posto: cavallo che in realtà ‘appartiene’ alla compagna del campione svedese, la svizzera Janika Sprunger, che l’ha ceduto per portare a termine la sua prima gravidanza. Von Eckermann ne ha valorizzato al massimo e al meglio le qualità con quella sua equitazione di stampo ‘Beerbaum‘ (Henrik è stato per anni allievo di Ludger) fatta di impulso e controllo, di velocità e di contenimento. Svezia strepitosa se si considera che anche Malin Baryard è arrivata in barrage con Indiana per conquistare infine il 5° posto. Quinto posto davanti all’eroe di casa, il giapponese Daisuke Fukushima su Chanyon: nessun errore e una gioia per lui immensa; del resto i giapponesi hanno davvero dimostrato un livello notevole, frutto certamente delle consistenti risorse necessarie per assicurarsi sia i cavalli sia la guida tecnica del tedesco Paul Schockemoehle, oltre che la permanenza per lunghissimi periodi di tempo in Germania, ma anche della bravura di cavalieri ormai davvero maturi e completi.

REGOLE ASSURDE – Non si può non rilevare come tutto l’impianto che regola la gara olimpica di salto ostacoli individuale sia come minimo discutibile. Il colmo lo si è raggiunto oggi quando si è scoperto – ammettiamo: eravamo del tutto all’oscuro di questa… perfida sottigliezza – che l’ordine di ingresso in campo dei concorrenti qualificati per il barrage sarebbe stato inverso alla classifica determinata dalle penalità e dal tempo del percorso base. Perché assurdo? Perché ha reso completamente inutile l’esito della prova di qualificazione. Ieri infatti il risultato della prima prova avrebbe determinato l’ordine di partenza della gara di oggi. Ben Maher infatti aveva realizzato un capolavoro, nel chiudere la prova con il miglior risultato in assoluto, così da guadagnarsi il vantaggio di essere l’ultimo a entrare oggi. Ma che vantaggio è mai stato, se poi in barrage non si è rispettato l’ordine di partenza del percorso base? In sostanza: io ti dico che nella prima prova devi andare veloce così da avvantaggiarti il più possibile domani (quindi con il rischio magari di commettere un errore e quindi addio… ), poi domani fai il percorso base – che non è il momento della gara in cui si determina la classifica – partendo nell’ordine stabilito dalla prima prova, però poi in barrage tutto ciò non conta più nulla… Davvero inspiegabile come si sia deciso di attribuire le medaglie in questo modo. Per fortuna la schiacciante superiorità di Ben Maher ed Explosion ha reso nulle tutte le possibili recriminazioni!

LA CLASSIFICA DELLA GARA
https://olympics.com/tokyo-2020/olympic-games/resOG2020-/pdf/OG2020-/EQU/OG2020-_EQU_C73(S)B_EQUOJUMPINDV———-FNL-000100–.pdf

IL GRAFICO DEL PERCORSO
https://olympics.com/tokyo-2020/olympic-games/resOG2020-/pdf/OG2020-/EQU/OG2020-_EQU_C03A_EQUOJUMPINDV———-FNL-000100–.pdf