Paper Hunt a Firenze, tutti agli ordini della Field Master Susanne E.L.Probst

Organizzata dalla Società Toscana Caccia alla Volpe ha visto la partecipazione di numerosi cavalieri provenienti da tutta la regione. La giornata è stata stata presieduta da un(a) Field Master al femminile

Volpe e parte del Field della Società Toscana Caccia alla Volpe
Firenze, 24 novembre 2022 – Domenica 13 novembre, in una splendida giornata d’estate di San Martino, si è svolta alle porte di Firenze la Caccia alla Volpe simulata.

Organizzata dalla Società Toscana Caccia alla Volpe (STCV) ha visto la partecipazione di numerosi cavalieri provenienti da tutta la regione e per l’occasione, la manifestazione è stata eccezionalmente presieduta da un(a) Field Master al femminile.

Ricordando che questo mese ricorre la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne istituita dalle Nazioni Unite, la STCV ha voluto dare un contributo importante nel assegnare ad una amazzone il ruolo tradizionalmente riservato agli uomini.

La straordinaria location del Meet, l’antica Fattoria dei Settemerli, si trova vis-à-vis alla Certosa del Galluzzo che ospitò durante la peste nel primo Cinquecento il grande artista Jacopo Carucci, più noto come il Pontormo.

Oggi, sede dell’omonimo allevamento di cavalli di razza Maremmana, l’azienda agricola è di proprietà di Gregorio Savio che ha fatto gli onori di casa accogliendo gli ospiti sul pratone situato proprio sotto l’imponente monastero.

Dopo l’assegnazione da parte del presidente della STCV, Giuseppe Cicirello, alla socia e amazzone Susanne E.L.Probst di condurre il Field, è stato il momento della vestizione della Volpe con il suo bel mantello verde.

Infine conclusa la parte cerimoniale col brindisi obbligatorio del bicchiere della staffa, prima di partire la Field Master ha illustrato ai partecipanti le caratteristiche del percorso preparato dagli organizzatori.

Sono state spiegate soprattutto le difficoltà di questa Caccia che richiedeva un buon livello di preparazione per cavalli e cavalieri a causa degli svariati salti molto tecnici.

È stato anche specificato che tutti gli ostacoli sono evitabili nel caso che qualcuno non si sentisse in grado di superarli.

Il gruppo, dopo aver guadato il fiume Greve, si è incamminato lungo il crinale sul versante che guarda Firenze godendo dei panorami mozzafiato sui principali monumenti architettonici della città.

Attraverso vigne, boschi e oliveti secolari si è raggiunto un tratto dell’antica via del Sale sulla quale già durante il Medioevo “l’oro bianco” proveniente dalle saline di Volterra veniva trasportato a Firenze per poi proseguire verso il nord.

Arrivati a metà percorso all’Eremo di San Zanobi, cavalieri e cavalli hanno approfittato di una breve sosta per riposarsi in questo luogo mistico.

Secondo alcuni archeologi si trattava in origine di una tomba etrusca ma la credenza popolare attribuisce la costruzione della cappella al Santo, già vescovo di Firenze, durante la sua opera di evangelizzazione nelle campagne fiorentine nel corso del IV secolo dopo Cristo.

Ma non si vive solo di storia e, grazie ai volontari coordinati dalla vice presidente Monica Gasperini, vi ci si poteva rifocillare con l’ottima schiacciata ben farcita e annaffiata dallo Champagne offerto da Gregorio Savio.

Al rientro in Fattoria molti spettatori erano già pronti per assistere alla parte più spettacolare della Caccia, ossia la cattura della Volpe.

Quest’ultima, magistralmente interpretata da Marco Giambalvo sul suo Anglo-Arabo grigio, dopo il segnale del MasterCaccia libera” cerca di scappare ai cacciatori che la inseguono al galoppo per strapparle da dietro la coda attaccata al mantello.

La regola impone che se, dopo un limite di tempo, la Volpe sia ancora in fuga, è da considerarsi vincente e quindi libera.

Ma anche questa volta tutte le astuzie sono state vane e la coda è stata presa con grande destrezza dall’ esordiente giovane amazzone Giulia Spulcioni Montecchi.

L’evento si è concluso con il consueto pranzo sociale e le premiazioni.

La Società Toscana Caccia alla Volpe nacque nel 1993 per volontà del colonnello Vittorio Alborino e del conte Aldobrando Rossi Ciampolini con un Master d’eccezione: il pluricampione olimpico Piero D’Inzeo.

Sempre più persone di tutte le età stanno scoprendo i benefici di questo sport e in quasi trent’anni di attività, la STCV ha visto una crescita significativa dei numeri di soci oltre la partecipazione di molti ospiti provenienti da tutta l’Europa e anche da oltreoceano, tra cui la Nuova Zelanda.

L’anno prossimo, in occasione dei festeggiamenti del suo trentennale, la stessa STCV organizzerà il prestigioso Meet Nazionale, al quale saranno invitati tutte le Società Italiane presenti sul territorio e molti cavalieri esteri.

L’evento si svolgerà in due giornate: la prima, il sabato, prevedrà una serie di conferenze tematiche presiedute da personaggi di fama e si concluderà con una serata di gala, mentre la domenica mattina avrà luogo la Caccia vera e propria in uno dei luoghi più belli della Toscana, tra natura incontaminata e paesaggi da sogno.

Un po’ di curiosità

Come Caccia alla Volpe simulata si intende una “Cacciapuramente figurata essendo la volpe in Italia protetta dalla legge.

Viene praticata dunque un’attività ludico sportiva che non comporta l’uccisione di nessun animale, ma dove ci si limita soltanto ad inseguire un cavaliere (o un’amazzone) che rappresenta la “Volpe” lungo un tracciato di campagna.

In inglese questa pratica è definita Paper Hunt.

Passando su ostacoli predisposti ma sempre evitabili, tra cui siepi, tronchi, fossati e guadi, si possono godere le stesse emozioni di un inseguimento dal vero. Per il rispetto dei cavalli, le andature sono consone alla qualità terreno e prevedono molte soste.

Le origini della Caccia alla Volpe simulata nascono in Inghilterra e ne parla perfino Shakespeare nel suo Amleto.

Si trattava di una specie di maratona cross a piedi attraverso la campagna ed era praticata da secoli nei collegi della nobiltà inglese per tenere in forma i giovani allievi durante i lunghi mesi invernali.

La regola prevedeva che l’allievo più veloce e resistente nella corsa fungeva da volpe e gli altri lo inseguivano come cani da caccia fino a catturarlo.

Già a metà dell’Ottocento le donne partecipavano attivamente alla Caccia a cavallo.

Impegno non semplice visto che l’etichetta dell’epoca richiedeva alle signore l’uso della sella all’amazzone.

Una delle rappresentanti più illustri di questa disciplina fu l’imperatrice d’Austria.

Elisabetta, la celebre Sissi aveva ereditato la passione dai genitori, ambedue assidui cacciatori a cavallo.

Con la scusa di dover frequentare per motivi di salute i bagni termali presenti sull’isola, l’imperatrice viaggiò spesso in Gran Bretagna per assistere alle cacce e vi mantenne perfino una scuderia di cavalli selezionati per la caccia.

Durante gli allenamenti ebbe anche un grave incidente a causa di una caduta del cavallo mentre cercò di saltare una siepe.

Oggi, in molti paesi del nord come la Germania o la Danimarca, le donne occupano ormai abitualmente il ruolo di Field Master.

Chiamate Lady Masters, alle signore è anche permesso di indossare la consueta giacca rossa dopo aver partecipato almeno a 50 cacce.

Comunicato STCV

La Field Master aveva un bellissimo sottosella