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Home | Sport | Salto ostacoli | Francesco Turturiello: il futuro è oggi

Francesco Turturiello: il futuro è oggi

Il cavaliere azzurro si racconta dal principio a oggi, alla vigilia di una stagione agonistica che potrebbe essere per lui e per i suoi cavalli molto importante

14 Febbraio 2022
di Umberto Martuscelli
Francesco Turturiello: il futuro è oggi

Francesco Turturiello su Made In't Ruytershof (ph. UM)

Bologna, lunedì 14 febbraio 2022 – Francesco Turturiello ha gli occhi azzurri come l’azzurro del mare di Napoli. Di Napoli ha tante altre cose: l’accento, l’espressività, i colori, l’allegria, quella simpatica impertinenza un po’ scanzonata che lo fa sembrare sempre un ragazzo, anche se ormai ha svoltato la boa – tanto per rimanere in tema d’acqua – dei 45 (è nato il 5 febbraio del 1977). L’acqua, sì. Un elemento importante per Francesco Turturiello.

«Io fondamentalmente nuotavo e giocavo a pallanuoto. Uno dei miei compagni alla Canottieri Napoli era Massimiliano Rosolino, io nuotavo con lui, giocavo a pallanuoto con Fabrizio Buonocore, con Carlo Silipo, con Fabio Bencivenga… con tutti questi campioni… ».

E quindi i cavalli… ?

«Perché d’estate andavo in montagna con i miei genitori. Loro mi portavano a fare le passeggiate in sella: e io mi sono innamorato dei cavalli. Proprio innamorato: continuavo a dire ai miei voglio un cavallo, voglio un cavallo, voglio un cavallo… Finché un giorno mio padre mi ha portato nel maneggio di un vecchio uomo di cavalli, Giorgio Gatto, ai Camaldoli, la zona collinare di Napoli».

Dove è cominciato tutto?

«Sì. Mia madre mi ha detto: ok, ti faccio fare le lezioni, ti compero anche un cavallo, tu però devi continuare a nuotare e a giocare a pallanuoto. Una specie di contratto, diciamo: e così è arrivato il mio primo cavallo, un grigio che si chiamava Passepartout».

Non sarà stato facile però rispettare… il contratto, no?

«Infatti un giorno ho detto ai miei genitori, sentite, io non ce la faccio più a nuotare… ero stanco, mi ammazzavo di allenamenti, avevo male a una spalla… vi prego, ho detto ai miei, fatemi montare a cavallo e basta perché io sono convinto che questa è la mia strada per la vita… ».

Caspita, una sicurezza così assoluta? Sarà stato anche molto giovane in quel momento, poi…

«Avevo circa 14 anni direi… ma sì, ero sicuro. Volevo solo montare a cavallo».

I suoi genitori come hanno reagito?

«Beh… si sono guardati negli occhi e hanno deciso che non c’era altra soluzione se non quella di accontentarmi… se lui vuole fare questo… se non è più felice di nuotare e giocare a pallanuoto… Del resto io ero determinatissimo».

Sono stati bravi sua madre e suo padre a capire la situazione.

«Molto bravi. E poi mi hanno aiutato tantissimo: pian piano le cose sono andate sempre meglio e mio papà ha comperato diversi cavalli… Poi io sono passato nelle mani di Sergio Pagnozzi e di Paolo De Colle, e tutto ha cominciato a funzionare molto bene, ho avuto qualche buon risultato, ho vinto il Campionato d’Italia debuttanti, quello che si faceva ai Pratoni del Vivaro con la prova di addestramento, quella di equitation e poi la gara di precisione… in sella a Fascia, una cavalla tedesca che sarebbe attualissima ancora oggi… ».

Ma lo spostamento al nord come è avvenuto?

«Il cavalier Vittorio Orlandi ha preso prima mio fratello Mattia e poi anche me a lavorare a Castellazzo, avevo 17 anni: e così grazie a lui è cominciata la mia carriera di professionista. Che poi è proseguita circa un anno dopo andando in Belgio da Peter Postelmans».

Un’esperienza importante…

«Molto importante. Ma anche molto faticosa e difficile. Io a quel punto non avevo chiesto più nulla ai miei genitori, ma non posso negare che è stato tutto molto complicato: ho lavorato tantissimo, facevo i box, domavo i puledri, montavo in gara, guidavo il camion, cosa che tra l’altro faccio ancora oggi… Davvero massacrante. Nonostante ciò, ho sempre mantenuto vivissima la mia passione… ».

Difficile perderla, stando dalla mattina alla sera in mezzo ai cavalli…

«No, non parlo di quella per i cavalli… ».

E quale allora?

«Il Napoli… ! Ovvio. Il Napoli, la nostra squadra».

Ah già, certo… impossibile per un napoletano non amare il Napoli…

«Noi avevamo un negozio, in via dei Mille, a Napoli. Un giorno ero lì con i miei genitori. A un certo punto vedo che escono tutti e che una macchina si ferma proprio davanti al negozio. Scendono alcune persone, una con il cappuccio della felpa sulla testa. Entrano e poi vedo che la saracinesca del negozio si abbassa di un po’… Cosa sta succedendo, mi chiedevo io… e mio padre mi guardava sorridendo con un’aria strana. Poi la persona con in testa il cappuccio se lo toglie e io la vedo in faccia e… rimango folgorato. Guardo mio padre e gli dico: ma papà, è Diego!».

Maradona?

«Maradona. Ancora oggi quando ci ripenso mi vengono i brividi, giuro. Non vi dico in quel momento cosa è successo per me, bambino… ».

Che negozio era quello dei suoi genitori?

«Scarpe da donna, alta moda. Mio padre era un genio, un grande artista… pensava molto poco al denaro e tanto, tantissimo alla qualità. Se fosse stato meno artista e più imprenditore avrebbe potuto guadagnare un sacco di soldi in più… Ancora oggi mi ripete sempre tu non devi pensare agli affari, tu devi pensare allo sport, devi pensare allo sport… sì papà, hai ragione, però mantenere una certa situazione non è per niente semplice… e lui, sì, lo capisco, ma se vuoi arrivare a certi livelli devi conservare i tuoi cavalli buoni… e va beh, lui è così, un grande appassionato, lui e mia madre mi seguono ovunque, anche solo in televisione visto che il fisico non è più brillantissimo».

Ecco, la sua situazione attuale: come si è concretizzata strada facendo?

«Diciamo che tutto è cominciato un bel po’ di anni fa quando ho conosciuto… anzi, in realtà la conoscevo fin da quando era piccola e montava i pony, ma in quel momento non pensavo mai che sarebbe diventata la mia fidanzata e poi la mia futura moglie, visto che ci sposiamo tra tre mesi… ».

Linda, Linda Bratomi, ovviamente…

«Sì, certo, Linda. Quando abbiamo ufficializzato il nostro legame suo padre ci ha detto ragazzi, ma perché non vi mettete insieme anche a livello lavorativo, potreste fare una bellissima cosa, voi due vi compensate tantissimo».

Che bello sentirsi dire una cosa del genere!

«Il papà di Linda è stato grandioso, eccezionale… Io dicevo ma come faccio a mettermi in società con Linda, io ho poco, non ho tutto quello che ha lei, ma lui mi rispondeva non ti preoccupare, insieme lo farete diventare ancora più grande e importante. E così abbiamo preso la decisione di unire le forze, cosa che per me è stata una vera e propria svolta».

E il papà di Linda ha avuto ragione, naturalmente.

«Direi di sì perché i numeri della nostra attività sono cresciuti esponenzialmente, e anche la nostra struttura».

Dove si trova la vostra scuderia?

«A Basiano, alle porte di Milano, in direzione di Bergamo. Sono dieci ettari di terreno, ma abbiamo un progetto di ingrandimento che si svilupperà nei prossimi anni. Al momento abbiamo ottanta box, mascalcia e clinica… Il nuovo progetto prevede inoltre una pista di circa un chilometro e mezzo che farà da perimetro alla proprietà, poi faremo un altro campo, un’altra scuderia con appartamenti… insomma, un progetto che richiederà un po’ di tempo ancora, ma sarà bellissimo».

Quindi le vostre attività sono principalmente lo sport e il commercio?

«Esatto. Noi cerchiamo di fare dello scouting su cavalli giovani, da sei anni in poi».

Gestite tutto voi due, Linda e lei?

«Sì, anche se ovviamente abbiamo delle persone che ci aiutano, tutti i nostri uomini che lavorano con noi da tanti anni, persone bravissime e di assoluta fiducia. Poi ci sono due ragazze che si occupano della segreteria e altre due che montano i cavalli a casa quando noi siamo via in concorso. Siamo abbastanza strutturati».

Ma un napoletanaccio purosangue come lei… a Milano… e per giunta con una persona piuttosto equilibrata e riservata come Linda…

«Linda e io siamo assolutamente complementari. La mia eccessiva esuberanza viene controllata dai consigli di Linda che per me sono fondamentali. È lei l’ago della mia bilancia. Inoltre è altrettanto fondamentale nello scouting dei cavalli: ha un occhio e una capacità formidabili nello scegliere i soggetti giusti. Senza Linda la maggior parte dei nostri migliori cavalli non ci sarebbe… ».

In effetti anche a livello agonistico state vivendo entrambi un momento molto positivo, di ottimi risultati e di grandi soddisfazioni: lo sport sta andando nella direzione giusta, si direbbe.

«Ognuno di noi ha dei sogni. E chi più di me, che ho sempre sognato… Io in questo momento ho un parco cavalli che in tutta la mia vita non ho mai avuto, grazie alla fortuna, grazie alla programmazione, grazie agli investitori che stanno sempre insieme a noi».

La stagione 2022 si annuncia quindi particolarmente significativa per lei.

«Potrebbe essere una delle stagioni in assoluto più importanti della mia vita. Dopo il concorso del Global Champions Tour di Roma lo scorso settembre ho fatto molta fatica a trattenere i miei due migliori cavalli, Quite Balou e Made In’t Ruytershof: ho ricevuto tantissime richieste per entrambi, per rifiutarle è stato necessario uno sforzo enorme davvero… In effetti su Made In eravamo quasi arrivati alla conclusione, ma poi ci sono stati dei piccoli segnali che mi hanno fatto decidere di annullare tutta l’operazione, quasi come fosse stato un segno del destino, e ho deciso che la cavalla sarebbe rimasta con me. E sono convinto che sia stata la scelta giusta».

I suoi cavalli di punta sono nel pieno della loro giovane maturità…

«Made In e Montellino hanno 10 anni, Quite Balou 11. Noi, come salto ostacoli italiano intendo, stiamo andando incontro a momenti importanti: e io mi sono detto chi lo sa, magari riesco a fare le cose per bene, non si può mai sapere nella vita… abbiamo un cambiamento generazionale di cavalli in corso in questo momento, non certo di cavalieri, che i cavalieri per carità… qualsiasi cosa metti sotto la sella dei nostri più bravi loro fanno meraviglie… No, il cambiamento in corso è sui cavalli, dobbiamo costruire, e allora ho pensato che forse questo è il momento in cui anche io posso costruire qualcosa… quindi ho resistito a tutte le offerte economiche per la vendita dei miei cavalli. E me li sono tenuti. È anche vero che in effetti tutta la nostra organizzazione di scuderia ci permette di poter resistere a quelli che io chiamo attacchi di compratori…Poi c’è anche un’altra cosa… ».

Quale?

«Io ai miei cavalli mi affeziono moltissimo, sarebbe una sofferenza enorme per me separarmene. Quindi adesso cominciamo questa stagione… e vediamo cosa riusciamo a combinare. Io e i miei cavalli… !».

Tags: francesco turturiello salto ostacoli
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