Appuntamento con Bianca: una giornata alla Real Escuela

Come passa una giornata alla Real Escuela di Jerez per un allievo del corso ‘jinete’? Ce lo racconta Bianca Cigliano, prima italiana ad essere ammessa ai corsi del tempio andaluso dell’arte equestre

Bianca Cigliano alla Real Escuela, su Zaffarancho
Jerez de la Frontera, 5 dicembre 2022 – Vi ricordate di Bianca Cigliano?

Ve ne abbiamo parlato qualche tempo fa: ha superato la selezione per accedere al corso ‘Jinete’  della Real Escuela Andaluza del Arte Ecuestre di Jerez de la Frontera, il cuore dell’Andalusia.

E lei ci aveva promesso di raccontarci come andavano le cose: quindi eccoci qui, al primo appuntamento con lei dopo che ha preso confidenza con al vita nella prestigiosa scuola di equitazione spagnola.

Come vanno le cose, Bianca?

“E’ fantastico, è davvero una bellissima esperienza. La nostra giornata inizia alle 8 con  la pulizia dei cavalli e  delle scuderie. Cominciamo con il brusca e striglia, sono molto meticolosi nel farci capire come si deve pulire un cavallo, e dopo che abbiamo fatto il governo della mano se occorre facciamo lo shampoo: i cavalli devono essere sempre immacolati, perfetti. Poi ci occupiamo dei box e della pietanza dei cavalli”.

Erano tutte cose che facevi anche prima, immaginiamo.

“Sì, però ce le stanno insegnando secondo altri metodi.  Ad esempio,   il primo giorno  per strigliare usavo sempre la mano destra, perché la mano che per me è più comoda: mentre ad esempio qua dalla testa al collo  si fa con la mano sinistra e poi dal garrese alla fine della groppa con la mano destra, mentre dall’altro lato è il contrario. Quindi utilizziamo tutte e due le mani, in modo da avere una certa abilità con  entrambe, Poi abbiamo imparato a fare i box, perché io ad esempio in scuderia avevo il truciolo, mentre qui c’è la paglia ed è un po’ diverso. E poi se ci avanza del tempo dopo che abbiamo finito tutti di pulire  ci stanno un po’ insegnando quelli che qua si chiamano i nodi vaqueri per raccogliere la coda senza l’utilizzo di nessun elastico (e devono tenere ugualmente!) , o diversi modi di intrecciare le criniere”.

Le basi del governo, insomma.

“Esattamente, si parte di qua: perché dobbiamo imparare a  a curare i cavalli fin dall’inizio del lavoro, non solo a montarli. E la prima cosa che ci hanno detto è stata ‘Voi dovete arrivare qua come se non  sapeste niente,  dovete imparare tutto da capo: e imparare a tenere la mente aperta”. E’ fondamentale anche perché un domani dovremo insegnarlo.  Quindi anche una cosa apparentemente semplice come usare la striglia, che sinceramente pensavo di saper utilizzare, è tutta da riscoprire: il movimento della mano giusto per non dare fastidio al cavallo e per tirar via le macchie, non è così semplice come si pensa. Perché non solo ci insegnano come pulire, ma anche il modo in cui tu ti approcci a un cavallo, a un puledro”.

Una regola su questo argomento da condividere con noi?

“Ci hanno spiegato che è molto importante ricordarsi sempre di parlare al cavallo mentre ci muoviamo attorno a lui, fargli sempre sentire che ci siamo. Perché non c’è solo il montare a cavallo, ma anche tutta la vita attorno a lui”.

E quando avete finito col governo?

“Sono arrivate le 9 e 30 a questo punto e abbiamo una pausa per la colazione. Quindi lezioni teoriche, in alcuni giorni: perché nel primo trimestre abbiamo degli esami sia pratici che teorici”.

Quale è l’esame che ti preoccupa di più?

“Ippologia devo dire, per me  è quello  più complicato, con tutta l’attenzione alla cultura generale del cavallo. Poi c’è veterinaria generale del cavallo, che è già   sul difficile anche  in italiano, e io devo imparare tutto anche in spagnolo ovviamente”.

Qual è il primo esame che darai?

“L’ho già fatto, è stato quello teorico delle figure di maneggio.  Erano  10 domande, ho risposto a tutte nel modo giusto”

Corpo docente e allievi alla Real Escuela di Jerez
Quanti cavalli montate voi allievi?

“Ogni professore ha assegnati un certo numero di cavalli. Il mio ne ha tre, e forse adesso se ne aggiungerà un quarto: però generalmente ne monto tre.
Poi   magari se ci sono dei corsi o gli spettacoli devo riscaldare qualche cavallo, e dopo sempre ci sono i cavalli da sistemare: svestirli, fargli la doccia, asciugarli e rimetterli in box”.

Come sono strutturale le lezioni pratiche?

“Viene data molta, moltissima attenzione all’assetto, alla posizione in sella. Per questo facciamo lezioni alla corda senza staffe e senza redini, le basi del volteggio praticamente: perché nell’equitazione di scuola iberica la posizione in sella è tutto, non si può derogare da quella corretta per l’equilibrio, per metterci bene in sella, per l’indipendenza degli aiuti. E’ bellissimo questo perché di solito a questi livelli, da adulti magari si tende a non fare più: e invece qui danno molto peso, soprattutto quel primo anno  in modo  che noi acquisiamo una buona base di assetto, senza la quale non si potrebbe costruire nulla di più complesso”.

Un marchio di fabbrica della Real Escuela, la corretta posizione in sella.

“Sì danno molto peso all’assetto,  lo correggono sempre. Anche perché è talmente caratteristico e tipico, è importante nella nostra equitazione: di qui non può uscire qualcuno che non abbia un assetto impeccabile. Ad esempio, io   faccio ancora abbastanza fatica nelle lezioni alla corda perché gli altri ragazzi sono molto bravi, sono molto più abituati a fare queste cose. Anche perché qua generalmente hanno avuto in molti istruttori che provengono da questa scuola e poi sono tutti molto impostati su questa equitazione fin da quando son nati”.

Questo ti scoraggia?

“No:  magari faccio più fatica rispetto a loro, ma non è un problema:  vuol dire che imparerò”.

E dal punto di vista umano come ti trovi?

“I professori son tutti  molto gentili e anche  quando il mio professore non c’è, capita spesso che mi aiutino, facciano commenti e mi correggano anche se non sono una loro alunna. Poi c’è sempre uno scambio, sia tra i professori che tra gli alunni. E sono persone tutte molto  alla mano, con cui si può scherzare   tranquillamente. Però siamo dentro a un’accademia:  il regime è rigido, abbiamo delle norme molto precise all’interno della scuola. Non possiamo mancare, se non possiamo esserci un determinato giorno dobbiamo   avvisare con 5 giorni di anticipo, dobbiamo essere sempre vestiti in un certo modo perché rappresentiamo già, anche da allievi, una istituzione. Però, allo stesso tempo,  i collaboratori e gli insegnanti sono tutte persone che con cui possiamo parlare tranquillamente. Scherzare    rende  l’atmosfera   più tranquilla e   molto piacevole. Perché c’è questo scambio sull’equitazione, ma c’è anche uno scambio a livello umano: siamo tutti molto amici, ridiamo. Gli alunni chiamano i professori per nome,  e tra loro ci sono anche due medaglie olimpiche: sempre con moltissimo rispetto, certo, perché loro sono Maestri di questa arte”.

Una cosa che dia il segno di questo rapporto umano e che ti ha colpito particolarmente?

“Che i professori, quando fanno degli esercizi, chiedono agli alunni di guardarli ed eventualmente di correggerli, segnalare qualche particolare. Questo non solo ti aguzza gli occhi, ma ti insegna a essere sempre aperto al miglioramento, e ti abitua a pensare che un giorno sarai al loro livello”

E quando gli esercizi li fate voi?

“Non sempre, ma molte volte ci lasciano liberi di  montare da soli, scegliendo l’esercizio adatto per quel certo cavallo: poi certo ci danno le dritte, ci correggono, suggeriscono ma ci fanno capire che è molto importante quello che noi sentiamo. Perché sul cavallo ci siamo noi”

Alla sera cosa fai?

“Crollo, sono giornate molto piene. Ma bellissime: perché lavoriamo per imparare a vivere con i cavalli”.