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Home | Etologia & Benessere | A proposito di cavalli dipinti: anche a Goteborg si fa

A proposito di cavalli dipinti: anche a Goteborg si fa

Nei giorni scorsi qualche polemica per una iniziativa terapeutico-didattica che vedeva protagonisti cavalli, bambini e colori: eppure anche  Goteborg hanno portato in campo un Fjord dipinto come un tipico cavallino Dala

18 Giugno 2019
di Maria Cristina Magri

Goteborg, 26 agosto 2017 – Un pony Fjord dipinto come un tipico cavallino Dala, il giocattolo di legno più conosciuto e amato al mondo (specialmente, per noi italiani, dopo che  è stato reinterpretato come soprammobile di una nota catena svedese di arredamento in comodi pacchi piatti…) alla cerimonia di apertura del Cmapionato Europeo di Goteborg 2017: adesso vediamo se scoppia una altra polemica simile a quella che ha visto coinvolti cavalli, bambini ed iniziative messi in gioco da quella inesauribile e solidissima entusiasta che è Gabriella Incisa di Camerana.

L’occasione era stata l‘Horse Painting di Morgex e Mahdia, gli scorsi 12 e 13 agosto: bambini normodotati e altri affetti da disabilità quali l’autismo insieme, che grazie ai cavalli e ai colori (non tossici, naturali) trovano il modo di lasciarsi andare e sporcarsi e toccare i cavalli e sentirli vivi e caldi sotto le dita, sotto le mani, e sentirsi vivi  loro stessi facendo qualcosa di diverso e per loro anche coraggioso, estremo.

Perché per un bambino di oggi anche sporcarsi le mani può essere qualcosa che manca (quanti bambini non hanno nemmeno più il coraggio di macchiare una maglietta, che sennò la mamma dà in escandescenze?!?), perché per un bambino autistico trovare il coraggio di toccare un altro ssere vivente può essere un passo fondamentale sul percorso di guarigione.

E c’è chi moralizza sulla ipotetica dignità tolta ai cavalli dipinti per questo? la superficialità di giudizio che impera sul web è purtroppo uno degli elementi negativi di questo strumento, che peraltro bene utilizzato permette di scoprire un mondo di meraviglie: basta aver la voglia di capire prima di trinciare commenti.

Di seguito un breve approfondimento di Gabriella Incisa sull’argomento, dopo le discussioni nate sul web dall’evento di metà agosto:

L’apporto di una mediazione cavallo-colori si fonda sui seguenti aspetti:

  1. A) L’avvicinamento: un animale di tale stazza e inserito in un contesto che lo rispetta, contesto che fa da setting e da esempio per chi dipinge, impone rispetto, cautela, attenzione e sensibilità in chi si avvicina. Trattandosi di una relazione non mediata linguisticamente obbliga ad un ascolto intenso della propria sensorialità e quella del cavallo.

  2. B) Una volta entrati in contatto vi è la scoperta sensoriale delle qualità del cavallo, il suo calore, la consistenza ed il fremere del manto, l’eventuale sudore, l’odore, il suo respiro mentre sul piano emotivo si percepisce la stabile e stabilizzante accettazione della relazione da parte del cavallo. Questo è un elemento importante perché a differenza di un corpo umano il cavallo non può comunicare contraddizioni, il suo sentire è sempre univoco, qualità che trasmette con particolare intensità dovuta proprio alla stazza ed al fatto di essere mammifero e quindi con sangue caldo come noi, e diventa valore terapeutico.

  3. C) Il lasciare il segno sul cavallo diventa rappresentazione, rendere visibile e memorizzabile, il proprio sentire la scoperta della relazione. La massima intensità si ottiene dipingendo con la mano perché così il contatto è diretto e non mediato da strumenti, la mano contemporaneamente sente ed esprime. In generale questo “gioco” consente di entrare in una relazione spontanea per come viene sentita e vissuta. Spontanea è antinomica ad arbitraria perché se è spontanea entrambi i poli hanno pari valore nella costruzione della relazione, sarebbe arbitraria qualora un polo prevaricasse l’altro. Per essere arbitraria necessita di un’idea a priori, un pregiudizio (patologico), che nega l’identità dell’altro polo e quindi è l’esatto opposto di una scoperta. Considerazioni funzionali più specifiche devono esser fatte qualora i “pittori” siano portatori di handicap perché l’esperienza consente una riorganizzazione a livello neuronale ed affettiva più profonda ed importante che nella persona normale.

  4. I bambini hanno avuto maggior timore a dipingere le magliette perché fanno parte di una dimensione esistenziale già normatizzata, hanno già introiettato il dictat che non bisogna sporcare i propri vestiti. Quindi quella con la maglietta è una relazione culturalmente mediata che può diventare relativamentespontanea solo il momento in cui ci si è accertati che la deroga alla proibizione non comporta sanzioni. La regola viene percepita prima di qualunque altro fatto, è il Super-Io freudiano all’opera.

  5. Il significato della mano consiste nella contemporaneità tra conoscere ed esprimere, per dare intensità al concetto proviamo ad immaginare la ricchezza di informazioni che un cieco può ricavare grazie alla percezione tattile delle proprie mani. Il tatto (e l’odorato) sono i sensi più attivi nel neonato. Simbolicamente la mano aperta rappresenta tutto ciò che l’uomo può sia esprimere sia conoscere.

  6. Non sono un Etologo né un Veterinario ma ho certezza che il rilassamento del cavallo sia dovuto semplicemente alla gratificazione dovuta alle carezze che riceve e certo non grazie alla qualità dei disegni. Anche l’essere umano se adeguatamente e ripetutamente accarezzato tende ad entrare in uno stato di sonno o dormiveglia.

  7. Sicuramente tutti i parametri fisiologici del cavallo sono coerenti ad uno stato di relax, oltre al battito cardiaco diranno la stessa cosa il pannello ormonale od un elettroencefalogramma.

  8. Non ritengo che tale esperienza, quindi con un setting pianificato nei modi esibiti da Gabriella Incisa di Camerana o equivalenti, possa in alcun modo esser lesiva per i cavalli. Intanto già i parametri fisiologici e comportamentali dei cavalli coinvolti smentiscono questa ipotesi, ma come dicevo primaaffinchè si possa produrre un atteggiamento lesivo si dovrebbe introdurre nel setting un concetto od un comportamento di svalorizzazione della dignità del cavallo. Una delle funzioni fondamentali di chi pianifica e gestisce il setting è proprio quella di non tollerare alcuna forma di aggressività nei confronti dell’animale. Il cavallo non ha un’immagine sociale di se come noi pertanto ciò che fa la differenza è l’aggressività concreta non se è vestito bene o male.

  9. Non è un’esperienza diseducativa per i bambini grazie appunto al setting che non tollera violenza e anche il disprezzo è una forma di violenza, setting che predispone alla scoperta di se e dell’altro. Essendo una scoperta sensoriale che permette l’incontro possiede una valenza affettiva molto importante e con importante valore terapeutico. Ovvio che il setting può essere confezionato e controllato solo da chi ama e conosce profondamente i cavalli, questo è ciò che trasmetterà emblematicamente ai partecipanti. La scoperta della relazione affettiva e vitale con il cavallo ha una funzione responsabilizzante per tutta la vita relazionale del bambino.

  10. L’essere umano adulto vive un costante dilemma tra norma sociale e mondo della vita chiaramente perdendo moltissimo della sua spontaneità. Questo evento ha aperto la finestra ed hanno colto l’occasione al volo, per certi versi non è dissimile dalla funzione catartica che aveva una volta il carnevale con l’annullamento od il ribaltamento dei ruoli sociali.

  11. Che in Italia la maggior parte dei bambini non avesse mai avuto occasione di toccare un cavallo avvalora ed intensifica ancor più il senso della scoperta relazionale.

  12. L’assalto alle magliette che si è verificato a Morgex è da ricondurre al valore sentito e condiviso della spontaneità condivisa. Nella nostra società fortemente divisiva un fenomeno simile è come l’acqua per uno che si è perso nel deserto.

  13. Sempre lo stesso meccanismo, dipingersi l’un l’altro significa annullare le distanze.

  14. Sempre sottolineando che non sono un etologo sono certo che non vi sia lesione della dignità del cavallo. Il cavallo non può avere il concetto di essere vestito bene o male, l’unica valutazione che fa è se è trattato bene o male in base alla sua fisiologia. Non possiamo inferire i nostri valori culturali alla psiche del cavallo, questo è logicamente assurdo. Inoltre l’apparato sensoriale del cavallo lo rende capace di riconoscere la qualità dello stato emotivo dell’umano che si avvicina quindi non può essere ingannato come potrebbe accadere ad un essere umano con un truffatore che mistifica se stesso.

  15. E’ responsabilità del setting e dei suoi operatori impedire ogni forma di devianza, i risultati osservati tanto nei partecipanti e quanto nei cavalli dimostrano che la conduzioneè stata impeccabile.

La foto è stata ripresa dal sito del Campionato Europeo di Goteburg 2017

 

 

Tags: autismo cavalli dalahast etologia & benessere european championship 2017 goteborg 2017 gothemburg 2017 horse painting morale pet therapy pony
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