Cavallo dopato taglia il traguardo in cronaca

Dopo i riflettori accesi dal Ministro Lollobrigida sul benessere e il contrasto al doping, l’istruttore che avrebbe ‘fatto’ del finilbutazione al cavallo dell’allieva cavalca la cronaca. Rischia pene molto serie

Bologna, 13 febbraio 2024 – Come riportato in cronaca cronaca, era il 25 gennaio e il ministro Francesco Lollobrigida diceva: «Oggi viene ripresa e rinforzata quella che, per oltre 40 anni, è stata una specifica competenza dell’Arma. Restituiamo al mondo dell’ippica un nucleo a sua tutela, in soli 16 mesi».

In pratica, il ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste salutava la nascita del CUFA, Unità Ippica del Comando Unità Forestali, Ambientali e Agroalimentari dell’Arma, dedicata, in sinergia con le unità territoriali, a tutti gli ippodromi d’Italia per vigilare sulla tutela di tutto ciò che verte intorno all’Ippica e al mondo del cavallo. Dal contrasto alle scommesse clandestine all’impiego illecito di denaro pubblico, fino al doping

In poco più di un mese arriviamo al ‘caso’ che, aggravato dal capitolo ora penale, ha coinvolto un istruttore di equitazione che è indagato dalla giustizia ordinaria per frode in competizioni sportive, maltrattamento di animali ed esercizio abusivo della professione veterinaria.

In pratica l’istruttore avrebbe somministrato una iniezione di fenilbutazone al cavallo di un’allieva prima della gara. I fatti contestati risalirebbero a due anni fa, quando a San Giovanni in Marignano, il professionista fu sorpreso a iniettare il farmaco dopante a un cavallo prima della gara.

Le indagini penali coordinate dalla Procura della Repubblica di Rimini e affidate ai militari del Nucleo Investigativo di Polizia Ambientale Agroalimentare e Forestale di Rimini fanno seguito agli accertamenti immediatamente predisposti dalla giustizia sportiva della Fise. Che aveva fatto analizzare un flacone del farmaco e la siringa dal proprio Dipartimento Veterinario.

Nel caso l’istruttore fosse condannato, rischia la reclusione da due a sei anni e la multa da 1.000 a 4.000 euro, come previsto dalla L. 401/1988. Con l’aggravante di quanto previsto poi per l’esercizio abusivo di professione veterinaria e di maltrattamento di animali, in quanto il trattamento farmacologico sarebbe stato somministrato in assenza di indicazioni terapeutiche.

Al di là di posizioni di bandiera, il caso nato in cronaca, che rischia di essere esemplare, sarà sicuramente spunto per un acceso dibattito all’interno del mondo equestre…