“Er Cavaliere Roscio is back”, recita una delle magliette più amate dai fan di Jannik Sinner, Numero 1 del tennis mondiale e orgoglio nazionale nell’inedita tonalità ‘carota’ che – detto tra noi – ci piace assai.
E dopo lo stop forzato di tre mesi, a causa della sospensione per il Caso Clostebol, torna alla grande.
La partita praticamente perfetta di ieri contro lo sbalordito norvegese Casper Ruud dopo quelle con Navone, De Jong e Cerundolo racconta chiaramente come Sinner abbia bene impiegato il suo tempo lontano dai campi da tennis.
Tre mesi che sembravano una coltellata alle spalle per l’atleta altoatesino, e le Pizie della situazione davano per certo un rientro mesto, con difficoltà assortite e comunque negativissime legate alla lontananza dai tornei e dai soliti allenamenti.
E invece, comunque vadano le prossime partite, Jannik ha dimostrato che fermarsi gli ha fatto bene, anzi: benissimo.
E il fatto che un campione della sua levatura abbia ribaltato le previsioni catastrofiche dovrebbe far pensare anche noi, del mondo dei cavalli.
Ci dovrebbe ricordare (perché non è che non si sapesse, sia chiaro: è che a volte sembra essere dimenticato) che una attività agonistica e sportiva troppo intensa è logorante, sia per il fisico che per la psiche.
E noi non parliamo soltanto di persone, cavalieri e amazzoni: ma soprattutto di cavalli.
Chi è più intelligente e lungimirante sa benissimo che non si deve chiedere troppo al proprio cavallo, e che a volte rallentare o addirittura fermarsi può fare un gran bene.
E che questo tempo sospeso – qualunque sia il motivo dello stop – può essere bene speso, investito in benessere per il cavallo e il binomio.
«Ampliare la sfera mentale permette di presentarsi all’allenamento più freschi» ha detto il preparatore di Sinner, Panichi.
E fatte salve le differenze di consapevolezza (e problematiche annesse) tra umani e cavalli, anche questi ultimi possono grandemente giovarsi di un cambio della routine abituale.
Qualche passeggiata in più, molti stress in meno, ‘giochi’ diversi ad andature rilassate e tranquille al di fuori del solito rettangolo.
Anche la testa dei cavalli ha bisogno di respirare, il fatto che sopportino una certa routine non vuol dire che variarla non possa fare ancora meglio.
E anche noi cavalieri e amazzoni non dobbiamo farci prendere la mano dal piacere di ‘fare’ troppo: un periodo di libertà attiva, ma differente, in più può essere un investimento.
Che se ben impiegato renderà in campo, al prossimo appuntamento: Jannik insegna.