Alice e Sara: una storia di amore e rispetto

Sara, Alice, Smarty e la ‘cazzimma’ di una puledra che non molla mai: come la sua umana, del resto, come capirete leggendo la loro storia

Alice con i primi gessi: Sara non ha mai perso le speranze
Roma, 5 gennaio 2023 – Una rivista come è Cavallo Magazine, con il suo corollario di sito Internet e social, per forza di cose instaura un rapporto con chi ci legge: perché noi raccontiamo e divulghiamo, ma sarebbe come parlare nel deserto se non ci fosse una risposta, una reazione dall’altra parte.

Per questo siamo orgogliosi del dialogo con i nostri lettori e quando ci scrivono la loro storia, come ha fatto ad esempio Sara Di Luca, abbiamo veramente la sensazione di fare il lavoro più bello del mondo.

Di seguito la lettera che ci ha scritto e che parla di Alice, la sua puledrina che non avrebbe dovuto vivere.

E’ il 23 marzo 2022, alle ore 00.21 arriva la chiamata della dottoressa Ferrone: “Sara mettiti in macchina e vieni, è un ragno”.

Con queste parole, accompagnate da un profondo senso di preoccupazione misto a tristezza è iniziata la nostra storia, mia e di Alice (che ad oggi ha un vero e proprio nome, approvato dall’AQHA “Smart Sweet Gun”).

La sua mamma, Smartim Sailor – Smarty per gli amici – Quarter di 17 anni di cui 12 trascorsi insieme, ha rappresentato per me una compagna di vita per moltissimo tempo.

Terminato il discorso agonistico ho deciso di tenerla. Ho pensato che sarebbe stato bello avere un suo discendente diretto, nella speranza che avrebbe trasmesso al puledro il suo magnifico carattere oltre alle sue caratteristiche atletiche. Smarty è infatti una cavalla da Reining da Frozen Sailor x Genuin Off.

Acquistai Smarty di nascosto dai miei genitori:  avevo 21 anni e in cuor mio ho sempre sperato di realizzare il sogno di crescere il puledro della mia cavalla del cuore.

Ciò è divenuto possibile dopo parecchi anni anni in cui ho cercato di fare sempre il meglio per lei, ricercando sempre quello che speravo fosse il massimo di quello che potevo offrirle sotto ogni punto di vista.

Partì quindi la ricerca di uno stallone idoneo, e sotto consiglio di un trainer italiano di Reining  mio amico mi sono imbattuta in Yankee Gun.

La cavalla rimase gravida e attesi con curiosità e trepidazione la nascita del puledro.

Essendo primipara e diciassettenne decisi di portarla in una struttura adeguata per fornirle l’assistenza necessaria ed un maggior controllo a ridosso  della data presunta parto. Sarebbe dovuto avvenire verso la metà di aprile.

Questa scelta è stata quella che ha reso possibile parlare oggi di Alice.

Perché Alice è nata 17 giorni prima del previsto, il 22/03/22 verso le 23.30 di sera. Subito dopo sono stata contattata dalla Clinica La Calandrina, con una telefonata che annunciava una nascita prematura ed inaspettata.

Nei mesi precedenti avevamo sempre monitorato la fattrice e non erano mai stati evidenziati sintomi di un qualcosa che non stesse andando nel verso giusto.

Qualche giorno prima Smarty aveva iniziato a perdere il latte. Ma sembrava fosse tutto ok ed ero stata rassicurata in tal senso dalla ginecologa della struttura, la quale riferiva un problema relativo alle valvole delle mammelle della cavalla, che sembravano avere i “canali aperti”.

Soltanto dopo, alla nascita della puledra, si è giunti alla conclusione che si era manifestata una placentite discendente a causa, probabilmente, di un’infezione da streptococco nelle vie respiratorie di mamma Smarty.

Alice nasce dunque setticemica, di 16 kg e con un’importante prematurità soprattutto a livello osseo.

Al mio arrivo alla Calandrina (erano ormai le 01.30 del 23/03/22 considerando che la clinica si trova a ben 100 km da dove vivo), trovo uno scricciolo su un materasso, attaccata all’ossigeno.

La Dott.ssa Ferrone mi palesa immediatamente che la situazione è a dir poco disperata. E non soltanto per il fatto che la puledra è setticemica quanto per gli sforzi fisici, di tempo ed economici che sarebbero sopraggiunti qualora avessi deciso di darle una possibilità di sopravvivenza.

La mia scelta è stata immediata: “Facciamo quello che possiamo fare, senza sfociare nell’accanimento terapeutico”.

Non mi interessava e non mi interessa se Alice farà il cavallo da Reining, l’unica cosa che mi avrebbe fermato sarebbe stata un’incompatibilità con la vita di un cavallo normalissimo.

Questa opzione era purtroppo tra le più papabili.

Dalle spiegazioni fornite dalla veterinaria, se anche avessimo superato le prime 48/72 ore, non avremmo avuto la certezza che avrebbe potuto condurre una vita degna di questo nome.

Mi era stato suggerito di mandare mamma e figlia presso l’Università di Bologna, ma non mi è sembrata un’opzione possibile per svariate ragioni.

Ho deciso comunque di tentare, spinta anche dal fatto che per pura casualità la puledra nacque lo stesso giorno in cui morì il mio primo cavallo (salvato da maltrattamenti) anni prima.

Una chance volevo dargliela e la piccola era decisamente d’accordo con me a giudicare dal suo modo tutt’altro che pacato di interagire col mondo sin dall’inizio.

A distanza di più di nove mesi posso affermare che ho fatto bene.

Non solo è sopravvissuta, ma ad oggi svolge una vita compatibile a quella di un qualsiasi puledro della sua età.

Alice nacque praticamente morta: si è trattato di un vero e proprio aborto.

È stata rianimata e al mio arrivo era sul suo materasso attaccata all’ossigeno, con la sua mamma accanto. C’erano i veterinari  con i quali abbiamo provveduto a mettere un catetere per le cure necessarie alla setticemia, dopo aver parlato della situazione a 360° e  aver quindi palesato loro la mia scelta.

I primi giorni hanno rappresentato una vera e propria lotta tra vita e morte, lotta che fortunatamente è stata vinta.

Sei lunghi giorni pieni di alti e bassi, notti insonni (due su sei le feci io) e perplessità. E complicazioni a pioggia: siamo passati dalla setticemia all’ulcera gastrica, ecografie analisi ed indagini radiografiche per monitorare organi e articolazioni, plasma etc…

Poi ebbi finalmente notizia del fatto che la battaglia era stata vinta.

In questo breve lasso di tempo è stato necessario assistere anche la fattrice, che avendo dato alla luce una puledra così poco vitale aveva poco latte.

Erano entrambe costrette in box, per ovvie ragioni e Smarty ci lasciava fare tutto ciò che si doveva per la sua puledra, osservando ma restando al suo posto.

Ogni 30 minuti bisognava mungere la mamma e somministrare il latte alla puledra, che non riusciva ovviamente ad alimentarsi da sola nei primi giorni.

Ma ci aspettava una battaglia difficile: le sue prime radiografie avevano evidenziato una prematurità ossea veramente importante, i suoi carpi erano praticamente “vuoti”.

Ciò significava dover tenere la puledra ingessata sugli anteriori e con delle fasce di supporto sui posteriori per un periodo significativamente lungo.

Era stato prognosticato un tempo di circa due mesi per i gessi, che venivano cambiati ogni due o tre giorni.

Sia Alice che mamma Smarty si sono mostrate estremamente collaborative.

Dopo le prime due settimane cresceva la preoccupazione per la fattrice, che costretta in box mostrava quale dolore colico.

Mi sono imposta di farla uscire due volte al giorno per 10 minuti, mentre la puledra dormiva, e lei ce lo lasciava fare.

A questo punto, abbiamo provveduto a costruire un “box all’aperto”. Cioè un paddock avente le stesse dimensioni di un box per parti, così che potessero stare all’aria aperta e prendere sole quando il meteo lo permetteva.

Ciò ha sicuramente giovato anche da un punto di vista psicologico.

Così arrivammo ad un mese di vita, quando si resero necessarie delle lastre di controllo per monitorare lo sviluppo della sua maturità ossea.

Finalmente qualcosa c’era, i posteriori erano liberi da supporti, ma era impossibile pensare di togliere i gessi sugli anteriori, era ancora troppo presto.

Ciò avvenne dopo 42 giorni.

Quello fatidico fu uno dei peggiori in assoluto e devo ringraziare di cuore il dottor Ventura per avermi incoraggiato a non desistere.

Tolti i gessi la puledra si piegò completamente al contrario: i suoi anteriori si piegarono all’indietro di quasi 90°.

Ciò oltre ad essere dolorosissimo per lei, non le consentiva di sorreggere il suo lieve peso.

In quei momenti vacillai sul fatto che ce l’avremmo fatta visto che non sembravano esserci metodiche attualmente in uso per risolvere una situazione di questo tipo.

Il dottor Ventura, che segue i miei cavalli da oltre 10 anni, mi incoraggiò ad affidarmi alle mie prime sensazioni spiegandomi cosa e come avremmo potuto aiutarla.

Mi disse di affidarmi a lui e alla “cazzimma” di Alice.

Così feci.

Non esisteva ingessatura che le permettesse di tenere i carpi leggermente “in avanti”. Così chiamai un tecnico ortopedico per umani che costruisce tutori, nel tentativo di riprodurne uno simile a quello del gomito per le persone.

In questo modo avremmo limitato Alice nel tenere gli arti nella modalità errata e le avremmo garantito sostegno.

Al contempo si sarebbero svolte sedute di ginnastica passiva quanto più tempo riuscivamo.

I tutori furono poi di fatto realizzati dalla Dott.ssa Ferrone, che riadattò dei tutori per cani per Alice, apportando modifiche suggerite dal tecnico ortopedico.

Arrivò il momento della fisioterapia, che avrei dovuto affrontare completamente da sola, visto il tempo che richiedeva.

A questo punto, entrarono in campo anche due ragazze, Arianna e Nicole, che mi affiancavano quotidianamente nelle manipolazioni da fare ad Alice.

Si stava li dalla mattina alla sera, la puledra veniva sdraiata su un fianco. Procedevamo con dei massaggi con l’arnica e provavamo a portarle l’arto anteriore quantomeno “dritto”.

I primi giorni di terapia furono tosti sia per noi sia per la puledra, che comunque sentiva dolore.

Ma era la sua unica opzione.

Dopo una settimana sorreggeva il suo peso, era quanto più di lontano dalla perfezione ci fosse, ma camminava ed era in piedi.

Si alimentava e si alzava, per coricarsi aveva bisogno del nostro aiuto perché nel tentativo di piegare in avanti i carpi come la natura le diceva, provava ancora troppo dolore.

Queste terapie durarono un mese pieno, al termine delle quali Alice era finalmente in piedi e camminava quasi come un puledro normalissimo.

Senonché arrivò un’ulteriore problematica: la deviazione laterale degli anteriori.

Anche se eravamo stati molto attenti a monitorare il suo peso, che per ovvie ragioni non poteva essere esagerato, quando iniziò a camminare in maniera autonoma si deviò in maniera significativa.

Così le vennero applicate delle scarpette e successivamente entrò in campo una terza figura fondamentale: il maniscalco Federico Macchiola.

Le applicò delle resine che le consentirono di correggere anche la deviazione dopo circa due mesi e mezzo.

Alle ultime (per ora) lastre di controllo Alice ha un leggero schiacciamento di un carpo. L’altro invece ha recuperato persino gli spazi articolari (inesistenti alla 2° radiografia), che per ora non le da problemi.

Agli inizi di giugno è finalmente tornata “a casa”, presso la tenuta il Palombaro, a vivere in un ampio paddock con la sua mamma.
Mamma Smarty e Alice, finalmente libera di galoppare

È dritta e si muove in qualsiasi tipo di asperità.

All’età di 7 mesi è stata allontanata da Smarty e ad oggi vive serenamente con una sua coetanea, tra giochi e semi libertà.

Non so se la puledra farà il cavallo sportivo, anche se non è escluso dato il suo recupero, non mi interessa.

So però che ad oggi sta bene e vive come un puledro della sua stessa età.

È stato un periodo molto lungo e molto molto faticoso, sotto ogni punto di vista: fisico, emotivo, economico, organizzativo.

Ho avuto innumerevoli problemi di lavoro. Ma non volevo mollare: la situazione non me lo consentiva, il mio affetto per queste creature non me lo permetteva) e anche psicologico.

Ma ad oggi so di aver fatto la scelta giusta e ho deciso di raccontarvi la nostra storia affinché possa essere di speranza.

C’è molto rumor sulle varie metodiche di lavoro, competizioni sì competizioni no, welfare animale e quant’altro.

Ma credo che certe esperienze ci possano aiutare a riflettere che a prescindere dal palcoscenico, i protagonisti delle vite equestri sono due, l’uomo ed il cavallo.

E che se c’è passione e amore per ciò che si sceglie di fare si può imparare a migliorarsi per se stessi e per chi abbiamo scelto di prenderci cura.

Termino ringraziando la mia mamma (che mi è stata sempre accanto), i veterinari che ci hanno voluto aiutare, le mie amiche.

E le mie cavalle, che ancora una volta mi hanno regalato un insegnamento: non mollare finché c’è amore e rispetto.

Alice, Sara e Smarty

Qui un’altra storia di puledrine, speranza e tenacia: quella di Miracle.