I cavalli che svolgono interventi assistiti hanno un potere sottile ma profondo: leggono dentro. Non solo rispondono alle richieste del terapeuta, ma riflettono gli stati emotivi più autentici. E se un cavallo si blocca o si irrigidisce quando siamo tesi o nervosi, non è per capriccio: è una forma di biofeedback vivente. È su questa dinamica straordinaria che si basa uno studio innovativo dell’Università di Bristol.
Il cavallo come specchio emotivo
Guidata dalla ricercatrice Ellen Weir, la ricerca si è focalizzata sulle interazioni tra esseri umani e cavalli in contesti di ippoterapia. È emerso come il cavallo non sia un semplice “mezzo” terapeutico, ma un interlocutore attivo, capace di resistere o cooperare in base a ciò che percepisce dal nostro corpo e dalla nostra mente. Quando la persona si rilassa, il cavallo si affida. Quando si irrigidisce, il cavallo si ritrae.
Questa forma di comunicazione non verbale diventa una chiave potentissima per aiutare gli assistiti a sviluppare consapevolezza emotiva, autocontrollo e fiducia.
Dai paddock ai laboratori: ispirazione per la tecnologia
E qui arriva la svolta inaspettata: i ricercatori hanno pensato di tradurre questo tipo di feedback in un robot. Non un robot accondiscendente, come spesso vediamo nei film, ma un compagno interattivo capace di opporre resistenza, che sa dire di no, se l’utente è stressato o fuori equilibrio. Un comportamento che incoraggia una riflessione interiore sulle emozioni provate in un determinato contesto.
In parole povere: se sei teso, il robot potrebbe non reagire come ti aspetti, costringendoti a fare un passo indietro e ritrovare la calma prima di poter andare avanti.
Il valore (insostituibile) dell’esperienza con il cavallo
È straordinario che la relazione così autentica tra uomo e cavallo possa ispirare le tecnologie del futuro. Ciò che lo studio mette in luce è qualcosa che noi “equinauti” sappiamo da sempre: la presenza di un cavallo non si simula. La capacità di leggerci dentro, di agire come un “barometro emotivo” vivente, è frutto di milioni di anni di evoluzione e convivenza con gli esseri umani.
Se questi progressi possono estendere l’accessibilità dell’ippoterapia a chi non può vivere l’esperienza diretta con un cavallo, stiamo parlando di un servizio dal valore inestimabile; però il risvolto educativo ed emotivo del rapporto con un animale vero resta e resterà unico.