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Home | Sport | Salto ostacoli | Graziano Tazzi: la passione e il lavoro

Graziano Tazzi: la passione e il lavoro

Il cavaliere toscano ha dedicato tutta la sua vita alla valorizzazione dei cavalli giovani: nel 2023 ha vissuto una delle sue migliori stagioni agonistiche, con belle soddisfazioni nel Campionato d’Italia e nello Csio di Roma

11 Ottobre 2023
di Umberto Martuscelli
Graziano Tazzi: la passione e il lavoro

Graziano Tazzi in un primo piano e in sella a una giovane Carthusia del Colle in gara nel 2021 nel Campionato d'Italia a Cervia (ph. UM)

Bologna, mercoledì 11 ottobre 2023 – Lo Csio di Roma in Piazza di Siena è il sogno di tutti i cavalieri italiani. Ma arrivarci con due cavalli cresciuti tecnicamente e agonisticamente sotto la propria sella anno dopo anno e concorso dopo concorso fin dalla loro più verde età, beh… è molto più di un sogno! Anzi, nel caso di Graziano Tazzi non si tratta affatto di un sogno: bensì di una splendida realtà…

Un ottimo Campionato d’Italia terminato al 9° posto con Carthusia del Colle e poi una serie di eccellenti prestazioni nello Csio di Roma con la stessa Carthusia e con Mash Ipei… La sua migliore stagione agonistica, oppure ce ne sono state altre che lei considera più soddisfacenti?

«No, sicuramente il risultato del Campionato d’Italia e quelli ottenuti a Piazza di Siena rappresentano un traguardo importantissimo per me. Diciamo che le recenti finali con i giovani cavalli ad Arezzo non sono andate esattamente come speravo, ci sono stati alcuni inconvenienti, ma alla fine sono cose che capitano, con i cavalli è così… Ma aver fatto bene Roma è stata una grande soddisfazione. Ci tenevo a fare quel concorso perché sentivo che le cavalle erano in forma».

Mash Ipei e Carthusia sono i suoi due numeri uno e oggi hanno rispettivamente 10 e 11 anni: come inizia la sua storia con loro?

«Mash Ipei ce l’ho da quando lei aveva 5 anni, Carthusia da quando ne aveva 7… sono con me da tempo, quindi, e adesso c’è anche Qu del Colle, del quale addirittura montavo la mamma… Lisa Ravà è l’allevatrice e proprietaria di Mash Ipei, ha un agriturismo a Siena, con lei ci vedevamo spesso in concorso e un giorno mi ha chiesto se poteva interessarmi la sua cavalla: già allora si vedeva che Mash Ipei era un soggetto molto interessante, quindi le ho risposto affermativamente».

Carthusia invece?

«Me l’ha segnalata Matteo Riva, la montava lui. Poi non so per quale motivo lui non poteva proseguire con lei… e così è arrivata a me. Anche lei è di proprietà della sua allevatrice, Silvia Del Colle, ma a differenza di Mash Ipei è registrata come Selle Français essendo nata nell’allevamento Del Colle che sta in Francia».

Sarà soddisfatto di queste due cavalle…

«Moltissimo. Carthusia ha affrontato il suo primo Campionato d’Italia assoluto nel 2021 a Cervia. In un certo senso è stato Uliano Vezzani a convincermi di farlo… Due settimane prima lì alle Siepi c’è stato un nazionale e il Gran Premio si è fatto sul campo in erba: io e Carthusia abbiamo finito al 2° o 3° posto, adesso non ricordo con precisione, e Uliano mi ha detto che secondo lui avrei dovuto fare il Campionato d’Italia perché la cavalla stava saltando benissimo. Io non ero molto convinto, Carthusia aveva fatto solo qualche Gran Premio nazionale fino a quel momento… ma ho seguito il consiglio di Uliano e in effetti Carthusia ha confermato tutte le sue qualità. Mash Ipei invece dai suoi 5 anni fino a oggi è andata sempre bene in tutte le finali riservate ai cavalli italiani che ha affrontato: avrebbe anche partecipato al Campionato del Mondo per i cavalli giovani, se il concorso non fosse stato annullato a causa del Covid… ».

Come nasce la sua vita di cavaliere?

«Non è iniziata prestissimo perché non vengo da una famiglia che ha tradizione nell’ambiente. Io sono di Calenzano, quindi Firenze, e ho iniziato a Prato: lì ho conosciuto Anton Giulio Pieraccini il quale mi ha preso a lavorare con lui quando si è trasferito prima a Firenze e poi ad Arezzo. Ho poi trascorso un periodo in Inghilterra da William Funnell e al rientro in Italia sono andato a lavorare da Daniele Del Marco».

Daniele Del Marco è stato un punto di riferimento importante per tutti i cavalieri toscani…

«Lo considero il maestro. Sia dal punto di vista professionale sia dal punto di vista umano. E per me continua a esserlo, nonostante siano ormai trascorsi diversi anni dalla sua scomparsa: ma se ho un problema la prima cosa che faccio per tentare di risolverlo è ricordare quello che mi diceva lui».

Adesso dove si trova la sua scuderia?

«Da un anno a questa parte mi sono spostato a Grosseto. Una volta terminato il mio periodo con Daniele Del Marco ho iniziato a lavorare per conto mio. Mi sono creato un gruppo di clienti e di proprietari che mi hanno affidato alcuni cavalli giovani e ho cominciato a Firenze, poi sono stato una ventina d’anni a Siena e adesso appunto dall’anno scorso a Grosseto».

Ha una sua scuderia oppure si appoggia presso qualche impianto?

«Al Centro Ippico Allevamento Mustiaio, di Daniela Savio, il Ciam. Ho una scuderia lì e poi ci diamo un po’ una mano a vicenda, in queste cose è indispensabile che ci sia un po’ di collaborazione per far funzionare tutto al meglio. E adesso le cose vanno più che bene, c’è una bella collaborazione, ci sono un sacco di cavalli, perfino troppi… ».

Se sono tanti è un buon segno: significa che il suo lavoro è apprezzato!

«Sì, mi fa piacere. Con alcuni proprietari ho rapporti che durano da più di vent’anni. Quando le cose resistono così a lungo nel tempo vuol dire che la gente si fida di te, di quello che fai, del modo in cui lo fai… Poi logicamente come in tutte le cose c’è chi rimane contento e chi no, però avere persone con le quali collaboro da più di vent’anni… beh, fa piacere».

Quindi la sua attività principale è montare i cavalli che le vengono affidati. Ma si dedica anche all’insegnamento?

«Negli ultimi tempi sì, un po’. Sia nel nostro centro sia fuori. Anche perché sto cominciando a pensare al futuro: ho 46 anni, non sono tantissimi ma non sono nemmeno più 20… Quest’anno avevamo 18 cavalli in lavoro e logicamente inizia a essere un po’ pesante. Il problema è che non c’è ricambio».

Non ha un erede, cioè…

«Non ce l’ha nessuno, direi… Alle tappe dei cavalli giovani ragazzi nuovi, che iniziano questo percorso, ce n’è veramente pochi: è un peccato, alla fine ci ritroviamo sempre i soliti a fare questo mestiere. Non c’è chi fa quello che facevamo noi da ragazzi, cioè cercare di imparare un mestiere, di collaborare con una persona che ha già un’attività avviata, un gruppo di cavalli avviati… Quest’anno mi sarebbe piaciuto far montare qualche cavallo dei miei a qualcun altro, anche per alleggerire la mia mole di lavoro e potermi dedicare un pochino di più e magari meglio ai cavalli maturi, però è difficile trovare ragazzi che abbiano voglia di imparare e di fare questo mestiere. È ovvio che tutti vedono Lorenzo de Luca e Alberto Zorzi e vorrebbero fare i cavalieri professionisti così, come loro, senza pensare che anche loro sono partiti dalla gavetta… Non si può iniziare da quel punto lì: si parte dalla gavetta e poi si va avanti».

Per lei il fatto di essersi dedicato ai cavalli giovani è stata una scelta o un percorso indotto?

«Entrambe le cose credo. A me piace moltissimo prendere un cavallo giovane e portarlo avanti nella sua carriera… Quando hai un proprietario che ti permette di fare bene il lavoro su un cavallo con il giusto tempo, perché ogni cavallo ha il suo, è bellissimo. È ovvio che se domani viene una persona e mi dice ti do cinque cavalli per fare i grandi concorsi internazionali, beh… molli tutto e fai volentieri quello! Ma anche in quell’ipotetico caso io vorrei comunque mantenere la possibilità di dedicarmi ai giovani: è una cosa che mi piace moltissimo, mi appassiona… Ogni tanto mi vado a riguardare i video di quando i vari cavalli che ho montato erano piccolini… vedere i loro cambiamenti nel tempo… è bellissimo».

Il cavallo italiano le interessa particolarmente perché crede nell’allevamento italiano?

«Io credo che gli allevatori italiani facciano grandissimi sforzi e bisogna render loro merito di questo: la maggior parte sono veri e propri appassionati, dato che in considerazione dei costi è difficile poter considerare l’allevamento un’attività redditizia… A livello di territorio e appunto di costi siamo un po’ svantaggiati rispetto ad altre nazioni, ma la percentuale di soggetti buoni italiani è più o meno simile a quella degli altri Paesi: la differenza la fa la quantità di cavalli che nascono dalle altre parti rispetto a quanti ne nascono da noi… ma ultimamente in termini di qualità stiamo dimostrando il valore del nostro allevamento. Detto ciò, se un cavallo mi arriva in scuderia ed è buono che sia italiano o straniero non mi fa molta differenza!».

Previsioni per l’anno che viene… ?

«Dipende anche da come vanno certe cose… perché un po’ di interesse per le due cavalle si è manifestato, devo ammetterlo. E onestamente sono un po’ combattuto, perché questo è il mio lavoro e quindi è giusto guardare anche la parte economica, però allo stesso tempo a queste due cavalle sono veramente affezionato, al di là che sono senza alcun dubbio i due migliori soggetti che io abbia mai avuto… Il mio desiderio però è sempre stato quello di poter indossare almeno una volta una giacca rossa… ».

Questo è il bivio che spesso si pone sulla strada dei professionisti: pensare allo sport o pensare al bilancio…

«Bisogna che vadano bene entrambi, anche se a volte è difficile farli muovere di pari passo. Ovvio che se viene qualcuno che è interessato alle cavalle e c’è un’offerta concreta e consistente… beh, bisogna almeno prenderla in considerazione per guardare l’aspetto pratico. Nel frattempo cerco di continuare a fare qualcosa di buono… !».

Tags: graziano tazzi salto ostacoli
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