Argentina: il coronavirus bloccato dagli anticorpi dei cavalli

I cavalli ci aiutano sempre: anche contro la pandemia da Covid-19, a quanto sembra

La ricercatrice Celeste Pueblas al lavoro sui kit rapidi per la diagnosi Coronavirus, Università di San Martin a Buenos Aires EPA/Juan Ignacio Roncoroni
Buenos Aires, 19 giugno 2020 – Che siamo debitori ai cavalli di moltissimi sieri vaccinali che hanno salvato, sin qui, milioni di vite lo sapevamo già: ma che fossero capaci anche di aiutarci con il Coronavirus non era così scontato.
Eppure, dopo sieri antivipera e compagnia bella, dall’Argentina arriva una notizia che fa sperare di avere un’arma contro la pandemia da Covid-19 proprio dai nostri amici cavalli.
I ricercatori argentini infatti sono riusciti a impedire l’ingresso del coronavirus nelle cellule utilizzando un siero ottenuto dagli anticorpi policlonali dei cavalli ottenuti grazie all’iniezione di una proteina ricombinante del SARS-CoV-2, che per loro è innocua, e capace di generare una grande quantità di anticorpi capaci di neutralizzare il virus.
Una volta completato il ciclo di esperimenti di laboratorio che si spera porti all’autorizzazione  dell’Authority sui farmaci (Anmat), verranno effettuati i test clinici in luglio su pazienti con patologie da moderate a severe.
La ricerca è stata portata avanti da Inmunova e dall’Instituto biolgico argentino (Biol) con l’Istituto Malbrán, la Fondazione Leloir, Mabxience, Conicet (il Cnr argentino) e l’Università nazionale San Martin (Unsam).
Fernando Goldbaum, direttore scientifico di Inmunova, ha dichiarato che «abbiamo preso contatto con Anmat e stiamo presentando a questo organismo i risultati dei test di laboratorio, e speriamo di cominciare fra qualche settimana quelli sui pazienti».
«Gli anticorpi che si estraggono dal siero dei cavalli – ha infine aggiunto Goldbaum – ricevono poi un trattamento biotecnologico durante cui si toglie ad essi quello che si chiama ‘dominio costante’, che è una parte dell’anticorpo che può provocare reazioni allergiche e che si sospetta che sia quello che provoca anche reazioni infiammatorie». 
Fonte della notizia: Ansa