È notizia di pochi giorni fa quella della firma di un MoU, memorandum of understanding, tra la Fei e due delle prime realtà di comunicazione sportiva in Cina. I segnali di avvicinamento di una possibile platea equestre dai numeri impressionanti solleticano l’Europa e più in generale l’occidente già da diversi anni… La Cina, con la sua immensa popolazione, è guardata con grandissimo interesse dal mondo equestre e dal voluminoso segmento commerciale che lo circonda. E qualche imprenditore particolarmente capace ha, come si dice, messo un piede nella porta già da tempo.
Eppure, potenzialità a parte, il grande mercato cinese rimane una terra di conquista ostica, della quale tutto sommato conosciamo poco in termini di ‘peculiarità caratteriali’.
Del resto, la verità è che conosciamo poco la Cina e soprattutto conosciamo poco i cinesi – che come in qualsiasi nazione non sono tutti uguali -, il loro modo di pensare e di rapportarsi alla realtà sportiva come la intendiamo noi.
Luci e ombre sugli sport: fuori il golf, avanti un altro
Per capire qualcosa in più di questi aspetti, citiamo uno studio condotto recentemente in Irlanda.
Gli osservatori del paese del trifoglio hanno rilevato una certa mutevolezza nei favori della grande utenza cinese in materia di sport.
Un esempio? Su tutti il golf. Pareva avesse conquistato il cuore di milioni di praticante e invece… Nel giro di pochissimo tempo i cinesi gli hanno voltato le spalle, bollandolo come sport dannoso per l’ambiente, borghese e relazionabile ad ambienti corrotti. Quindi da non incoraggiare. Il che ha esitato nella chiusura della buona metà dei green che avevano iniziato a diffondersi negli ultimi 10 anni. E questo nonostante da questo inziale innamoramento siano usciti alcuni sportivi tra i più prestigiosi a livello internazionale.
Alienato parzialmente il golf, la grande utenza cinese si è rivolta agli sport invernali, che al momento giocano la parte del leone. Sono stati costruiti impianti, organizzati Giochi olimpici e le piste da sci sono diventate un must dei weekend della classe media cinese.
Una cultura da coltivare
L’oscillazione repentina da uno sport all’altro indica un approccio ‘neofita’. In pratica, non disponendo di una cultura radicata rispetto a una disciplina, il grande pubblico prova… E se si stufa o non trova il giusto riscontro alle proprie aspettative, semplicemente si rivolge verso nuove discipline.
Per dirla con Borges, perché il segmento equestre non rischi di finire come il golf, è indispensabile ‘coltivare il nostro giardino’. Con cura e con quella pazienza che non è mai stata la cifra della cultura occidentale ma che è indispensabile affinché anche l’utenza cinese maturi una cultura equestre tale da sostenere un intero sistema anche oltre l’entusiasmo della prima ora.

Quali cavalli
Al momento, l’attenzione della Cina per i cavalli occidentali riguarda principalmente quelli legati alle discipline equestri: dressage, salto, equitazione americana. L’ippica, che avrebbe facile terra di conquista, è al momento bloccata dal veto nazionale che investe le scommesse. E ciò frena anche la realizzazione di veri impianti ippici su tutto il territorio cinese. I cinesi che si sono appassionati a questo segmento del mondo dei cavalli, già da tempo hanno creato delle basi-satellite in Europa.
L’equitazione, contrariamente agli sport invernali, ha un’utenza che non corrisponde al ceto medio, bensì riguarda le categorie con maggiore disponibilità di spesa.
Un altro punto dolente in Cina riguarda poi l’expertise della gestione dei cavalli, sia a livello di training sia di cure veterinarie. Ed è proprio su questi punti che tanto gli sforzi della Fei tanto quelli dell’Irish Horse Board stanno orientando il proprio focus. Anche l’Irlanda ha firmato un MoU con la China Horse Industry Association: l’IHB fornirà consulenza strategica alla Cina per piano di sviluppo del segmento equini e, già che c’è, proverà a creare nuove opportunità per l’industria irlandese in Cina.
Quest’anno in Cina sono stati importati molti cavalli di alto livello per il dressage e c’è grandissimo interesse verso la disciplina. Ma mancano i trainer che sempre più spesso trovano grandi soddisfazioni negli allievi cinesi. Molti dei cavalli importati arrivano proprio dall’Irlanda che in virtù della presenza di un illuminato precursore dell’equitazione in Cina, Jimmy Quinn della Cappa Stud di Galway, hanno trovato una sorta di canale preferenziale. E ora tocca alle professionalità che li devono seguire, affinché il loro acquisto porti ai risultati auspicati. Pena, finire come il golf…
In questa fase, anche l’Italia potrebbe giocare delle buonissime carte. Le nostre Anna Paprocka e Alice Campanella sono già praticamente là. Jerry Smit già da tantissimo tempo è noto riferimento in Cina. Laddove il nostro allevamento non incontra interessi specifici, le nostre professionalità potrebbero invece giocarsela alla pari con il resto del mondo… In questo siamo veri maestri.