Trento: due gemelli per la cavalla Norica Netz

Parto eccezionale a Transacqua per la cavalla Norica Netz che il 23 aprile 2018 ha dato alla luce due puledri gemelli, un maschio ed una femmina, sani e vitali: avete qualche nome da suggerire per loro? devono ancora essere “battezzati”!

Trento, 3 maggio 2018 – Mamma Netz è una solida cavalla Norica e  papà Strong Diamant, pregiato stallone della medesima razza, già dal nome lascia capire di che pasta sia fatto: e difatti dalla loro unione sono nati due magnifici puledri, un maschio e una femmina.

Il lieto e raro evento ha avuto luogo il 23 aprile scorso a Transacqua in provincia di Trento, presso l’Agritur Le Vale; felicissima la giovane allevatrice, Eleonora Cemin che ci racconta: “I due puledri stanno bene e prendono il latte senza difficoltà, la femminuccia è un po’ più piccola del maschio ma non ha problemi. Adesso dobbiamo solo trovare loro un nome”.

A giudicare dalle fotografie, mamma Netz (si legge Naz e significa rete, in tedesco) non sembra molto sconvolta dall’abbondanza della sua progenie.

Avete uggerimenti per Eleonora? fateci sapere come chiamereste queste due piccole meraviglie.

Ma chi sono i Norici, questi cavalli grandi come le loro montagne?

Lo scriveva anche il dottor De Paoli nel 1931: la misura della sua mole sta quasi sempre in diretto rapporto con l’imponenza dei massicci delle varie zone di allevamento.

E non è soltanto una questione di prestanza fisica, quando vedi un Norico pensi subito alle Alpi perché la gente che c’è attorno è gente di montagna, e perché i finimenti e il lavoro che lo vedi svolgere sono quelli che servono per vivere lassù, dove la vita era dura e selezionava uomini e cavalli. Il Norico è un vero cavallo da lavoro: potente, rustico, frugale, dal carattere dolce e disponibile ha attraversato i secoli adattandosi continuamente alle esigenze dell’uomo.

La sua storia

E’ considerata una delle razze più antiche d’Europa, discendente dei grandi cavalli, cosiddetti a sangue freddo, che popolavano l’Europa del Nord prima che l’uomo cominciasse ad allevarli e a modificarli con selezione e incroci con altre razze. I Celti nelle loro tombe dell’Età del Ferro hanno lasciato scheletri di cavalli di grande statura (Hallstatt, vicino a Salisburgo, è la culla della loro civiltà); l’Impero Romano aveva nella provincia del Noricum un famoso allevamento nel quale confluirono anche soggetti importati dalla Tessaglia e dal Veneto, e durante il Medio Evo qui si era già affermato un cavallo di tipo pesante, robusto e compatto. A metà del XVI secolo erano i monasteri ad occuparsi della selezione di questo cavallo così utile all’economia locale e nel 1574 a Salisburgo il principe- vescovo Jakob von Kuen Belasy imporrà di utilizzare solo stalloni autorizzati, ufficializzando le direttive di selezione. In questo modo la razza migliorò ulteriormente e alcune linee vennero notevolmente ingentilite da apporti di sangue napoletano e spagnolo: è da questi ultimi derivano i mantelli tigrati e pezzati, così apprezzati nel periodo Barocco dalla nobiltà che amava sfoggiare destrieri dal mantello particolarmente vistoso. Ma non tutti apprezzavano la piega elegante che avevano preso i Norici: a metà del 1600 i contadini salisburghesi fecero una sommossa e tirarono fuori dalle scuderie di monta gli stalloni troppo distinti e leggeri, reclamandone di più adatti alle loro necessità. Il Norico continuò quindi ad essere il più ricercato cavallo da lavoro delle zone alpine ed erano proprio i soggetti più imponenti che venivano mandati per le vecchie strade romane di tutto l’Impero Austro-Ungarico a trasportare merci, ambasciatori equini della potenza asburgica. Un buon nucleo di fattrici, circa 700, passò al Regno d’Italia assieme all’Alto Adige dopo la Prima Guerra mondiale.

Ritratto dal vero

Ma i Norici come sono dal vivo? Lo chiediamo a Fausto Del Pin, friulano di Udine, appassionato cultore della razza e orgoglioso proprietario di due fattrici iscritte al Libro Genealogico austriaco: «Sono maestosi, eleganti, sembrano davvero cavalli d’altri tempi; affettuosamente intelligenti, se pensano che una cosa si possa fare in modo diverso da quello che proponi te lo fanno capire in modo dolce, senza mettersi in opposizione. E poi non sono semplicemente una razza, i Norici sono un percorso culturale: si portano dentro la nostra storia, la nostra montagna e tutto il lavoro fatto con noi». Così sono i Norici, profondamente radicati nella cultura locale. Che come per tutti i popoli di origine celtica è fatta anche di leggende, come quella del sole portato in alto ogni giorno da due cavalli…come due? Ma erano quattro, guidati da Apollo in persona. «Nella mitologia romana e greca sì» continua Fausto «ma io parlavo di quella celtica, secondo la quale il Sole era trainato in cielo da due cavalli. Norici ovviamente: per questo bastava una pariglia».

Caratteristiche di razza:

Il Norico è un cavallo brachimorfo a sangue freddo: l’altezza media va dai 155 ai 165 cm. al garrese, lo stinco misura dai 21 ai 25 cm. Come altre razze antiche è lento in fase di accrescimento ma molto longevo e resistente, fertile ed energico sino a tarda età. Il mantello più frequente è il morello seguito da sauro, baio, grigio ferro testa di moro, tigrato (maculato in nero o marrone su mantello grigio) e più raramente pezzato. Le linee di sangue attualmente rappresentate derivano da cinque stalloni capi- razza: Vulkan, Nero, Elmar, Schaunitz e Diamant.

Dove trovarlo:

La culla dei Norici è Salisburgo (tipici del distretto di Pinzgau i tigrati dal modello imponente), ma il territorio di produzione comprendeva storicamente anche Alto Adige, Tirolo, Voralberg, Stiria, Carinzia (da cui provengono gli Schaunitz, pieni di temperamento) parte della Baviera , Boemia (Repubblica Ceca) e Carniola (Slovenia). In Italia il Libro Anagrafico del cavallo Norico è tenuto dalla Federazione Provinciale Allevatori Cavalli di Razza Haflinger dell’Alto Adige. 

Qui l’articolo dal quale abbiamo appreso la notizia