I 130 anni delle Mulina di Firenze

L’ippodromo fiorentino delle Mulina ha cessato l’attività a cui era preposto con l’ultima corsa tenutasi il 27 marzo 2012 ma, dopo un periodo di degrado e abbandono, l’area della storica struttura è stata recuperata e vive anche senza la presenza dei cavalli

Tornese e Sergio Brighenti, protagonisti di un indimenticabile Premio Duomo, correva l'anno 1958

Bologna, 13 luglio 2021 – I 130 anni dell’ippodromo del trotto delle Mulina sono stati festeggiati non più con le corse dei cavalli, bensì con manifestazioni culturali e spettacoli come il recentissimo Festival «Fi-gò», che ha preso avvio all’inizio di giugno di quest’anno per complessivi 120 giorni di eventi.

Il Fi-gò ha destinato aree ad attività e associazioni perché sia anche una vetrina per il sociale. È per questo che le onlus che hanno desiderato partecipare hanno usufruito del loro spazio a titolo gratuito.

Tornando ai cavalli, la passione degli affezionati dell’ippica, in particolare del trotto, di cui Firenze vanta un’antica e prestigiosa tradizione è stata comunque salvaguardata.

È stato il proprietario della Scuderia Bellosguardo, Cesare Meli, a garantire la continuità, costruendo una nuova pista da trotto – un anello di mille metri – al vicino ippodromo del Visarno, adibito fino ad allora alle sole corse al galoppo: il 4 novembre 2012 – dopo un’interruzione di pochi mesi – la 71ª edizione del Gran Premio Firenze segnava la ripresa delle corse agonistiche.

Il Visarno è l’ippodromo più antico della città, realizzato nel 1847, all’epoca di Leopoldo II di Lorena, non lontano dal prato del Quercione. Ma le cronache ci dicono che già il 22 giugno 1827 ebbe luogo la «prima edizione» delle Corsa dell’Arno, la più antica e rinomata nel galoppo, scaturita in modo casuale da una sfida fra aristocratici britannici e divenuta nel tempo una corsa «classica» di richiamo nazionale.

Le Mulina risalgono invece alla primavera del 1891, testimone degli straordinari successi del trotto in Toscana. Nel nome delle corse più avvincenti rivivono i monumenti della città : «Cupolone», Ponte Vecchio», «Duomo».

Restano indimenticabili le prodezze dei cavalli che da Firenze hanno conquistato l’Europa come Tornese, negli anni Cinquanta, e Varenne nell’ultimo decennio del secolo scorso.

Il fascino dei cavalli ha sempre accomunato adulti e bambini, finanche grandi del Risorgimento: Re Vittorio Emanuele II, «pretese» per risiedere in Firenze capitale la costruzione in Porta Romana delle scuderie per i suoi amati cavalli, a un passo da Palazzo Pitti.

 

Fonte: LA NAZIONE Cosimo Ceccuti