Poche sfumature di grigio

Nel mondo delle corse al trotto nulla cattura l’attenzione come un cavallo dal mantello grigio, e non solo quella di appassionati e scommettitori, ma anche degli altri cavalli che vedendo di rado o per la prima volta un grigio restano sorpresi se non impauriti, a causa della rarità di questi soggetti

Il castrone USA Grayhound, il cavallo grigio per antonomasia, formidabile velocista il suo record sul miglio resistette dal 1938 al 1969

Bologna, mercoledì 8 maggio 2024 – Nel salto ostacoli i cavalli grigi sono comuni e molto apprezzati, incarnano un mix di eleganza e potenza. Nel galoppo il mantello grigio con le sue sfumature variegate, conferisce ai cavalli un aspetto distintivo che li rende più riconoscibili in corsa, ma spesso i grigi si rivelano anche capaci di prestazioni straordinarie che li consacrano come leggende. Nel galoppo infatti si possono contare numerosi campioni dal mantello grigio, sulle distanze lunghe in particolare, visto che sono rinomati per la loro resistenza, forza e determinazione. Nel trotto invece ben pochi grigi possono vantare Gran Premi vinti, nonostante nel passato ci possa essere stato qualche buon risultato da parte di cavalli dal mantello grigio, il paragone con il salto o il galoppo non può reggere davvero.

Le sfumature di grigio nei ricordi degli appassionati di trotto saranno anche datate e quasi cancellate, per questo ne rinfreschiamo alcune. Partiamo da un erede di Timothy T, ovvero il grigio Asprob, classe 1978 che il mitico Giancarlo Baldi, all’epoca del fiorire della Pradona, ha portato ai massimi livelli, poi la bella ed elegante Aginera, di casa Tommasini, che rimase una onesta routinier. Le notti calde di Cesena esaltavano il coraggio di Marazzi, guidato da Francesco Madonia, ancora tra i ricordi si fa spazio Avano del team Sarli che illuminava San Siro con il suo mantello grigio. Classe 1993 per Uberis, cavallo inossidabile e dalla grinta non comune, tale da giustificare il detto sui grigi “cavallo bianco, mai stanco”…

Nome fisso delle schedine Totip, rimanendo nell’epoca in cui la domenica bolognese all’ippodromo era sacra, ecco Roulotte, il cui rendimento era perfetto per stravolgere e riordinare le carte dei sistemisti. Nei piani più alti, ma anche più recenti c’è il roano Onorato Gim, che ad un passo dalla vittoria nel Gran Premio di Firenze si è dovuto arrendere a Orange Juice che ha “volato”, per quegli anni, in 1.15.5. Il posto d’onore in classifica va al toscano Miele D’Alfa, figlio del grande Varenne e della stimata grigia Romy Stroke, spesso in corsa in prima categoria e con qualche buona trasferta in Francia.