Fleur de Lys, la cavalla di Papa Giovanni Paolo II

A proposito di cavalli, persone e riabilitazione equestre: vi ricordiamo la storia di Fleur de Lys, cavalla Franches Montagnes che partì da Modena per arrivare al Ccentro MIlitare Veterinario di Grosseto, passando sotto gli occhi di Papa Giovanni Paolo II

Grosseto, 5 giugno 2019 – Ci sono cavalli e persone che passano nella nostra vita troppo velocemente. 

Regalano uno sguardo, un’emozione che agguantiamo al volo e dopo anni ci chiediamo cosa ne è stato di loro, come avranno continuato per quella strada che non ha più incrociato la nostra; ma a volte li ritroviamo e allora è festa, come quando si incontra un vecchio amico. 

Una di queste meteore capaci di regalare sorrisi ha il lustro mantello baio di una puledra Franches Montagnes e il bel nome di Fleur de Lys: il geometra Vittorio Ortalli la regalò a Papa Giovanni Paolo II nel 1988 in occasione di una visita pastorale a Modena e sarà difficile per chi era presente dimenticare la gioia stupita di Karol Woityla, quando per un attimo era sembrato tornare bambino ed esclamava “Pensate, mi hanno regalato un cavallo!”. 

Di Giovanni Paolo II sappiamo tutto, ma della cavalla che lo guardava orgogliosa e composta nelle fotografie di quel giorno non avevamo più notizie…almeno fino ad ora perché con un po’ di fortuna e molta disponibilità da parte di chi se ne occupa siamo riusciti a passare una giornata con lei in persona: che da puledrona-meteora è diventata una cavalla con le stellette e vive in Maremma, al Centro Militare Veterinario di Grosseto.

Il Vaticano non è posto per  fattrici Franches Montagnes, e la nostra baia era stata subito affidata al Centro Ippico dell’Accademia Militare di Modena per l’ippoterapia ai disabili; nel 2004 , complice una brutta podoflemmatite,  venne riformata e mandata in pensione a Grosseto dove l’abbiamo raggiunta.

Il Centro è di una bellezza disarmante, primo aggettivo che viene in mente nonostante si tratti di una struttura decisamente militare: piccole e grandi costruzioni nate dalla fine dell’ottocento con scopi strettamente funzionali per l’allora “Deposito Allevamento Cavalli”, disegnate col gusto eclettico dell’epoca su uno sfondo perfetto e ancora uguale fatto di pascoli, recinti, di branchi di cavalli e del cielo largo e chiaro di Maremma.

Tutto è vivo e curato, questo posto è cambiato nel tempo ma non è mai stato abbandonato.

Il Comandante del Centro, colonnello Giovanni B. Graglia , ci fa accompagnare alla Scuderia Nizza e mentre camminiamo lungo il viale inquadriamo subito la nostra protagonista: poderosa, tracagnotta e con gli occhi svegli, ha un ciuffo ingovernabile piantato tra due orecchie decisamente curiose e una fila di ordinatissime treccine che contengono a stento una criniera esuberante.

Pascolo e cure mirate le hanno fatto passare gli acciacchi che hanno lasciato come unico ricordo le cerchiature agli zoccoli; accetta con garbo tutti i nostri complimenti, è assolutamente soddisfatta di essere la cocca di scuderia e nonostante i 25 anni si regala una bella sgroppata piena di salute mentre la fanno passeggiare sottomano.

E’ una di quei cavalli che mette allegria solo a guardarli e anche i giovanissimi militari in ferma volontaria la conoscono bene: “Gran parte dei soldati che arrivano qui sono del tutto digiuni in fatto di equitazione e governo della mano “ ci dice il maggiore Giuliano Bacco, responsabile della Sezione Addestramento “Fleur de Lys col suo buon carattere ci aiuta ad avvicinarli ai cavalli le prime volte, le più delicate ed importanti per instaurare un buon rapporto tra gli allievi e l’animale ”.

Ma questo non è l’unico incarico importante di Freddy (come la chiamano gli amici), lei è anche una cavalla da ippoterapia e non vediamo l’ora di ammirarla in azione.

Ci dirigiamo verso la tensostruttura della Croce Rossa Italiana: qui c’è il maneggio dove lavorano Fleur de Lys e i suoi colleghi, coadiuvati dalle fantastiche Sorelle della C.R.I., signore energiche e gentili alle prese con un bel gruppo di ragazzi in attesa dei loro destrieri.

Aspettiamo con loro, c’è una piccola piacevolissima confusione, tutti i cavalieri e le amazzoni sono pronti e corretti in cap e stivali; e a pensarci bene il termine handicap è di origine equestre, è il peso che viene assegnato ai cavalli più forti degli altri nelle corse al galoppo.

Una ragazza dai bellissimi occhi verdi mi racconta qualcosa prendendomi sottobraccio e io sbadata non capisco subito, ma lei è paziente e mi spiega di nuovo: “Monto oggi e torno anche giovedì, sono proprio contenta” e visto che abbiamo rotto il ghiaccio le chiedo qual è il suo cavallo preferito “Quella, a me piace Fleur de Lys perché è morbida e bassa, ma il più bello è il cavallo di Dario”.

Ho un sobbalzo di gelosia, le chiedo di farmelo vedere e mi indica un sauro sottile, chiaramente molto anziano che porta ancora alta una bella testa piccola ed elegante.

Ma perché è più bello di Fleur de Lys? “Perché Dario è morto e ci manca tanto, e quello è il suo cavallo”.

Ci pizzica la voglia di montare a cavallo, tutti facciamo ippoterapia ogni volta che montiamo in sella e i cavalli fanno stare bene anche quelli meno forti, ai quali non sono stati assegnati pesi aggiuntivi da portare.

Il pomeriggio piano piano finisce, ci accompagnano a vedere il museo ricavato nella vecchia cavallerizza e ne approfittiamo per chiedere al capitano Carlo Guerrini chi fosse questo misterioso Dario: “Dario Cellini era il nostro ex-capo buttero, è morto pochi giorni fa a 74 anni. Era una persona speciale, uno degli ultimi veri maremmani che ha messo a cavallo tutti i ragazzi dell’ippoterapia. Lui insegnava ai nuovi arrivati e mancherà davvero tanto. ”. 

Il tramonto si allunga all’orizzonte, rubiamo con gli occhi ancora un po’ di questi momenti – il comandante dà gli ultimi ordini della giornata e sullo sfondo i cavalli stanno proprio lì, sulla linea che unisce il cielo al pascolo ed è sottolineata dalle filagne degli steccati.

Si sentono i rumori tranquilli di una scuderia che si prepara alla sera e il cantare dei martelli che si parlano all’incudine, il maresciallo Martucci nella mascalcia qui a fianco deve essere alle prese con l’ultima ferratura della giornata.

Ed è stata una bella giornata: abbiamo imparato che il cavallo più bello è quello di un amico che non c’è più, e che una cavalla saggia come Fleur de Lys sa anche non essere gelosa perchè lei è comunque speciale, lei è la cavalla del Papa. Ed è anche la più morbida, perbacco.

Il Centro di Riabilitazione Equestre

Gestito dal Comitato femminile della Croce Rossa Italiana di Grosseto è nato grazie alla volontà di una signora bionda e piccolina, Iside Pifferi, che ha messo in sella una favola: la figlia Eleonora morì giovanissima in un incidente di macchina e l’ultimo pomeriggio della sua vita aveva promesso ad un amico disabile che l’indomani gli avrebbe fatto montare il suo cavallo. Il giorno dopo Eleonora non c’era più, ma la sua mamma fa quello che avrebbe voluto lei: ora 35 persone con patologie neuro-psichiche o neuro-motorie frequentano il centro due volte la settimana seguiti da operatori della CRI e altri volontari. Montano i sei cavalli messi a disposizione dal Centro Militare Veterinario, tutti veterani espertissimi e pazienti: chiunque possa lavorare con loro si sente più grande, più forte, più capace e più orgoglioso, più ricco e più generoso. E che si abbia un peso da portare o meno non ha importanza perchè quello che ci regalano i cavalli funziona sempre.

Nota bene: l’articolo è un po’ datato, essendo stato pubblicato diversi anni fa su Cavallo Magazine ma se sono cambiati i nomi di comandanti e responsabili del Ce.Mi.Vet,, certamente non è cambiato il cuore della materia.